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Collana: Il Margine / Annurca
In questo agile saggio l’autore analizza il tramonto delle professioni liberali classiche, ma anche, più in generale, del mondo dell’università e della cultura, e il loro atteggiamento ostile al lavoro con la conseguente reazione pro-lavoro da parte delle classi in ascesa.
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Prefazione (Maurizio Del Conte)
Orientiamoci al lavoro
Cos’è il lavoro: tabelloni, post-it e somiglianze di famiglia
La dialettica servo/padrone e un personaggio di Virginia Woolf
L’idea dei benestanti intellettuali e la soluzione al paradosso di Robinson Crusoe
Lo spettro del lavoro e la colonizzazione del tempo
TikTok, trapper e Generazione Z
Lavoro di cura, insomma: lavoro
Il neoliberismo e la classe piagnona
Caratteristiche della classe piagnona
Il lato oscuro del desiderio
Lo spirito del capitalismo e lo storytelling
Se crei valore sarai ricompensato
Scimpanzé, rango e tempo senza lavoro
Capitalismo e lavoro: nemici degli intellettuali (e dei signori)
Sono un signore, che posso fare per voi?
Bibliografia
Ringraziamenti
«L’idea che le persone si allontanino dal mercato del lavoro per liberare tempo all’ozio creativo può venire in mente solo a chi può vivere il lavoro come gioco e non come condizione essenziale».
Perché leggiamo saggi e articoli tesi a convincerci che non ci può essere soddisfazione in ciò che facciamo? Dobbiamo credere alla retorica delle dimissioni volontarie che piace così tanto ai media?
Forse davvero alcune persone, primi fra tutti i benestanti intellettuali, hanno interiorizzato una forma di snobismo per cui devono essere premiati, remunerati e riconosciuti per il solo fatto di esistere, alterando così la loro percezione del lavoro, tanto da teorizzarne uno tagliato su misura per loro. Si ha l’impressione che chi propone la fine del lavoro non ne comprenda l’essenza fondata sulla relazione e sulla reciprocità .
Coloro che non godono di rendite, chi vive del proprio stipendio, «servi» in quanto lavoratori, quindi servitori per definizione, poiché orientati ai bisogni e agli interessi degli altri, non chiedono però la fine del lavoro ma anzi lo difendono. La classe dei servi sa che lavorare è il modo migliore per vivere in una società democratica e solidale, lasciando che siano i signori e i loro cortigiani a pensarla diversamente.