Quali contenuti?

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Naturalmente tutte le epoche storiche e tutti i temi si prestano a essere intrecciati alla storia delle donne o declinati in una prospettiva di genere. L’elemento cruciale è, anzi, proprio il cambio di visuale, capace di offrire uno sguardo nuovo anche su temi noti. Tuttavia, è vero che ci sono ambiti in cui la produzione storiografica è più ricca.

Alcuni di questi temi, opportunatamente trattati, sono particolarmente adatti a interessare le giovani e i giovani studenti. Si pensi a tutta la vasta area di studi che ragiona sulla costruzione politica, sociale e culturale dei corpi e della sessualità e, in parziale collegamento con questa, alle riflessioni della sempre più robusta area di studi sulla storia dei sentimenti e delle relazioni affettive. In questo ambito, si inserisce anche la storia della famiglia, assai efficace per mostrare non solo il ruolo femminile, che spesso ha assunto, e assume, su di sé il doppio lavoro esterno e interno alla famiglia, contribuendo massicciamente al suo sostentamento materiale e immateriale, ma anche la pluralità di forme che la famiglia ha sempre assunto e il ruolo che contesti diversi le hanno assegnato.

Importante è anche valorizzare, ogni volta che sia possibile, la soggettività femminile, proponendo documenti in cui le donne non sono solo oggetti ma soggetti che producono una propria rappresentazione del mondo. Allo stesso modo, sarà assai utile, non solo ponendosi in un’ottica di genere ma all’interno di un approccio attento ai temi della cittadinanza attiva, integrare l’insegnamento della storia con i molti episodi in cui le donne sono state in prima fila nelle battaglie per i diritti (gli episodi più noti riguardano forse le fasi di avvio della Rivoluzione francese ma vi sono esempi di scioperi e proteste femminili ben più indietro nel tempo, volendo, già a partire dal peculiare sciopero della Lisistrata aristofanea). La storia delle donne fornisce la straordinaria occasione di mostrare come i diritti non siano garantiti paritariamente a tutti per nascita ma siano frutto di lotte e conflitti, anche aspri. Ripercorrere le complesse vicende che hanno portato alla pinea cittadinanza in Italia, o le battaglie delle suffragiste, consente di vedere all’opera forze contrastanti e il ruolo degli Stati nella costruzione dei generi. In questo ambito, è fondamentale dedicare un ampio spazio alla storia dei femminismi. Pur considerata da molti, storiche e storici, come l’unica rivoluzione di successo, la storia del movimento delle donne rimane, infatti, nella didattica, una sorta di appendice all’interno delle vicende del lungo ’68. In realtà, ha una sua profonda autonomia e ha contribuito ampiamente a rimodellare la nostra società e il nostro stare al mondo. Un’idea che combina più approcci innovativi potrebbe essere un percorso di storia ambientale, in cui valorizzare, tra gli altri, anche il pensiero ecologico femminista.

Ma la storia delle donne e in prospettiva di genere ha lavorato molto anche sulle questioni legate al potere; sul ruolo delle donne nelle guerre; sul lavoro femminile e, più ampiamente, sulla relazione tra donne ed economia, va via via ampliando i propri orizzonti in un’ottica anche interdisciplinare che ben si presta alla traduzione didattica.

Molti di questi temi, inoltre, consentono anche una trattazione sovranazionale che provi ad allargarsi anche a territori, storie e tradizioni che sono meno presenti nella tradizione didattica ma sempre più cruciali in un mondo globale. La storia delle donne e in prospettiva di genere non va, quindi, considerata come un aggravio e un appesantimento disciplinare ma, piuttosto, un’opportunità per innovare la didattica, rendendola più vicina all’esperienza quotidiana degli studenti e delle studentesse.