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Qual è la tua storia?

Intervista a Ludovica Longo, volontaria AID

Attivarsi per sensibilizzare l’opinione pubblica su un certo tema e per promuovere un cambiamento reale nella società non sempre richiede grandi mezzi. Spesso è sufficiente poter raccontare la propria storia. Abbiamo deciso di parlarne con Ludovica Longo, volontaria del gruppo giovani dellAssociazione Italiana Dislessia (AID), che ci ha raccontato la sua esperienza di sensibilizzazione sui temi legati ai disturbi specifici dell’apprendimento.

Ciao Ludovica. Parliamo del gruppo giovani dell’AID. Puoi raccontarci chi siete e cosa fate?

«Il gruppo giovani dell’AID è una sezione giovanile dell’Associazione Italiana Dislessia ed è composto interamente da volontari. Attualmente siamo una quindicina di persone dai 18 ai 28 anni circa, provenienti da tutta Italia, dal Nord fino alle due isole. La nostra azione di volontariato si concretizza attraverso la realizzazione di progetti che sono tutti finalizzati alla sensibilizzazione sui disturbi specifici dell’apprendimento. In alcuni di questi progetti siamo protagonisti, come nel caso del progetto My Story, mentre in altri un po’ meno. Attenzione, però, perché questo non significa che non siamo presenti: dietro ci sono sempre la nostra mente e il nostro braccio. Oltre a queste attività più «evidenti», un’altra che svolgiamo abitualmente è la nostra riunione, in cui discutiamo di alcuni progetti, di come stanno andando (vanno bene? vanno male?) o ne proponiamo di altri. Oltre alla riunione, nel corso del mese ognuno di noi ha dei compiti da svolgere a seconda delle nostre competenze e attitudini. Per fare un esempio, all’interno del gruppo c’è anche il comparto social, che è importantissimo perché realizza tutti i post e tutti i video che poi vengono pubblicati da altre persone sui canali social disponibili. Io e un’altra ragazza, invece, abbiamo il compito di rispondere a tutte le mail che ci arrivano. Nella maggior parte dei casi si tratta di mail informative di genitori e insegnanti che cerchiamo di indirizzare a chi di competenza per garantire una risposta a chi ci contatta».


Cosa ti ha spinto a diventare una volontaria del gruppo giovani?

«Tutto è nato dal fatto che ho avuto una diagnosi tardiva; quindi, ho scoperto di avere un DSA più tardi rispetto alla media. Qualche anno dopo aver ricevuto la diagnosi ho letto che reclutavano volontari per il bando My Story e ho pensato che potesse essere interessante diventare parte attiva dell’Associazione Italiana Dislessia.

Ogni volta che racconto la mia storia mi piace pensare che un ragazzo con DSA e senza diagnosi ci si possa ritrovare, possa riconoscersi nelle difficoltà che ho avuto e così anticipare la sua diagnosi.


Lo stesso vale per un insegnante o un genitore, cosicché ritrovando le mie difficoltà in suo figlio o in un suo studente possa attivare la procedura per ottenere la certificazione ed evitare che ci siano altre diagnosi tardive».

L’intervista completa “Qual è la tua storia?” è disponibile sul numero di maggio 2022 della rivista Erickson “DIDA

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