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0-6 Facciamo la differenza! Il futuro è l’infanzia

Si avvicina il convegno Erickson “0-6: Facciamo la differenza!" Facciamo il punto sull’accessibilità del sistema integrato di educazione e istruzione da 0 a 6 anni italiano, evidenziando qualità e criticità

La prima infanzia rappresenta un periodo cruciale nella vita delle persone. È il momento in cui si inizia a conoscere e capire il mondo, se stessi, gli altri. Economisti, come il premio Nobel James Heckman, neuro-scienziati e sociologi, affermano che le competenze necessarie per crescere e vivere nel XXI secolo - cognitive, socio-emozionali e motorie - si formano, in larga misura, a partire dalla nascita e prima dell’entrata nella scuola, seguendo un processo cumulativo. Nidi, servizi integrativi e scuole dell’infanzia svolgono quindi un’importante funzione pedagogica e condizionano lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale dei bambini e delle bambine, con benefici che si manifestano nell’arco dell’intera vita scolastica e lavorativa. 

I primi anni di vita, sono anche quelli in cui emergono le disuguaglianze, determinate prevalentemente dalla condizione socio-economica dei genitori. Bambini e bambine con genitori di livello socio-economico più alto, già all’età di 3 anni, hanno accumulato un sostanziale vantaggio in termini educativi e di sviluppo rispetto ai coetanei provenienti da situazioni familiari più svantaggiate. Ma la trasmissione intergenerazionale della povertà educativa e delle disuguaglianze non è inevitabile. 

Molti sono gli studi, tra cui quelli pioneristici di Heckman, che illustrano gli effetti positivi della frequenza del nido o della scuola dell’infanzia, nella riduzione del gap di competenze accumulato da bambini e bambine in condizioni socio-economiche più svantaggiate. 

E gli effetti di tale frequenza persistono nel lungo periodo. Diminuiscono infatti le probabilità di ripetizione dell’anno e di abbandono scolastico precoce, ed aumentano le opportunità di accesso all’educazione terziaria e, da adulti, ad un’occupazione di qualità. 

In Italia, il sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai 6 anni, istituito con il decreto legislativo n. 65 del 13 aprile 2017, ha la finalità di garantire a tutte le bambine e a tutti i bambini pari opportunità di sviluppo delle proprie potenzialità sociali, cognitive, emotive, affettive, relazionali in un ambiente professionalmente qualificato, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, sociali e culturali. Per realizzare tali obiettivi il sistema integrato propone una visione unitaria del percorso educativo, articolato in quattro tipologie principali di servizio:

  • il nido (o micronido), che accoglie bambini e bambine dai 3 ai 36 mesi di età;
  • le sezioni primavera che accolgono bambini e bambine tra i 24 e i 36 mesi e sono aggregate alle scuole dell’infanzia statali o paritarie o ai nidi; 
  • i servizi integrativi che, con diverse formule organizzative e progettuali, arricchiscono l’offerta educativa sui territori per la fascia 0-3: servizi educativi in contesto domiciliare, spazi gioco, centri per bambini e famiglie;
  • le scuole dell'infanzia per bambini e bambine dai 3 ai 6 anni che possono essere statali o paritarie a gestione pubblica o privata, e la cui frequenza è gratuita.

Qual è la situazione in Italia dal punto di vista della frequenza dei servizi 0-6? 

Per quanto riguarda l’accesso a nidi e servizi per la prima infanzia, permangono importanti criticità: una carenza strutturale nella disponibilità di servizi educativi rispetto al potenziale bacino di utenza, una distribuzione disomogenea sul territorio nazionale, e vincoli di natura economica in quanto i costi dei servizi limitano l’accesso alle famiglie a basso reddito e a rischio povertà. 

In base ai dati più recenti, relativi all’anno educativo 2021/2022, i posti a disposizione negli asili nidi e servizi per la prima infanzia sono arrivati a 28 ogni 100 minori. Ci si sta avvicinando al target del 33% da raggiungere entro il 2010 (come definito dal Consiglio Europeo di Barcellona nel 2002, e ribadito nella Legge finanziaria per il 2022 n. 234/2021), ma resta decisamente lontano il nuovo obiettivo europeo del 45% di bambini e bambine frequentai servizi educativi di qualità da raggiungere entro il 2030. In Italia la frequenza di un servizio educativo per la prima infanzia risulta inferiore alla media europea (meno del 30% dei bambini e bambine di 0-2 anni, contro una media UE del 37,9%).

Permangono inoltre significativi divari territoriali, che dovrebbero essere attenuati grazie agli investimenti previsti dal PNRR. A fronte di un Centro-Italia ed un Nord-est che in media hanno una copertura dei posti ben superiore al 33% dei bambini e delle bambine (36,7% e 36,2%), ed un Nord-ovest che è prossimo all’obiettivo (31,5%), il Sud e le Isole, seppur in miglioramento, sono ancora molto lontani dal target (16,0% e 16,6% rispettivamente). 

Persistono, inoltre, significativi squilibri socio-economici, che nel 2021 risultano più accentuati rispetto al 2017. Bambini e bambine che frequentano il nido hanno più spesso entrambi i genitori occupati, con un maggior livello d’istruzione e con un reddito più alto rispetto ai coetanei che non lo frequentano. L’accessibilità economica del nido, ossia il costo elevato delle rette, unitamente alle barriere all’accesso dovute alla scarsità di posti, rappresentano ancora un ostacolo per molte famiglie svantaggiate. Si manifesta quindil’effetto San Matteo nell’accesso ai servizi (nell’ambito delle discipline sociali, l’effetto San Matteo si riferisce ad un processo per il quale le risorse vengono distribuite fra i beneficiari in proporzione a quanto già posseggono). Quindi, bambini e bambine provenienti da famiglie con un livello socio-economico medio-altro hanno maggiori probabilità di accedere a nidi di qualità. Di converso, bambini e bambine a rischio povertà ed esclusione sociale, che, come abbiamo visto dagli studi condotti a livello internazionale, ne trarrebbero maggior beneficio, in termini di acquisizione di competenze e riduzione del gap formativo, hanno maggiori probabilità di esserne esclusi.

A differenza dei nidi e dei servizi per la prima infanzia, nel contesto europeo il dato italiano di partecipazione all’istruzione pre-primaria risulta tra i più elevati (94,6% di minori tra i 3 e i 5 anni che è superiore alla media UE e leggermente inferiore al target europeo pari al 96% da raggiungere entro il 2030).

Non sussistono significativi divari territoriali in quanto tutte le regioni italiane raggiungono il target europeo minimo del 90% fissato nel 2002, ma non tutte quella del 96% stabilita nel 2021. Anche per i bambini di 3-5 anni la frequenza mostra, differenziali legati ad aspetti socio-economici e culturali delle famiglie: nel 2019, il 96,3 % dei bambini e delle bambine non a rischio di povertà frequentavano strutture educative, mentre la percentuale di bambine e bambini a rischio povertà ed esclusione sociale che frequentavano la scuola dell’infanzia era pari al 83,8%.   

In conclusione, assicurare a tutti i bambini e a tutte le bambine accesso ai servizi educativi 0-6 è una priorità per garantire il diritto soggettivo all’educazione, ed interrompere il circolo vizioso della trasmissione intergenerazionale della povertà educativa e delle diseguaglianze. Allo stesso tempo, l’accesso non è sufficiente, ed è necessario garantire anche la qualità dei percorsi educativi.

Ciò per assicurare che ciascuna bambina e ciascun bambino vengano riconosciuti e accolti nella propria unicità e diversità, vivano esperienze ricche e diversificate, e abbiano l’opportunità di socializzare con coetanei e adulti diversi dalle figure parentali. Un sistema di istruzione 0-6 deve quindi essere fondato su criteri quali l’accessibilità, l’inclusività, la professionalità del personale, l’accurata ed equilibrata progettazione del curricolo, sistemi efficaci di monitoraggio e valutazione e finanziamenti adeguati

Il convegno Erickson

Il Convegno Erickson 0-6 Facciamo la differenza! Il futuro è l’infanzia presenterà le evidenze scientifiche che dimostrano i vantaggi e l’efficacia dell’azione educativa e didattica del sistema 0-6. Verranno approfondite le sfide relative al sistema integrato e all’attuazione delle linee guida pedagogiche, mettendo al centro le prassi metodologiche, gli strumenti e le azioni concrete da realizzare per un intervento pedagogico di qualità. Verrà, inoltre, ribadita con forza la centralità del lavoro dei professionisti dello 0-6: educatori, educatrici e insegnanti, infatti, possono fare la differenza, agendo un’educazione di qualità che migliori sia il presente che il futuro di bambini e bambine.

Bibliografia

Dipartimento per le politiche della famiglia. Presidenza del Consiglio dei Ministri. (2020).
Nidi e servizi educativi per l’infanzia. Stato dell’arte, criticità e sviluppi del sistema educativo integrato 0-6ISTAT. (2023).
Offerta di nidi e servizi integrativi per la prima infanzia. Anno educativo 2021/2022, ISTAT, 23 novembre 2023
Save the Children (2019). Il miglior inizio. Disuguaglianze e opportunità nei primi anni di vita.
Con i Bambini e Openpolis. (2022). La partecipazione al sistema educativo dei bambini tra 4 e 5 anni. 
Crialesi, R. (2022). I nidi e i servizi educativi per l’infanzia: un quadro di sintesi. ISTAT, Roma, 14 giugno 2022

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