La prassi didattica diffusa a livello internazionale con il nome Debate può essere concepita sia come metodologia sia come disciplina. In estrema sintesi, si tratta di un confronto strutturato tra posizioni diverse (pro e contro) su tematiche di carattere curricolare o extracurricolare.
Non esiste una definizione univoca di Debate né tantomeno un unico modello o un unico impiego, bensì; una pluralità; di modelli, impieghi e scopi.
Tra le possibili definizioni, ecco quella data da Avanguardie Educative: «Confronto dialettico, dibattito critico, fortemente regolamentato, nel quale due squadre sostengono e controbattono un'affermazione o un argomento assegnato ponendosi in un campo (pro) o nell'altro (contro)».
Come noto, l'origine della metodologia è riconducibile all'epoca classica, in particolare alla nascita e allo sviluppo della democrazia ateniese: è qui che l'arte del parlare in pubblico sviluppa e consolida il legame con l'esercizio democratico della parola, come espressione personale e civile.
Nel contesto scolastico, si configura come una metodologia capace di porre lo studente al centro del proprio percorso di apprendimento, motivandolo alla discussione e alla partecipazione attraverso la ricerca e l'approfondimento, sviluppando competenze di base e competenze trasversali, soft skills.
Proprio per la sua flessibilità;, la varietà; di modelli, la pluralità di impieghi, è l'insegnante a determinare quali competenze e abilità; sviluppare attraverso l'impiego della metodologia.
La prima scelta fondamentale è stabilire se optare per un modello competitivo o per un modello formativo.
Sono numerose le esperienze riguardanti il modello competitivo, documentate e diffuse in modo particolare tra le scuole secondarie di 2° grado. Esiste però anche un modello formativo, pensato e sperimentato all'interno della scuola primaria, che trova nell'attività stessa, e non nella gara, la propria finalità.