Tutto per la scuola
Concorso Docenti PNRR2
Formazione: i più richiesti
Il volume raccoglie alcune riflessioni di persone che ogni giorno si propongono di cercare la bellezza nel lavoro di cura con i più fragili, e si interroga su come anche la disabilità grave può far germogliare la Bellezza in termini di relazioni positive, ammirazione e stupore.
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Presentazione (Gian Antonio Stella)
Prefazione
Premessa
PRIMA PARTE – La Bellezza nella relazione che cura
Significazione e abilitazione nella relazione di cura
L’interazione capace di produrre benessere
Assistere senza assistenzialismo: la Bellezza del dono imprevisto
Progettare per possibilità
SECONDA PARTE – La ricerca della Bellezza
L’ambiente che diventa contesto: il paesaggio portatore di Bellezza
Il volto di Anna: alleanza e condivisione nella reciprocità
Rosalba: dall’adattamento all’evoluzione
È vero teatro: messa in scena e narrazione del quotidiano
La Bellezza del fare: un percorso di operosità concreta
Circo Paniko
Scomodando Leonardo
Epilogo: Bellezza oltre
Lessico essenziale
Bibliografia
APPENDICE – Bellezza e altri contesti
Quali luoghi per quale bellezza? Biodiversità, inclusione e miseria: alcune riflessioni per il patrimonio culturale italiano (Tommaso Zorzi)
Bellezza e imprenditoria (Lucia Cuman)
Con la presentazione di Gian Antonio Stella, il libro, ricco di spunti di riflessione e confronti, desidera rendere meno cocenti l’indifferenza e il disinteresse che ancora segnano e subiscono le persone con disabilità, e comprendere come la Bellezza può contribuire ad attivare un processo di affrancamento dallo stigma secondo cui la persona con disabilità è considerata solamente fragile e debole, poiché la disabilità, «illuminata» in un certo modo dalle relazioni positive ispirate alla Bellezza, può essa stessa riverberare Bellezza.
La bellezza del diamante non è una proprietà della sua materia (non essendo altro che un pezzo di carbon fossile), non appartiene al diamante stesso, ma al raggio di luce che quello rifrange. Quel medesimo raggio di luce, riflesso da un oggetto brutto, non procura nessun gradimento estetico e se non viene rifranto da nulla non produce impressioni di sorta. Questo significa che la bellezza non appartiene né al corpo materiale del diamante né al raggio di luce che lo attraversa ma è un prodotto di ambedue nella loro relazione reciproca.