Oggi il nido d’infanzia si configura come un servizio inclusivo, aperto a ogni bambina e bambino, nel rispetto dell’individualità, della cultura e della religione del minore e della sua famiglia. Si tratta di strutture a primario carattere educativo, finalizzate a garantire la possibilità delle bambine e dei bambini di sviluppare le proprie potenzialità di relazione, autonomia, creatività e apprendimento, come descritto dalla Commissione nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione del 2021.
Grazie alla La Legge 107 del 13 luglio 2015 il nido d’infanzia viene finalmente connesso al sistema nazionale di educazione e istruzione; si supera, dunque, almeno sul piano normativo, la rigida separazione tra gli spazi dedicati a bambine e bambini sotto i 3 anni di età e quelli dedicati ai prescolari, nell’ottica di una visione sistemica della cura educativa per la prima infanzia: ciò rappresenta uno snodo importante per i servizi educativi e le scuole dell’infanzia italiane, in quanto determina il passaggio da un sistema diviso in ZeroTre e TreSei (dal punto di vista normativo, in relazione alle istituzioni di gestione e in una logica di continuità e coesione educativa) a uno con una prospettiva unitaria.
Un prerequisito importante per definire «inclusivo» un servizio educativo consiste nella possibilità dello stesso di raggiungere tutte le bambine e tutti i bambini che possono usufruirne, compresi quelli in situazione di evidente svantaggio e in particolare quelli con disabilità.
Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals) definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite come strategia per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti, conosciuti anche come «Agenda 2030», indicano chiaramente come entro il 2030 sia necessario garantire che ogni bambina o bambino abbia accesso a uno sviluppo, a un’assistenza e a un’istruzione prescolare di qualità nella prima infanzia (Goal 4.2).
La Legge 107/2015 si allinea con questa indicazione e si propone di migliorare e aumentare l’accessibilità dei servizi educativi e la copertura dell’utenza.
Le Linee pedagogiche sottolineano che i servizi educativi e le scuole dell’infanzia si caratterizzano come un importante fattore di inclusione e coesione sociale e di promozione di cittadinanza democratica.
Il personale educativo deve porsi in continuo dialogo, non solo con la famiglia delle bambine e dei bambini con disabilità o bisogni educativi speciali, ma anche con le figure sanitarie, per la valorizzazione di punti di vista multidisciplinari e complementari tra loro. Il servizio educativo, infatti, viene descritto come un luogo in cui è possibile osservare la potenzialità dei minori.
L’inclusività viene anche definita in relazione alla strutturazione degli spazi, che non siano barrieranti, bensì rassicuranti e stimolanti.
Inoltre, l’adulto è promotore di un ambiente educativo che sia inclusivo, democratico e partecipativo, che ascolti e dia voce a tutti i bambini.
Nonostante le ragguardevoli intenzioni e il riconoscimento all’interno dei testi del riferimento all’ottica inclusiva, è necessario tuttavia constatare come tali richiami, come opportunamente rilevato dalla Società Italiana di Pedagogia Speciale – SIPeS (2021), esigano di essere puntualizzati e ulteriormente sviluppati, affinché la prospettiva sottesa a garantire condizioni di benessere per tutti e per ciascuno possa concretamente realizzarsi in elementi strutturali di cui ogni attore possa stabilmente beneficiare.