Operosità produttiva

Operosità produttiva

Canevaro ammonisce tutti gli operatori dal rischio di considerare chi non lavora uno scarto: «[…] eppure potrebbe produrre se accompagnato da adeguate tutele».

Dunque, la richiesta implicita pare essere quella di trovare strade utili a promuovere la partecipazione della persona, attivando supporto organizzativo e relazionale e, dove necessario, ideando eventuali tutele che rendano possibile l’agire della persona come potrebbero essere l’introduzione di figure dedicate, quali quella del Disability manager (Friso, 2017; Sacchi, 2022), o l’attuazione di accomodamenti ragionevoli.

D’altra parte, la stessa Convenzione ONU (2006) sui diritti delle persone con disabilità, all’art. 2 chiede modifiche e adattamenti per garantire alle persone con disabilità di poter avere condizioni ideali per svolgere la propria attività lavorativa. La Convenzione, avendo sancito l’obbligo per gli Stati Parte dell’Unione Europea di riconoscere il diritto al lavoro delle persone con disabilità, sulla base di uguaglianza con gli altri, e di garantire la non discriminazione, impegna gli Stati a promuovere condizioni lavorative favorevoli per le persone con disabilità per far sì che non si presentino ostacoli e barriere a partire dal reclutamento, alla continuità dell’impiego, all’avanzamento di carriera e alle condizioni remunerative e di sicurezza e igiene sul lavoro (art. 27). Rimuovere le barriere citate dai contesti lavorativi, significa facilitare la persona con disabilità a mettere in atto la propria operosità produttiva.

In questo senso, la pedagogia è chiamata a entrare in campo a pieno titolo, in quanto disciplina che «nella sua vocazione teorica indaga le esperienze formative: tutte quelle esperienze (formali, non formali o informali, intenzionali o inintenzionali) che contribuiscono a dar forma ai soggetti e nella sua vocazione pratica, si occupa di presidiare queste stesse esperienze al fine di perseguire specifiche finalità formative» (Palma, 2018, p. 32).

Riferendoci al contesto nazionale italiano è bene rifarsi alla stessa Costituzione, in particolare all’art. 4 comma 1, che ribadisce l’impegno diretto dei pubblici poteri volto a creare le condizioni idonee all’esercizio del diritto al lavoro: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto». E questo diritto non può essere richiesto se prima le persone non vengono formate e a loro non si offrono strade per sviluppare le competenze necessarie a un inserimento efficace nel contesto lavorativo. In tal senso, la pedagogia necessita di costanti relazioni con le indagini che non solo si occupano di indagare i mutamenti della realtà occupazionale, ma anche di leggere la stessa da un punto di vista dei fisiologici aspetti umani, riscoprendone i significati uscendo, quindi, da una visione di stampo prettamente economico fra individuo e organizzazione (Alessandrini, 2017).

Relativamente ad analisi periodiche, nell’attuale momento storico ne sono presenti diverse. Per il breve intervento che stiamo proponendo, ci paiono pregnanti quelle sviluppate dal sistema Unioncamere-Excelsior riguardanti le previsioni di nuove assunzioni da parte delle imprese italiane; oppure lo studio condotto dall’OECD sulla situazione skill mismatch italiana (http://www.oecd.org/els/emp/skills-and-work.htm). Già da queste due indagini è facile notare come il nostro Paese risulti penalizzato nelle classifiche mondiali per capacità di match fra chi ricerca lavoro e chi lo offre, con una percentuale sin troppo alta di lavoratori underskilled e overskilled. Non è nostro intento, in questa sede, analizzare le problematiche e le rappresentazioni sociali del mondo del lavoro che caratterizzano il travagliato rapporto fra scuola e lavoro, bensì riconoscere che, suddetto fatto, è sintomo di una carente collaborazione fra i rispettivi ambiti (istruzione e mercato del lavoro) e di una blanda capacità di ricercare un incontro che sia fertile e produttivo. 

Bibliografia

Alessandrini G. (2017), Atlante di Pedagogia del Lavoro, Milano, FrancoAngeli.

Friso V. (2017), Disabilità, rappresentazioni sociali e inserimento lavorativo. Percorsi identitari, nuove progettualità, Milano, Guerini Scientifica.

Sacchi F. (2022), Disabilità al lavoro. Il responsabile per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, Roma, Studium.

Palma M.L. (2018), Verso una pedagogia del lavoro: spunti di riflessione per pensare il rapporto tra formazione e lavoro, «Journal of Theories and Research in Education», vol. 13, n. 3, pp. 27-54.