Qualche piccolo suggerimento pratico

Qualche piccolo suggerimento pratico

Le difficoltà dell’insegnamento della storia sono note: poche ore a disposizione per contenuti sempre più ricchi ed estesi; approcci e correnti storiografiche che si moltiplicano; poco tempo per l’aggiornamento, tra mille impegni professionali e burocratici; libri di testo che non sempre supportano adeguatamente il lavoro. Questo contesto spesso porta a ripetere percorsi rassicuranti, di cui ci si sente in controllo, e lascia poche energie per sperimentare nuove strade.

Tuttavia, bastano pochi accorgimenti per innovare il proprio insegnamento, raccontando una storia più coinvolgente per le ragazze e i ragazzi delle nostre classi.

Anzitutto, occorre fare attenzione alla lingua. L’italiano è duttile e offre semplici soluzioni per volgere al femminile ogni termine. Anche quando le parole «suonano male», spesso è soltanto perché non abbiamo l’abitudine al loro uso ma sono del tutto legittime e, anzi, rispettose della grammatica. In alcuni casi, inoltre, l’utilizzo esclusivo del maschile produce un’immagine distorta del passato. Se pensiamo all’industria tessile durante la rivoluzione industriale, ad esempio, parlare genericamente di «operai» nasconde la presenza massiccia delle «operaie», spesso giovanissime, che in molti casi costituiscono la maggioranza della forza lavoro.

La stessa attenzione va dedicata ai nomi propri, evitando l’uso dell’articolo davanti ai cognomi femminili e preferendo, così come si fa per le figure maschili, l’uso del cognome a quello del nome. Nessuna si riferisce a Garibaldi chiamandolo Giuseppe! Possono sembrare dettagli ma è proprio dall’accumulo e dall’intreccio di tante apparenti minuzie che si costruiscono racconti scorretti e si riproducono le diseguaglianze.

Scegliere un manuale che proponga una narrazione attenta alla storia delle donne e alla prospettiva di genere naturalmente aiuta molto. Ma si può lavorare anche a partire da libri di testo più tradizionali, usandoli in modo intelligente e con un pizzico di creatività.

Sfruttiamo le figure femminili che ci vengono proposte, parlandone con un po’ di attenzione. Spieghiamo i contesti in cui la loro esperienza si inserisce senza insistere su una loro vera o presunta eccezionalità. Evitiamo di sottolinearne le caratteristiche fisiche (ci siamo mai chieste se Cadorna fosse un bell’uomo?) e le relazioni di parentela, se non sono necessarie a illustrare le strategie dinastiche.

Non trascuriamo i capitoli che si concentrano sulla storia sociale e la vita quotidiana nel passato. Sono spesso interessanti per le/gli studenti e consentono di introdurre su un piano paritario le figure femminili riflettendo sul lavoro, o meglio sui lavori, sulla composizione delle famiglie, sulle strategie migratorie e cancellando l’abbinamento tra donne e spazio domestico che la storiografia ha ormai superato da tempo.

E perché non accompagnare le/gli studenti a riflettere sulla non neutralità della narrazione manualistica? Perché non guidarli a rivolgere ai testi che incontrano uno sguardo capace di problematizzare, prestando attenzione al genere? Sfogliare il libro provando a individuare, nei diversi capitoli, la presenza delle donne e degli uomini, nei testi e nelle immagini, può essere una strategia che aiuta a tenere insieme la prospettiva di genere e un’attenzione ai processi di costruzione del racconto storiografico che stimola una lettura più critica delle fonti. Una competenza strategica in un mondo in cui viviamo immersi in informazioni spesso di dubbia veridicità. Si potrebbe comporre, con colleghe e colleghi o anche con le/gli studenti, una piccola griglia analitica, adatta al contesto scolastico e della classe, che guidi alla lettura del manuale con questa prospettiva. Ad esempio, quanti sono gli uomini e quante le donne menzionate e in quale posizione sono all’interno del testo (nei titoli? all’interno del testo o in box separati)? Questa proporzione cambia nei diversi capitoli? E nel corso del volume? Ci sono i temi ai quali le donne sono collegate più di frequente? O altri che sono invece ricostruiti come tipicamente maschili? Il lavoro di analisi può essere, poi, distribuito tra gruppi che si confronteranno in una discussione finale. Emergeranno sicuramente dubbi, questioni e anche stereotipi sui quali sarà interessante ragionare insieme.