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I mini gialli dei dettati 2
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Social media: diamo il buon esempio

Per orientare gli adolescenti nell’uso dei social media è importante che gli adulti prestino attenzione al modo in cui loro stessi li usano.

Come si possono leggere, interpretare, affrontare e gestire gli aspetti psicologici e affettivi implicati nel rapporto degli adolescenti con i videogiochi, i social network, il cyberbullismo? Ragionare sui fenomeni che riguardano i ragazzi e le ragazze non può prescindere da un punto di vista psicologico cioè affettivo ed emotivo e per questo è importante che gli adulti siano pronti alla riflessione, all’attitudine a porsi delle domande che tengano conto della complessità in cui viviamo e in cui vivono i nostri figli e studenti.

In quanto adulti, per provare ad avere un ruolo autorevole ed essere un valido punto di riferimento è importante che i genitori e gli insegnanti si interessino alla vita e alle relazioni virtuali dei ragazzi. 

È importante mantenere uno sguardo attento e curioso nel capire come stiano andando le cose fuori e dentro il loro mondo di relazioni virtuali.

La necessità dei figli adolescenti è di sentire la fiducia rispetto alla propria nuova avventura, modulando vicinanza e distanza, in modo da non perdere troppo di vista i momenti di difficoltà e fatica che richiedono un’attenzione o un’attivazione più presente da parte degli adulti.

Innanzitutto non bisogna dimenticare che genitori e insegnanti sono il primo esempio che ragazzi e ragazze ricevono sull’uso delle tecnologie di comunicazione. 

Un esempio sono le chat dei genitori che accompagnano, o meglio pervadono, ogni spazio della vita dei figli prima ancora che vengano al mondo. Non di rado sono spazi virtuali che diventano ricettacolo di invettive e critiche di ogni genere e su qualsiasi argomento. Le chat dei genitori che nascono idealmente come una potenziale risorsa e un collegamento fondamentale tra adulti, rischiano di sollecitare e far nascere numerose criticità nella crescita dei figli. A parte l’incomodo per i genitori, il vero problema diventa l’esposizione pubblica di questioni che riguardano i figli a scuola e fuori da scuola, che vengono condivise tra i genitori in pubblica piazza virtuale, con ricadute tremende sulla mente, sulle vite reali e sulle esperienze scolastiche e non dei figli. 

Sarebbe bene quindi regolamentare l’uso che gli adulti stessi fanno di Whatsapp, ben prima di preoccuparsi di limitare l’uso dei social network da parte dei ragazzi, per limitare tanti danni e brutti episodi che non solo hanno una ricaduta diretta sui ragazzi, ma che forniscono loro il cattivo esempio.

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