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Raccontare una storia unica crea stereotipi.
E il problema degli stereotipi non è tanto che sono falsi, ma che sono incompleti.
Trasformano una storia nell’unica storia possibile.
CHIMAMANDA NGOZI ADICHIE
Fin dalla sua fondazione nel 1984 Erickson è stata guidata da una forte e specifica visione rispetto alla rappresentazione delle differenze nella società. Attraverso le sue proposte, ha pionieristicamente promosso una società equa e inclusiva, affiancando le persone considerate “ai margini” nel far sentire la propria voce e partecipando al dibattito pubblico su temi che negli anni hanno visto evoluzioni complesse. In coerenza con questo approccio, le proposte di Erickson nei campi dell’educazione, della didattica, del lavoro sociale, della psicologia e dell’intervento abilitativo hanno valorizzato approcci e strumenti che potenzino l’inclusione, che tengano conto dei plurimi punti di vista dei diretti interessati, che affianchino le persone (tutte, con le loro differenze) con rispetto e precisione rispetto ai loro valori e necessità di vita.
“Pluralità visibili”, lanciato nel 2022, è il progetto di Erickson che ribadisce l’attenzione e l’impegno della casa editrice nel valorizzare le differenze e assicurare che i propri servizi e prodotti rappresentino in maniera realistica ed equa le infinite differenze della società contemporanea. Il progetto include oltre al Manifesto “Pluralità Visibili”, una serie di documenti a uso interno con linee guida e indicazioni operative, e iniziative di accompagnamento e aggiornamento permanente del personale Erickson.
Il Manifesto Pluralità visibili illustra le ragioni, le sfide e gli impegni che Erickson da sempre assume come casa editrice e centro studi per contribuire al continuo miglioramento della rappresentazione delle differenze all’interno della propria offerta di prodotti e servizi.
Il progetto Pluralità visibili è coordinato e sviluppato dalla Ricerca & Sviluppo Erickson, con la supervisione di Dario Ianes (professore ordinario di Didattica dell’inclusione presso la Libera Università di Bolzano), Fabio Folgheraiter (professore ordinario di Metodologia del Lavoro sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), Irene Biemmi (specialista in Pedagogia di genere presso l’Università di Firenze) e Sara Bin (geografa e collaboratrice presso l'Università di Padova).
Ogni persona ha il diritto di essere riconosciuta e legittimata nella sua unicità, indipendentemente dal suo sesso, origine razziale o etnica, appartenenza o convinzione religiosa, disabilità, salute mentale, orientamento sessuale, età e ogni altra sua caratteristica personale.
Nella nostra società, alcuni gruppi sociali continuano a sperimentare limitazioni nell’accesso a determinate opportunità politiche, culturali, sanitarie, e a subire discriminazioni in ambito socioeconomico, educativo e lavorativo. Tre dimensioni, in particolare, spesso diventano fattori di discriminazione e oppressione: la disabilità e la salute mentale, l’appartenenza etnica e la provenienza geografica, il genere e l’orientamento sessuale.
Le diverse caratteristiche di una persona (genere, sesso, razza, disabilità, età…), intersecandosi tra loro, determinano l’identità e la posizione sociale di una persona e possono essere causa di molteplici forme di discriminazione e oppressione. Per esempio, una donna, nera, può subire una discriminazione duplice, sessuale in quanto donna, e razziale in quanto persona nera. L’approccio intersezionale educa a non considerare queste caratteristiche separatamente e permette di riconoscere e contrastare le discriminazioni e le oppressioni multiple.
Parole e immagini non nominano semplicemente le cose, ma le creano. Il linguaggio, infatti, non è neutro. Al contrario, esso rivela la nostra visione del mondo, le nostre categorie mentali e le nostre semplificazioni, contribuendo alla costruzione e perpetuazione di stereotipi e pregiudizi. È pertanto importante che il suo uso sia «corretto», non nel senso normativo-prescrittivo del termine, ma nel senso di equo, giusto, non discriminatorio nei confronti di alcun gruppo sociale.
Nei propri servizi e prodotti, Erickson si impegna a:
Mettere al centro la persona
La persona va posta al centro di ogni narrazione e rappresentazione, prima di enunciare qualsiasi sua caratteristica distintiva. Le caratteristiche di una persona sono numerose e comprendono elementi come etnia, genere, religione, orientamento sessuale, cultura, età, disabilità, salute mentale, aspetto fisico, ecc. Queste caratteristiche non definiscono la globalità e complessità della persona stessa. È quindi opportuno evitare di etichettare le persone sulla base di queste caratteristiche, enunciandole solo se richiesto dal contesto comunicativo o se risulta necessario per la comprensione dei contenuti.
IN CONCRETO
Rappresentare le persone escluse
Solitamente, le persone appartenenti a particolari gruppi sociali vengono sottorappresentate, ossia sono completamente assenti dai contenuti. Si tratta spesso di persone con disabilità, sofferenza mentale e di persone di appartenenza etnica/provenienza geografica diversa dal gruppo maggioritario. Rappresentare anche loro è importante. Inoltre, è opportuno includere un’equa e variegata rappresentazione delle differenze tra uomini e donne, dei diversi orientamenti affettivi e sessuali e delle varie identità di genere.
IN CONCRETO
Ascoltare e valorizzare la voce di chi ha meno spazi di parola
Le visioni e le prospettive delle persone con disabilità, sofferenza mentale e di quelle che appartengono a gruppi etnici diversi da quello della popolazione di maggioranza sono spesso assenti. Spesso la voce narrante non è la loro, ma quella di una persona del gruppo maggioritario che parla per conto loro. Anche donne, bambini e bambine hanno spesso pochi spazi per esprimersi. Risulta importante fare uno sforzo deliberato per cercare queste storie e ascoltare queste voci mancanti, favorendo lo sviluppo di narrazioni plurali differenti, più ricche e più accurate.
IN CONCRETO
Raffigurare accuratamente, oltre gli stereotipi
Le persone vanno descritte accuratamente, evitando di rappresentarle usando ripetutamente – come elementi distintivi – caratteristiche, comportamenti, tratti negativi, oppure stereotipi che in superficie possono apparire positivi, ma in realtà sono limitati e limitanti. Le visioni stereotipate vanno sostituite da rappresentazioni che sono sentite come realistiche ed attuali dalle persone interessate e sono costruite con il loro apporto, presentando così un ritratto accurato di gruppi sociali ed individui.
IN CONCRETO
Riconoscere la capacità di agire
Persone con disabilità, sofferenza mentale o appartenenti a minoranze etniche non sono e non vanno rappresentate come vittime impotenti di uno svantaggio o di determinati ruoli e comportamenti stereotipati. Sono dotate di capacità che non devono essere limitate o negate. Se da un lato è importante non negare la realtà di svantaggio, dall'altro è necessario riconoscere in egual misura la loro capacità di autodeterminazione ed azione in difesa dei propri diritti.
IN CONCRETO