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Il Gran Premio dell’apprendimento: lavorare con un alunno con ADHD assomiglia a correre una gara di F1 - Erickson 1

Il Gran Premio dell’apprendimento: lavorare con un alunno con ADHD assomiglia a correre una gara di F1

Lara Zancanella, insegnante di sostegno presso l’IC Nogara (VR), risponde alla suggestione “Se avessi una bacchetta magica, che cosa cambieresti della scuola per renderla davvero inclusiva?”

Quando parliamo di alunni con ADHD ci riferiamo nella maggioranza dei casi a bambini e ragazzi che nel loro percorso, soprattutto quello scolastico, hanno dentro il loro zaino una collezione di NON. Non sa, non sa stare, non ascolta, non capisce, non riesce, non ci prova. Questo circuito negativo e vizioso viene acquisito e interiorizzato da ambo gli agenti, sia dal bambino, sia dal contesto. Come docente di sostegno che lavora da più di dieci anni nella scuola ho maturato la consapevolezza che noi docenti e educatori siamo dei bravissimi intercettatori di difficoltà, di cogliere cosa i bambini non sanno fare o faticano a fare. Questa abilità nello scovare l’incapacità rischia di portare volontariamente o involontariamente a condizionare non solo il percorso formativo educativo degli alunni ma anche il percorso formativo professionale degli insegnanti rendendoli dipendenti dal pregiudizio.

Se il docente inverte la prospettiva in un’ottica positiva, il circuito vizioso si trasforma in un circuito virtuoso, invertendo decisamente la situazione. Se il docente si sofferma a puntualizzare i successi del suo alunno, anche minimi come per esempio: lo scrivere la data senza gironzolare per la classe, alzare la mano per chiedere la parola, chiedere il giocattolo senza prenderlo con la forza…si valorizza anche il più piccolo gesto, che per un bambino con ADHD implica uno sforzo enorme. Tali episodi potranno replicarsi, se il docente darà forza emotiva positiva, rispetto al dato, innescando un moto uniforme di azioni adeguate.

Per la Formula1 la strategia di gara è la partenza, il circuito, la lunghezza, le curve, i punti di sorpasso… e una visione d’insieme del contesto in cui avviene l’azione. Nel contesto scuola occorre avere la stessa strategia: la predisposizione delle attività, l’ambiente classe non solo inteso come setting, ma anche come strategie di posizione. Per esempio: dove è seduto il nostro alunno con ADHD? Chi ha vicino? Qual è la sua visuale rispetto alla lavagna, rispetto alla maestra? Quali sono gli ipotetici distrattori che influiscono sulla sua capacità attentiva? L’insegnante dovrebbe predisporre su carta tutte queste variabili e organizzare al meglio la partenza che si va a concretizzare con il suono della campana.

La partenza scolastica però non deve rischiare di diventare una mera organizzazione di spazi e persone. Fondamentale è la partenza emotiva. Quindi se il mio setting è strategicamente efficace, ora devo concentrare la partenza sull’emotività, sul fare tutto il possibile affinché l’alunno abbia una situazione favorevole. Diciamolo chiaramente: è come nelle gare. Se io ho ben chiaro la mia strategia di gara, la mia auto è meccanicamente ed elettronicamente pronta, cosa mi resta da considerare? Il pilota. Se il mio pilota non si sente bene, pronto, sicuro, non potrà arrivare al traguardo. Il traguardo inteso come successo formativo, dove l’aspetto più importante è il processo con cui si arriva.
Il nostro pilota è il nostro alunno. Quindi l’aspetto emotivo è di fondamentale importanza, arrivare ed entrare a scuola dove l’insegnante ti accoglie con una routine emotiva e pone i suoi alunni nella situazione di arrivare felici e sereni con la voglia di stare in classe. Il team, la squadra deve garantire al proprio pilota tutte le condizioni emotive e strategiche favorevoli per arrivare sul podio. Certo la sua vittoria sarà anche la vittoria del docente.

Quali routine si possono proporre? Innanzitutto routine emotive che siano efficaci ed accoglienti verso i nostri piloti. Le routine emotive possono essere svariate e in base alla classe e all’età degli alunni. Per tutti gli ordini di scuola si può benissimo pensare ad accogliere tutti i nostri ragazzi con un sottofondo musicale adatto all’età. Per i più piccoli si può pensare ad un abbraccio anche virtuale vista la situazione pandemica. Iniziare la giornata con un come vi sentite oggi? Intavolare una breve discussione su di loro, siete felici? Insomma i docenti hanno una cassetta degli attrezzi altamente creativa che può soddisfare l’esigenza di qualsiasi alunno. 

Siamo a buon punto, ma non ancora pronti a partire in sicurezza. Eh già per la sicurezza in Formula1 è fondamentale e una diagnosi e visione di prospettiva a 360 gradi. La sicurezza è vitale e lo è anche per i nostri alunni.
Si deve tener presente la variabile imprevisto, il tempo. Correre con l’asfalto bagnato o semi-asciutto implica un repentino cambio di strategia, cambio gomme! Se questo non è messo in conto e io non metto nelle condizioni il pilota di intraprendere il viaggio in sicurezza con il necessario, si ha un’alta probabilità di incidente o fuoriuscita di gara nelle peggiori delle ipotesi, oppure solamente non completare il circuito. Stessa analogia per i nostri ragazzi, io docente devo avere in chiaro il fattore imprevisto, e devo avere una strategia alternativa, insomma un piano B, un piano C, essere pronti al temporale, essere pronta al comportamento problema e coglierlo, anticiparlo prima che possa portare fuori strada e degenerare. Se tutti questi aspetti organizzativi sono stati presi in considerazione si può pensare di partire.

Attraverso l’analisi funzionale possiamo prepararci all’imprevisto a cogliere i prodromi che ci segnalano delle anomalie, dei pericoli nella situazione.

Un'attività interessante è la guida del docente che non si limita alla mera spiegazione della strategia e/o costruzione dello strumento, ma accompagna passo dopo passo nella comprensione delle strategie proposte o degli strumenti costruiti, accertandosi che tutti abbiano compreso in che cosa consistano e quando/come utilizzarli. Questo è importante per far sì che il lavoro coinvolga tutti i bambini.

L’uso di infografiche, agende visive, aiutano gli alunni a collocarsi non solo nello spazio ma anche nel tempo. L'insegnante ha assunto un ruolo di facilitatore ed organizzatore delle attività, strutturando “ambienti di apprendimento in cui gli alunni, favoriti da un clima relazionale positivo, trasformano ogni attività di apprendimento in un processo di “problem solving” di gruppo, come per esempio “scoprire” le regole all'interno della classe, questo dove la realizzazione richiede il contributo personale di tutti. Tali attività possono essere conseguite all'interno dei piccoli gruppi di apprendimento dove gli studenti sviluppano, determinate abilità e competenze sociali, intese come un insieme di abilità interpersonali e di piccolo gruppo indispensabili per sviluppare e mantenere un livello di cooperazione qualitativamente alto.

Vorrei porre l’attenzione anche sul gioco come elemento inclusivo e non solo facilitatore dell’apprendimento. Il gioco per i bambini con disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività diventa la palestra rispetto alle loro funzioni esecutive che saranno utili a questi bambini durante tutto il loro percorso sia scolastico, sia di vita sociale e serviranno inoltre per aumentare la loro autostima e consapevolezza delle loro capacità.

Noi educatori dovremmo rivalutare i nostri interventi didattici rimodulando gli apprendimenti attraverso attività ludiche che mettono in campo svariati linguaggi comunicativi che consentono a tutti la partecipazione e l’inclusione.
Ritengo utile formare le docenti ad una didattica incentrata ispirata sul gioco, sia per il potenziale che esso ha nell’attivare procedure e percorsi di apprendimento efficaci, sia per la capacità di attivare relazioni sociali positive e inclusive. Mettersi in gioco noi con i nostri alunni ci pone in una situazione di vantaggio e vincenti rispetto agli apprendimenti e allo star bene a scuola. Una scuola più leggera e allo stesso tempo più profonda.

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