La scrittura ha il potere di viaggiare nel tempo come le storie conservate negli annali del concorso DiMMi di Storie Migranti e dell’Archivio Diaristico Nazionale.
Sono una poetessa albanese nata a Shkoder e vivo da 24 anni in Sicilia. Inizia così il mio viaggio in tenera età; Sarajevo, Grecia, Italia, Nord e Sud, un tempo fatto di battiti e pause proprio come funziona il cuore, proprio lì ho guidato i cambiamenti dentro una casa sicura, dentro il cuore e la scrittura.
La prematura perdita di mio padre mi tolse tantissimo ma allo stesso tempo capii che, non fu solo un togliere, ma anche aggiungere!
Mi ritrovai con «un dono» diverso dalla semplicità di una famiglia operaia, fu una stella di sentimenti scesa dal cielo e sparsa in fogli ricchi di versi, si prestava ad incollare i pezzi frantumati degli eventi e della rigida società postcomunista.
Ho creato quadri leggeri con la poesia, delle tessere di ricordi che resuscitassero anche ciò che sapeva di morte e di costante paura, così nasce anche il contributo consegnato a DiMMi di Diari Multimediali Migranti nel 2021, storia finalista Memoria pubblicata nell’antologia corale Come alberi in cammino da Terre di Mezzo editore.
Ero la figlia di otto anni che scriveva al padre; «Il cigno della laguna blu nuota in acque cristalline, leggero si piega verso me, salutandomi candidamente.
Anche se non potrò mai sfiorarlo, sognarlo mi fa stare bene…»
Pur vivendo l’intera vita tra scrittura e lettura, avevo rimosso questa Memoria che è scintilla iniziale della mia creatività.
Questa dimensione, che avrei sposato per tutti gli anni a venire, fu l’espressione poetica, dove la mia vita si compone su carta con visione profonda e ricercata tra emozioni e parole.
La ricerca mi portò in DiMMi inconsapevolmente, ma pronta ad abbracciare la bambina che ero con i suoi sogni, ma anche la donna che oggi rappresenta il punto d’incontro di due mondi diversi.
Sono l’italo-albanese che intreccia linguaggi e culture, diverse vite vissute dentro un'unica esistenza grazie alle mie poesie.
In modo trasversale il testo per DiMMi fu artefice di completezza identitaria, quei ricordi che svaniscono con la crescita e rimangono schiacciati dal tempo e dai repentini cambiamenti.
Credo, che questa formula prediletta, la scrittura, delineò il bellissimo percorso della mia vita, spingendomi a leggere e riflettere,
allenando la pazienza che serve nel correggere gli errori, alla concentrazione del corsivo che segna la grande capacità di misurarsi con lettere lente ed eleganti, il rispetto per sé stessi mentre componi in versi messaggi coerenti da condividere.
Le privazioni, quindi, sono pagine bianche in attesa, sono silenzio e preghiera, la base di partenza per costruire e ricostruire la vita.
Le privazioni sigillano un patto tra il desiderio e la volontà che volteggia tra il possibile e l’impossibile nel raggiungere il risultato, convertendo la scala delle priorità, prediligendo le alte vette dei valori.
Quando l’anima respira, lenisce il tormento, colmando l’analfabetismo emotivo che i mezzi social oggi utilizzano in modo martellante, sgretolandolo ulteriormente.
Da piccola, questi pensieri, sembravano «semi poveri» ma hanno dato forma alle mie nuvole che inevitabilmente li ritrovo in ogni parte di cielo, sotto ogni giardino, luogo dell’infanzia ed apprendimento per il futuro da adulti.
I fioriti ricordi portano l’esplosione di profumati aspetti umani, per ognuno di noi, così come dentro gli scritti.
Abbiamo tutti la capacità della scrittura ma la costanza e la ribellione trovano spazio maggiore nella ricerca del cambiamento, sono rivoluzionari della parola interiore, resilienti dei sentimenti che ci consegnano le visioni differenti del mondo.
Allenarsi con la penna porta il grande beneficio di illuminare il tunnel delle domande, sciogliere le ramificazioni incerte della vita, consegnando la capacità di comunicare, in modo corretto e pulito un bagaglio di sensazioni ed emozioni, che crea dialogo sano e duraturo con chi ci circonda. Poiché il mondo viaggia tra rapporti e le relazioni, facendo rete in ogni ambito della società, possiamo dire che la scrittura influisce attivamente sulla costruzione del tessuto sociale.
Accompagnati dalla riflessione, la penna e il foglio, sono capaci di bloccare il tempo, ritornando avanti e indietro negli avvenimenti, dilatando e frenando, modellandolo tra le varie sfumature, fino a consegnarci un’opera unica, originale, una traccia autentica, l’esperienza personale accolta e vissuta in certi ambienti o in determinati ambiti sociali che diventano parte di noi, una volta letti e capiti.
I modelli della scrittura ci insegnano l’importanza della comunicazione, la poesia e la prosa sono fondamento di messaggi e chiarezza, sono l’abilità mentale in trasformazione, sono l’espansione di conoscenza che mette in mano lo strumento della pace e della libertà tramite la parola vissuta e capita, in primis, dentro noi stessi.
DiMMi di Storie Migranti mi ha accolta per ciò che sono, pur indebolita dalla doppia matrice linguistica, si è concentrato sui punti di forza, come un fratello maggiore, incoraggiando e donando il tempo di cercare sé stessi, aprendo finestre sincere verso l’intera comunità, ho potuto conoscere così ulteriormente me stessa, tramite le tante persone incontrate, ridimensionando le sovrastrutture poste dalla vita.
Per la prima volta cercavo di non essere perfetta o precisa, ma vera.
Ecco che trovo in me, le mie tante vite, consegnando al medesimo concorso una penna sognante e il luogo dove rintracciare, avanti e indietro nel tempo, i motivi famigliari e il trauma infantile, che oggi, con visione da adulta, assume la scintilla iniziale della mia più grande passione.
Sento di essermi lasciata colmare dalle infinite storie lette, ascoltate, immaginate e desiderate, persino della mia storia di vita.
Ho lasciato alla mia passione il potere di incidere le lettere più belle da dedicare alla vita, iniziando dall’ascolto.
L’ascolto è fondamentale per ampliare la capacità di riflettere, tra le nuove parole c’è sempre più dell’aspetto pratico, il confronto, tra ciò che sai e ciò che inizialmente sorprende poiché appare nuovo.
Con l’ascolto si pianta il seme della domanda e la domanda diventa ricerca, che porta a nuove verità da trasformare in un albero di conoscenza germogliato in nuove relazioni.
Così ho scoperto la mia verità: un destino apparentemente segnato dal dolore, dall’immigrazione, dall’impotenza, dal sacrificio ma poiché tramandato per inciso, diventa traccia identitaria, una biblioteca di pensieri da riordinare e trascrivere nei cataloghi della memoria, nutrimento per un terreno fertile dove far nascere la migliore variante di sé stessi e delle proprie capacità.
La Consapevolezza acquisita con lo studio della lingua e lo sforzo per comunicare in modo corretto mi rendono una donna fortunata. Insieme a «DiMMi di Diari Multimediali Migranti» ho maturato ulteriormente la globalità del mio percorso fatto come tante altre famiglie, voci plurime del mondo che comunicano nuove finestre dello spazio tempo, lasciando un’eredità importante nelle antologie
corali che viaggiano inesauribilmente creando nuova linfa generazionale, scalfendo delle verità assolute, vite piene di cammini e sintattiche differenti di espressione, coordinate geografiche e culture che creano ponti di conoscenza, aiutandoci a comprendere meglio la vita nel suo complesso.
La buona pratica della narrazione diventa oltre ad uno strumento anche l’obiettivo finale, divulgare l’arte di narrarsi significa sprigionare parti di te, spesso anche a te sconosciute.
Questa liberazione porta l’accettazione di sé stessi e degli altri e crea soluzioni e condivisione piuttosto che la rassegnazione e la superficialità, segna l’unione tra le storie scritte, tra le voci narranti e tra le persone di tutto il mondo.
Impugnare la penna a soli 8 anni per comunicare ha permesso al mio viaggio di trasformarsi più volte, intrecciando consapevolmente le varie tappe di vita, incise passo dopo passo in libri. Mi fanno sorridere per la semplicità del linguaggio scarno di una volta, ma mi sorprendono ancora oggi poiché tutto appare un filo rosso della volontà di esistere, una vena lubrificata tra le tante righe.
Ho potuto scoprire la dimensione dell’empatia e della compassione, del perdono e del silenzio, la gratitudine delle lacrime che sanno di sale e sentimenti.
Nel silenzio ho coltivato conoscenza ed accettazione, capendo me stessa ho compreso di più gli altri e, in ognuno, ho raccolto i frutti dolci e generosi come «l’amicizia e l’amore», «la pura bellezza!»
L’arte è sinonimo del «bello» ed auguro questo ad ogni penna silenziosa e delicata, ma anche a quelle polemiche e forti, o impaurite e furibonde, auguro a tutti di scrivere per vivere, per esistere, per resistere, per viaggiare nel tempo rendendolo uno spazio personale dove le parole accompagnino la capacità e i desideri verso la costruzione di un solido futuro.
Che sia il tempo di ritornare indietro e ricominciare a scrivere le lettere d’amore e gli appunti su carta, del resto riappropriatevi del vostro tempo, fermatevi ogni tanto, io continuo a scrivere, leggere, viaggiare, continuando ad imparare.
Buona scrittura!