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I mini gialli dei dettati 2
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Cosa determina e come si manifesta il trauma in età evolutiva?

La ricerca scientifica ha dimostrato in che modo i bambini reagiscono ai piccoli e ai grandi traumi manifestando sintomi di natura cognitiva, emotiva e fisica

Nel corso del tempo, il termine trauma ha assunto significati diversi a seconda del contesto d’uso e della disciplina scientifica di riferimento. Le definizioni possibili si sono, così, via via moltiplicate e comprendere oggi cosa si intenda esattamente con «trauma» resta un quesito aperto, di non semplice risoluzione. Un aiuto può esserci fornito dall’etimologia della parola, derivante dal greco «τραῦμα», ovvero «ferita». Se ci riferiamo all’area medico psicologica potremmo, quindi, considerare il trauma un evento che in maniera improvvisa e scarsamente prevedibile impatta a vari livelli con la vita delle persone determinando una ferita psicologica, interiore, più o meno profonda, che può avere effetti di maggiore o minore gravità, per periodi di tempo anche prolungati o, addirittura, per l’intera esistenza. Nel peggiore dei casi, il trauma può trasformare la stessa percezione del mondo influenzando profondamente lo stato di benessere personale, il come ci si sente con sé stessi e nella relazione con gli altri.

Esistono diverse forme di esperienze potenzialmente traumatiche a cui può andare incontro una persona nel corso della propria vita. 

Esistono i «piccoli traumi», ovvero quelle esperienze soggettivamente disturbanti che sono caratterizzate da una percezione di pericolo non particolarmente intensa. Si possono includere in questa categoria eventi, nel corso dell’infanzia, come la derisione o la vittimizzazione da parte dei coetanei o quelle interazioni con le figure di accudimento (genitori, insegnanti, educatori, ecc.) caratterizzate da svalutazione e ipercriticismo. 

Accanto a questi si collocano quelli che potremmo definire i «grandi traumi», ovvero tutti quegli eventi che portano alla morte di persone care o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone più vicine. Fanno parte di questa categoria eventi di particolare drammaticità quali, ad esempio, i terremoti o altri disastri naturali, gli abusi sessuali, i maltrattamenti fisici, gli incidenti stradali, ecc.

La ricerca scientifica ha dimostrato ampiamente come le persone possono reagire ai piccoli e ai grandi traumi manifestando sintomi di natura cognitiva, emotiva e fisica. Pensieri intrusivi e improvvisi caratterizzati dal ricordo o, meglio, dal rivivere con profonda partecipazione e angoscia quanto accaduto, con la conseguente difficoltà a mantenere le attività quotidiane; problemi di sonno e incubi notturni frequenti; difficoltà di concentrazione; senso di colpa per essere sopravvissuti a un evento che ha invece determinato la morte di persone care; nausea, cefalea, sudorazioni improvvise e senso di profondo malessere, sono solo alcuni esempi dei segni con cui il trauma può manifestarsi a distanza anche di molto tempo. Inoltre, soprattutto nel caso dei «grandi traumi», si può associare un profondo senso di disperazione e scarsa fiducia nella vita.

Tutti questi sintomi si manifestano, al netto delle differenze dovute all’età cronologica e alla fase di sviluppo, tanto negli adulti che nei più giovani e qualsiasi esperienza in cui il bambino sperimenta oppressione, paura o dolore unito a una sensazione di impotenza, può essere considerato un trauma infantile.

Va detto, a onor del vero, che non tutte le esperienze traumatiche lasciano un segno nella psiche e nelle vite delle persone. 

Variabili individuali, biologiche ed esperienziali, modulano gli effetti che il trauma può determinare nello sviluppo psicologico individuale. Il trauma non ha, quindi, lo stesso effetto su persone diverse.

Quindi, da un lato possiamo certamente affermare il principio per cui i bambini che sperimentano ripetute esperienze traumatiche presentano un rischio elevato di sviluppare, in età adolescenziale e nella giovane età adulta, disturbi psicopatologici come il disturbo da stress post-traumatico, disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo e, nei casi più gravi, psicosi o disturbi dell’umore. Allo stesso tempo dobbiamo chiederci perché non tutti i bambini esposti a esperienze traumatiche sviluppano successivamente un qualche disturbo psicopatologico. 

Si cerca di rispondere a questa domanda grazie al contributo di psicologi, neuropsichiatri infantili e ricercatori impegnati da tempo nella cura di persone vittime di abusi e maltrattamenti subiti in età pediatrica. Seguendo i princìpi delle più recenti evidenze scientifiche, si possono individuare diversi ambiti di conoscenza del trauma infantile e del loro trattamento.

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