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Come abbiamo impostato una didattica a distanza inclusiva - Erickson.it 1

«Come abbiamo impostato una didattica a distanza inclusiva»

Cristina Farina, insegnante specialista di Lingua Inglese, ci racconta come è stata organizzata la Didattica a Distanza nella scuola primaria dove lavora in modo da renderla accessibile e fruibile da tutti

Cristina Farina è collaboratrice del Gruppo ELICom e insegnante specialista di Lingua Inglese presso l’Istituto Comprensivo di Marostica, in provincia di Vicenza, dove si occupa di progetti per il potenziamento delle abilità linguistiche negli alunni di scuola primaria e coordina gruppi di lavoro e progetti di formazione per i docenti di lingue.
Le abbiamo posto alcune domande per ricostruire l’esperienza vissuta durante l’emergenza come insegnante della scuola primaria.

Quali sono stati gli elementi di maggiore sfida che si è trovata ad affrontare nella sua esperienza di insegnante di scuola primaria dopo l'interruzione delle attività in presenza?

Le sfide incontrate in questi ultimi mesi sono state molteplici. La prima: riorganizzare la mente e riorganizzare la didattica dall’oggi al domani, trovare nuovi schemi, nuove tempistiche, nuove modalità e routine di lavoro sia con i bambini che con i colleghi.
Un altro elemento di sfida è stato il rimodulare in continuazione quanto progettato in funzione del prolungamento progressivo della sospensione dell’attività didattica in presenza. Infine, trovarmi catapultata d’improvviso nel mondo tecnologico-digitale quale unico strumento e risorsa essenziale per garantire agli alunni la continuazione del percorso didattico.
E, all’interno di questo mondo, il pensare ad attività fruibili e accessibili a tutti: alunni con abilità o competenze sufficientemente consolidate; alunni con qualche fragilità; alunni con difficoltà certificate o meno; alunni in fase di alfabetizzazione italiana; famiglie senza particolari competenze linguistiche e/o tecnologiche; famiglie con disponibilità tecnologiche sufficienti o buone o, al contrario, non sufficienti; famiglie con svantaggio culturale o economico.

Come avete cercato di mantenere aperto il canale comunicativo con le famiglie e con i bambini?

I primi due canali comunicativi attivati sono stati il registro elettronico e, prioritariamente, i Rappresentanti di Classe, che hanno svolto (e svolgono tutt’ora) un importante ruolo di tramite, mediazione e divulgazione delle azioni intraprese dalla scuola e le famiglie, nonché, in senso inverso, di raccolta delle problematiche.
Inoltre, data la necessità di stabilire un contatto più ravvicinato e interattivo con gli alunni, è stata attivata la Piattaforma Edmodo.
È apparso chiaro che in questa delicata situazione la figura del Genitore dovesse assumere un ruolo fondamentale all’interno del percorso di apprendimento dei bambini diventando soggetto attivo che media e sostiene l’attività del docente. Per i bambini della Scuola Primaria non è pensabile alcun tipo di formazione a distanza senza la collaborazione del Genitore, chiamato ad una nuova alleanza educativa, un “rinnovato” patto di corresponsabilità.

Nel caso degli alunni diversamente abili, con certificazione, BES, o con fragilità non riconosciute ufficialmente quali strategie sono state adottate? Cosa ha reso difficile/ha agevolato la loro inclusione?

    L’avvio della DaD ha fatto emergere alcune criticità:
  • il mantenimento dei contatti con tutti gli alunni. Alcuni alunni erano “spariti”. Si trattava in particolare di bambini provenienti da famiglie non italofone, o con qualche svantaggio culturale, piuttosto che bambini con BES o con fragilità non certificate;
  • la ricostruzione di un contatto con gli alunni diversamente abili o con difficoltà certificate e la predisposizione di attività inclusive anche nell’ambito della DaD;
  • il dosaggio della quantità delle attività da svolgere e le modalità di esecuzione per non sovraccaricare le famiglie;
  • la mancanza di strumentazione e di competenze tecnologiche diffuse e tali da permettere una buona interazione.
    A fronte di queste difficoltà la scuola ha messo in campo una serie di azioni
  • incarico ai Docenti Coordinatori di contattare personalmente le famiglie per comprendere le difficoltà e permettere l’eliminazione degli ostacoli;
  • deroga concessa dal Dirigente Scolastico per l’utilizzo di canali “non istituzionali” (es. WhatsApp) da parte dei docenti di sostegno o dei coordinatori di classe, per il contatto con gli alunni in difficoltà, per strutturare “momenti di attività didattica”, per l’invio di materiali e/o spiegazione delle attività ai bambini o ai genitori;
  • contatto costante con il Rappresentante dei Genitori per monitorare e modulare quantità e la tipologia delle attività;
  • l’invio delle procedure e le fasi particolareggiate per l’utilizzo delle piattaforme;
  • l’attivazione della modalità di video conferenza Meet di Google con gli alunni per recuperare l’aspetto della socialità, della relazione, del contatto tra pari e con gli insegnanti (cosa di cui i bambini sentono particolarmente la mancanza);
  • la possibilità, attraverso la modalità di videoconferenza, di personalizzare gli interventi con piccoli gruppi di alunni o con alunni che presentano particolari fragilità o difficoltà di gestione del lavoro proposto attraverso la DaD.

Per quanto riguarda la didattica della lingua inglese, quali criticità sono emerse nello specifico?

Insegnamento e apprendimento della lingua inglese risentono fortemente della mancanza di tutta la parte comunicativa della lingua, in particolare dell’interazione orale durante le diverse attività.
Nelle classi più piccole, prima e seconda, dove la parte scritta è assente o ha un ruolo marginale, risulta un po’ più complicato predisporre attività particolarmente efficaci. Manca la parte di lavoro collaborativo (a coppie, a piccoli gruppi) dove i bambini sperimentano la lingua in situazione e hanno la possibilità di interagire.

Quali soluzioni didattiche ha avuto modo di sperimentare? Quali le sono sembrate più efficaci?

L’utilizzo del Learning by Doing declinato in “versione DaD” sembra essere una delle modalità più gradite ed efficaci.
Con i bambini più piccoli funzionano molto bene brevi video registrazioni attraverso cui devono realizzare qualcosa o devono giocare con qualche materiale. Le istruzioni vengono elencate/spiegate in inglese e nello stesso tempo eseguite nel video. I bambini ascoltano, esercitano la lingua e realizzano concretamente qualcosa. I genitori, anche coloro che non conoscono la lingua inglese, possono facilmente supportare i loro figli aiutandoli a ripetere lessico o facili strutture.
Naturalmente non mancano storie, brevi cartoons e canzoni o chant a cui associare qualche richiesta di semplice attività (es, un disegno, una frase, una breve registrazione, …).

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