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I mini gialli dei dettati 2
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Metodo Montessori e anziani fragili Adolescenza
Un romanzo di formazione di Loris Taufer, rivolto agli adolescenti, letto e interpretato in chiave pedagogica da Sara Franch, Ricerca e Sviluppo Erickson
Nel volume “Le radici nascoste – Viaggio filosofico di un adolescente”, definito “un libro ibrido, a metà tra un romanzo di formazione e un saggio di filosofia” (Daniele Benfanti, “Viaggio filosofico di un adolescente. Loris Taufer ritorna sul tema dei giovani”, L’Adige, 25 settembre 2022)l'espediente narrativo è l'incontro tra un adolescente, Leonardo, e un saggio, esperto di filosofia. Molte sono le chiavi di lettura per quest’opera che alterna capitoli filosofici, a capitoli di carattere storico-narrativo. Qui vorrei fornire una lettura pedagogica, e lo farò attraverso alcune parole chiave, alcuni concetti trattati nel libro e che mi sembrano particolarmente rilevanti per la scuola e per i processi di insegnamento ed apprendimento che essa innesca.  Riconoscere di non sapere  Citando Aristotele, il saggio sottolinea come la meraviglia, lo stupore, la curiosità nei confronti delle cose e di ciò che succede siano alla base di ogni atteggiamento di ricerca, e direi anche di apprendimento. Per provare stupore e meraviglia è necessario assumere una distanza dalla realtà, un atteggiamento critico che rende la realtà ‘problema’, questione, davanti alla quale si riconosce di non sapere. La meraviglia è quindi intesa come un atteggiamento di apertura, di ricerca, di disponibilità alla messa in gioco radicale – di sé stessi e del senso comune. Citando Socrate, il saggio dice il sapiente è “chi sa di non sapere, cioè colui che non pretende di essere in possesso, in maniera più o meno dogmatica, di salde certezze sulla vita”. E poi sottolinea, in un passaggio molto bello, la centralità del porsi domande, del non dare tutto per scontato, dell’essere curiosi: sono convinto che l’importante, nella vita, sia saper porsi delle domande; riuscire a formularle nella loro giusta rilevanza, in modo che non venga dato tutto per scontato, in maniera banale e uniforme. Far sì che ciò che accade non scivoli via in modo acritico, come l’acqua piovana che scorre sulle foglie, opporre resistenza, nel senso di sollevare degli interrogativi: questo mi sembra un modo significativo di vivere, esercitando fino in fondo la nostra capacità umana di voler conoscere, di essere curiosi intorno al mondo e alla nostra esistenza (pp. 243-244) Questo atteggiamento, in ambito scolastico, ritengo sia importante sia per studenti e studentesse, ma anche per l’insegnante, che quindi riconosce di non sapere, si interroga, e assume il ruolo di levatrice, che Socrate attribuisce a sé stesso. Come la levatrice aiuta le donne a partorire, così l’insegnante non riempie la testa di studenti e studentesse di nozioni, ma attraverso il dialogo, cerca di stimolarli a indagare, porsi domande, ragionare e riflettere criticamente. Connettere conoscenza e coscienza Una dimensione importante dell’apprendimento è la conoscenza, che secondo il saggio presuppone una dimensione attiva: non è qualcosa che ci cade addosso, ma richiede una dimensione del fare, una prassi. Il saggio illustra come conoscenza e prassi siamo collegate. È importante acquisire e coltivare la conoscenza, la dimensione teoretica, ma è necessario collegarla ad una dimensione pragmatica, relativa all’azione. E poi il saggio fa un ulteriore passo e collega la conoscenza ad una dimensione etica. Conoscenza, prassi e coscienza, nella proposta del saggio, sono quindi strettamente connesse. Facendo riferimento al pensiero di Hanna Arendt, il saggio sottolinea l’importanza del dialogo con sé stessi per sviluppare coscienza e pensiero critico: questo dialogo proprio a partir da sé stessi è ciò che costituisce la nostra coscienza ed è anche essenziale per potersi formare un’opinione personale, non subordinata a verità uniche e metafisiche. Senza quel dialogo e quella coscienza il nostro fare sarebbe qualcosa di irriflesso, obbedirebbe a logiche esterne, a verità rivelate che dovremmo soltanto subire (p. 171) Ritengo che l’insegnante possa creare per i suoi studenti e le sue studentesse spazi di auto-riflessione, di dialogo con sé stessi per aiutarli a sviluppare non solo la propria coscienza ma anche un’opinione personale. Ciò permette di coltivare in loro una resistenza ad accogliere verità uniche, storie uniche, ideologie.  Decentrarsi nella complessità La complessità della realtà richiede la capacità di decentrarsi, tenere assieme le contraddizioni e la pluralità dei punti di vista. Il saggio incoraggia Leonardo a cercare, nelle sue riflessioni, di non mettere al centro solo sé stesso, ma anche i punti di vista degli altri, dell’altro con cui ci si confronta. Lo stimola ad avere un atteggiamento di apertura verso idee che all’apparenza sono in contraddizione tra loro. Attraverso la trattazione del pensiero di Hannah Arendt, illustra poi l’importanza di assumere un atteggiamento attento alle differenze e alla pluralità, che tiene insieme le contraddizioni e rende “più debole la certezza ideologica del proprio punto di vista”: bisogna mettere fra parentesi l’assolutezza delle proprie posizioni ideologiche e riconoscere realmente, e fino in fondo, la diversità delle differenti opinioni politiche. E non solo. Si tratta inoltre di capire che la pluralità è “insita in ogni essere umano” (p. 133) La scuola può giocare un ruolo nello sviluppare in studenti e studentesse un atteggiamento che tiene assieme punti di vista diversi, che non prende subito delle prese di posizione precise, unilaterali, ma mira a cogliere la complessità del reale, la ricchezza che sta nella pluralità dei punti di vista. Questo è fondamentale data la complessità del mondo contemporaneo. Interesse per le questioni del mondo Connessa alla capacità di decentrarsi è il sentirsi responsabili di ciò che accade nel mondo, nella comunità in cui si vive innanzitutto ma anche a livello più ampio, più globale. Il saggio stimola Leonardo a riflettere sulla nostra dimensione politica, sul nostro io sociale che ci caratterizza e completa come esseri umani. Ho trovato molto interessante il passaggio in cui il saggio spiega a Leonardo che per capire che cosa sia la politica è necessario fare i conti innanzitutto con una dimensione prepolitica fatta di sentimenti, emozioni, valori, ideali, sogni, utopie. Lo chiama un substratum, che è alla base del nostro essere e agire come cittadini e cittadine all’interno di una collettività, di una comunità. Il saggio evidenzia sia la dimensione individuale sia quella comunitaria della politica. E ciò rimanda all’etica e alla morale. Secondo il saggio, infatti, “la politica non può fare a meno di intrecciarsi con la dimensione etica”. Mi è piaciuto molto un passaggio in cui il saggio spiega a Leonardo perché è importante per i giovani come lui interessarsi di politica e occuparsi dei problemi degli altri, della collettività di cui fanno parte, sia essa la comunità locale in cui si vive o il mondo intero. Lo fa raccontando l’esperienza dei movimenti del ’68 e degli anni successivi: l’esperienza da me fatta in quegli anni … mi ha lasciato qualcosa di fondamentale: la capacità di indignarsi contro le ingiustizie, senza alcuna stanchezza o rassegnazione, e il senso di responsabilità verso la comunità a cui appartengo e verso il mondo….Per me la politica è fare i conti, in maniera empatica e progettuale, con il destino degli uomini e delle comunità; si caratterizza anche per il suo aspetto utopico da una parte e realistico dall’altra (pp. 133-134) La scuola, attraverso l’educazione alla cittadinanza, impostata come disciplina trasversale, può svolgere un ruolo importante nel coltivare in studenti e studentesse, indignazione di fronte alle ingiustizie, senso di responsabilità, e capacità di agire nelle comunità di appartenenza.  In conclusione, leggendo il libro ho pensato che l’approccio filosofico proposto potrebbe proprio caratterizzare l’insegnamento di tutte le discipline, non soltanto la filosofia. E ho provato a sintetizzare l’approccio in quattro dimensioni: comunità di apprendimento didattica maieutica abilità di pensiero cittadinanza globale Comunità di apprendimento Il saggio crea una relazione con Leonardo, coinvolgendo anche altre persone. Di fatto crea una comunità di apprendimento. La creazione di un clima di classe favorevole e di sostegno, di una comunità, è un prerequisito cruciale dell’apprendimento. Ciò significa creare un ambiente in cui bambine, bambini e adolescenti possano soddisfare i bisogni di appartenenza, accudimento e riconoscimento del proprio valore. Dove si sentano sicuri, accettati, inclusi. Significa anche creare un ambiente sicuro ed equo dove si può discutere liberamente, si può esprimere il proprio pensiero, la propria opinione. Ma dove si riconosce anche che la libertà di parola deve essere temperata dal rispetto per i diritti dell’altro.  Didattica maieutica Il saggio dialoga con Leonardo, lo stimola a mettere in relazione la conoscenza con la sua esperienza. Di fatto mette in atto una didattica maieutica. A scuola è importante adottare pratiche di insegnamento partecipative ed incentrate su chi apprende. Rendere i temi che vengono trattati in classe rilevanti per alunni e alunne e pertinenti alle loro vite. Adottare metodologie che valorizzino l’esperienza e le conoscenze pregresse.Offrire occasioni e strumenti per la riflessione individuale e collettiva in modo che studenti e studentesse esaminino le proprie opinioni, i meccanismi con cui si creano, ma anche i propri valori, le proprie emozioni, i propri sentimenti. Suscitare interesse reciproco e sviluppare la capacità di cogliere i punti di vista degli altri. Facilitare lo sviluppo di capacità discorsive e argomentative. Elementi chiave di una didattica maieutica sono: Indagine: adottare un modello di insegnamento basato sull'indagine, che stimola studenti e studentesse a formulare domande, ad investigare, piuttosto che fornire risposte alle domande dell’insegnante; Dialogo: dare spazio alla discussione, strutturata come dialogo, piuttosto che dibattito. Nel dialogo, l'obiettivo è ascoltare, imparare dal punto di vista degli altri e capire più a fondo. Il dibattito invece tende a polarizzare in quanto si concentra sul dimostrare che si ha ragione e che l'altra persona/gruppo ha torto.  Auto-riflessione: strutturare spazi ed occasioni per assumere ed allenare un atteggiamento riflessivo e autocritico, capace di mettere in discussione le proprie prospettive e posizioni Abilità di pensiero Il saggio stimola Leonardo a fermarsi, a riflettere, ad approfondire, e di fatto tenta di affinare le abilità di pensiero di Leonardo. Dare l’opportunità ad alunni ed alunne di sviluppare abilità di pensiero risulta fondamentale per una scuola che assolve alla funzione di educare. La scuola che insegna a pensare offre ad alunni e alunne l’opportunità di sviluppare ed allenare quattro tipi di pensiero: 1. Il pensiero attento, cioè la capacità di ascoltare in modo concentrato e attento, di valorizzare e apprezzare il contributo di altre persone (dimostrare interesse e sensibilità verso le opinioni, le esperienze ed i valori degli altri); 2. Il pensiero critico, cioè la capacità di porsi domande e interrogarsi, ragionare, collegare, valutare (ricercare significati, ragioni, evidenze, elementi distintivi, giudizi validi); 3. Il pensiero creativo, cioè la capacità di collegare e mettere in relazione concetti e idee, suggerire e immaginare (fare comparazioni, esempi, proporre spiegazioni o idee alternative); 4. Il pensiero collaborativo, cioè la capacità di comunicare, rispondere, supportare e conciliare (costruire sulle idee degli altri, mediare, dare forma a posizioni condivise).  Cittadinanza globale Il saggio stimola Leonardo ad occuparsi di politica, ad interessarsi alle questioni del mondo. Di fatto ad esercitare la cittadinanza. Al centro dell’attenzione della scuola e delle altre realtà educative ci sono persone che stanno crescendo e «imparando a vivere» in un mondo globale, interconnesso e interdipendente. La pandemia da Covid 19 e la guerra in Ucraina ci hanno reso oggi più consapevoli che mai che uno shock o una crisi in una parte del mondo ha ripercussioni dirette ed indirette a livello planetario, sulla vita di persone a migliaia di chilometri di distanza. Il locale e il globale sono intrecciati e i processi globali influenzano tutte le comunità. Tutto ciò suona molto moderno ed attuale. Eppure, più di 50 anni fa, Martin Luther King l'aveva già capito. La Vigilia di Natale del 1967, pochi mesi prima del suo assassinio, disse: “tutta la vita è interconnessa. Siamo tutti presi in una rete ineluttabile di mutualità.... prima che tu finisca di fare colazione al mattino, avrai fatto affidamento su più di metà del mondo”. Ecco, quindi, che capiamo come la nostra vita quotidiana, a partire da un semplice atto come il fare colazione al mattino, sia intrecciata alla vita di persone che vivono a migliaia di km da noi. Di fronte a ciò la scuola ha un ruolo nell’educare alla cittadinanza globale, formando cittadine e cittadini che comprendono le questioni globali, regionali, nazionali e locali e sono consapevoli dell’interazione e interdipendenza dei diversi Paesi e dei diversi popoli. Cittadini e cittadine con una mentalità globale, che sentono di appartenere ad una comune umanità, dimostrano rispetto per le differenze e l’alterità e sono consapevoli dei modi in cui loro e le loro nazioni sono implicati in problemi locali e globali. Cittadini e cittadine che credono nella giustizia sociale, nell’equità e nella sostenibilità e sono disposti ad impegnarsi per costruire relazioni etiche all’interno di comunità a livello locale e globale, salvare e proteggere il pianeta e portare il proprio contributo alla realizzazione di un mondo più equo, giusto e sostenibile.  .me-text ul li { font-size: 22px; line-height: 34px; }
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Search-ME - Erickson 1 Genitori e figli
Letture consigliate a bambini, ragazzi e adulti per conoscere meglio il web e renderlo un posto più sicuro
Il secondo giorno della seconda settimana di febbraio, ogni anno, ricorre il “Safer Internet Day”: una giornata che ha l’obiettivo di promuovere un utilizzo più sicuro e consapevole del web, incoraggiando, in maniera particolare, i giovani di tutto il mondo ad avere un ruolo attivo e responsabile per fare di Internet un posto sicuro e positivo. Quest’anno il “Safer Internet Day” cade il 7 febbraio. In occasione di questa giornata, diamo il nostro contributo all’impegno per una rete più sicura con una selezione di libri dal nostro catalogo: letture rivolte sia ai ragazzi che agli adulti, che possono aiutare a comprendere meglio i meccanismi della Rete e sensibilizzare tutti per un utilizzo del web più consapevole e positivo. Scopri i titoli consigliati: .image-carousel-container{ width:60%;} .mondo-erickson .banner-container [class^='banner-lev'] { position: relative; width: 60%; } @media (max-width:767px){ .image-carousel-container{ width:100% !important;} .mondo-erickson .banner-container [class^='banner-lev'] { position: relative; width: 100%; } }
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Search-ME - Erickson 2 Adolescenza
Le parole e i gesti che scegliamo per comunicare con gli altri ci rappresentano e rivelano la persona che siamo
Spesso capita di pensare che nella comunicazione ci sia un modo giusto e uno sbagliato di dire le cose o di mostrare i propri sentimenti. Questa idea è figlia della convinzione che ci siano dei comportamenti considerati «universalmente» corretti, ovvero che tutti leggono nella stessa maniera e che quindi non sono fraintendibili. Purtroppo non è così.  Il nostro modo di parlare, di muoverci nella comunicazione e di ascoltare è frutto di ciò che abbiamo imparato fin da piccoli. Per fare un paragone, potremmo dire che siamo tutti convinti di giocare allo stesso gioco, ma alcuni fanno pallavolo, altri basket e qualcuno invece rubamazzetto.  Per capirci tra noi, quindi, dobbiamo smetterla di dare per scontato che l’altro legga il mondo esattamente come facciamo noi. Perché una comunicazione possa esistere, infatti, non basta una persona che parla o scrive (l’emittente), serve anche qualcuno che ascolti o legga il messaggio inviato (il ricevente). L’ascolto è il primo passo per una comunicazione che funzioni: essere capaci di ascoltare con attenzione l’altra persona può fare la differenza in un’interrogazione, quando si chiede un favore e perfino nelle questioni di cuore. Metterci nei panni degli altri a volte è impossibile, non possiamo neppure lontanamente immaginare come pensa, sente e reagisce una persona che ha vissuto una vita completamente diversa dalla nostra. Eppure spesso cadiamo nell’errore di giudicare con il nostro metro situazioni che non conosciamo. Per poter aprire un dialogo costruttivo con una persona molto diversa da noi, serve essere in una situazione più serena possibile.  Se vogliamo che l’altro ascolti quello che abbiamo da dire, dobbiamo «scavalcare» le difese che i suoi pregiudizi gli fanno avere nei nostri confronti. Anche noi, a nostra volta, dobbiamo mettere da parte i nostri e spesso non è facile perché neppure riusciamo a riconoscerli! In psicologia si dice «sospendere il giudizio», ovvero smettere di pensare di essere nel giusto e accogliere il dubbio che l’altra persona possa avere una sua visione altrettanto corretta della nostra. La comunicazione, infatti, è come lo scambio di una palla: ciò che comunichiamo dice all’altro se siamo accoglienti o se rifiutiamo non solo quanto ci viene detto, ma l’intera persona. Un passaggio di palla morbido indica la nostra intenzione a giocare insieme, una schiacciata violenta l’esatto contrario. Essere accoglienti verso un punto di vista diverso dal nostro non mette a repentaglio la nostra vita, ma, se a prima vista ci fa paura, possiamo considerarla come un’esplorazione in un mondo diverso dal nostro. Magari troveremo un tesoro inaspettato! La comunicazione si divide solitamente in tre tipi: verbale, cioè il contenuto del nostro messaggio, le parole che nascono dal nostro pensiero; paraverbale, cioè il «come» diciamo le parole, ovvero il nostro tono di voce e l’intonazione che ci mettiamo; non verbale, tutto ciò che non riguarda le parole o come le diciamo. Le ultime due sono costituite da ciò che non riguarda le parole e neppure da come le pronunciamo. Restano quindi le nostre espressioni, la posizione del corpo, il modo di vestire, il contatto visivo con la persona a cui stiamo parlando. Per riuscire a fare in modo che il nostro messaggio sia semplice e chiaro, dobbiamo accordare questi tre aspetti. Per esempio, è più difficile ottenere l’attenzione di qualcuno se parliamo a bassa voce, teniamo lo sguardo basso e facciamo molti giri di parole. Mentre è facile tenere l’attenzione se guardiamo negli occhi una persona, scandiamo bene le parole e magari gesticoliamo per spiegarci meglio. Allo stesso modo, qualcuno odia essere toccato, altri non amano la vicinanza fisica o si imbarazzano ad essere guardati negli occhi. Quindi, anche se è vero che in media una persona che parla con una postura aperta e lo sguardo sull’interlocutore viene giudicata più espansiva di una persona che tiene le braccia incrociate o che si sdraia su una sedia, non sempre queste caratteristiche sono apprezzate da tutti e non è detto che ti garantiscano sempre un risultato comunicativo ottimo al 100%.Nell’amicizia, come nella buona comunicazione, bisogna sempre ascoltare le esigenze anche dell’altra persona e non dare per scontato che quello che vale per noi valga per tutti.
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Search-ME - Erickson 3 Genitori e figli
Come gestire tipologie di dolore nuove o conosciute nei propri figli
La terapia del dolore generalmente si occupa di condizioni severe e/o croniche. Le situazioni nella quale ogni bambino e adolescente sperimentano dolore sono però tra le più disparate: dalla banale sbucciatura, alla mano che afferra la maniglia del bollitore sul gas, ad una caviglia slogata, ma anche un infortunio che fatica a recuperare. Ci sono dolori più importanti come quelli legati a specifiche malattie o patologie che possono diventare anche cronici, ma pure quelli ricorrenti più tipici dei mal di pancia o dei mal di testa rivestono un ruolo nel limitare la qualità della vita. Non dimentichiamoci delle procedure quali esami del sangue! Anch’esse rivestono una loro importanza nel farci percepire il dolore (infatti un conto è farli ogni tanto, un altro è doverli fare spesso). Tutti i dolori hanno il dovere di essere riconosciuti e adeguatamente trattati per non generare possibili ripercussioni nello sviluppo del bambino (memorie del dolore e difficoltà ad esso collegate (Failo, 2020). Due domande potremmo porci di fronte a questo difficile periodo della pandemia, ovvero come i dolori sopra descritti vengono gestiti sia a casa che nelle strutture sanitarie e se ci sono nuove condizioni di dolore derivanti dalla situazione Covid. Proviamo ad esplorare la prima. Come vengono gestiti i dolori importanti in tempo di pandemia? Molto recentemente alcuni studi internazionali hanno sottolineato l’importanza della telemedicina e dei programmi eHealth quale modalità più promettenti per continuare i trattamenti e l’assistenza ai bambini e adolescenti ma anche quale supporto ai loro genitori durante tutti i periodi della pandemia (Eccleston et al., 2020; Badawy & Radovic, 2020). Singolarmente, in due studi italiani è emerso però anche come il mal di testa negli adolescenti sembra essere migliorato durante il lockdown perché si sono ridotti alcuni fattori di stress come la scuola (Papetti et al., 2020), ma questo è avvenuto anche negli adulti con emicrania (Parodi et al., 2020). Questo ci dice che la gestione di condizioni dolorose preesistenti è possibile anche a casa e, in un periodo come questo, . La pandemia ha portato nuove condizioni di dolore? Per rispondere a questa domanda, partiamo da un piccolo studio francese di settembre 2020 (Nathan et al., 2020) che ha cercato di comprendere come si manifesta il Covid nei bambini: ebbene, sembra che i più piccoli (sotto i 2 anni) presentino forme meno aggressive del virus con sintomi quali tosse, fatigue, dispnea e dolore addominale, in ogni caso con meno comorbidità legate ad altre problematiche/patologie preesistenti. Tutti questi sintomi fanno parte del decorso della malattia e scompaiono una volta che essa si è risolta. In questo caso i sanitari sono in grado di prestare tutte le cure necessarie. Altra questione è la comparsa di una nuova sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini, chiamata MIS-C a seguito del COVID-19, caratterizzata da shock, difficoltà respiratorie, disfunzioni cardiache, dolore addominale, mal di testa e positività a diversi marker infiammatori che ha molte caratteristiche in comune con la malattia di Kawasaki (Godfred-Cato et al., 2020). Si sa ancora poco di come si evolveranno questi quadri, ma si spera che il vaccino per il Covid porterà dei benefici anche su questi fronti. Diversa è la questione dell’accertamento alla positività al Covid. Il metodo più utilizzato sia per il costo che per la minor invasività e per la discreta sensibilità è il tampone naso-faringeo (Palmas et al., 2020; Pondaven-Letourm et al. 2020): è infatti simile a quello faringeo che si fa per la tonsillite, quindi molti operatori sanitari erano già addestrati per eseguirlo correttamente. Si tratta probabilmente del più grande attuale stravolgimento della routine di un bambino a cui quasi tutti oggi sono sottoposti. Pertanto è utile che i genitori siano informati di come si svolge e quindi conseguentemente spieghino in anticipo, nel modo più corretto e semplice possibile come si svolgerà la procedura: Per esempio dire che il bastoncino del tampone verrà inserito nel naso fino a toccare un punto specifico, che il tutto durerà massimo 6/7 secondi e che la mamma o il papà cingeranno dolcemente il bambino da dietro e gli terranno ferma la fronte. Può essere doloroso, ma forse più che altro fastidioso. Infatti la lacrimazione successiva è una reazione allo stimolo e alla paura più che l’effetto di un dolore. Le considerazioni derivanti da questo secondo punto ci pongono diverse opzioni realizzabili concretamente da parte dei bambini/adolescenti stessi e delle loro famiglie. Per esempio partire dal rinforzare i fattori di protezione come una chiara ed onesta comunicazione ed un comportamento responsabile, dal giusto riconoscimento del disagio ma anche della conseguente attenuazione subito dopo il tampone/procedura diagnostica. Si possono quindi anche ridurre i fattori di rischio, rappresentati in primis dalla paura di non sapere cosa sta succedendo, dalla minimizzazione del malessere, dall’ansia di dover far tutto velocemente e senza fare domande. Anche durante questo difficile periodo della pandemia si può fare molto per la gestione del dolore nei bambini e negli adolescenti, ed ogni adulto ha la responsabilità – e anche il diritto – di agire per tutelare il più possibile i figli di tutti. Bibliografia Failo A, 2020, Mi fa ancora male. Trento: Erickson Eccleston, C., Blyth, F. M., Dear, B. F., Fisher, E. A., Keefe, F. J., Lynch, M. E., Palermo, T. M., Reid, M. C., & Williams, A. C. de C. (2020). Managing patients with chronic pain during the COVID-19 outbreak: considerations for the rapid introduction of remotely supported (eHealth) pain management services. Pain, 161(5), 889–893 Badawy, S. M., & Radovic, A. (2020). Digital Approaches to Remote Pediatric Health Care Delivery During the COVID-19 Pandemic: Existing Evidence and a Call for Further Research. JMIR Pediatrics and Parenting, 3(1), e20049 Papetti, L., Loro, P. A. D., Tarantino, S., Grazzi, L., Guidetti, V., Parisi, P., Raieli, V., Sciruicchio, V., Termine, C., Toldo, I., Tozzi, E., Verdecchia, P., Carotenuto, M., Battisti, M., Celi, A., D’Agnano, D., Faedda, N., Ferilli, M. A., Grillo, G., … Valeriani, M. (2020). I stay at home with headache. A survey to investigate how the lockdown for COVID-19 impacted on headache in Italian children. Cephalalgia : An International Journal of Headache, 40(13), 1459–1473 Parodi, I. C., Poeta, M. G., Assini, A., Schirinzi, E., & Del Sette, P. (2020). Impact of quarantine due to COVID infection on migraine: a survey in Genova, Italy. Neurological Sciences : Official Journal of the Italian Neurological Society and of the Italian Society of Clinical Neurophysiology, 41(8), 2025–2027. Nathan, N., Prevost, B., Sileo, C., Richard, N., Berdah, L., Thouvenin, G., Aubertin, G., Lecarpentier, T., Schnuriger, A., Jegard, J., Guellec, I., Taytard, J., & Corvol, H. (2020). The Wide Spectrum of COVID-19 Clinical Presentation in Children. Journal of Clinical Medicine, 9(9). Godfred-Cato, S., Bryant, B., Leung, J., Oster, M. E., Conklin, L., Abrams, J., Roguski, K., Wallace, B., Prezzato, E., Koumans, E. H., Lee, E. H., Geevarughese, A., Lash, M. K., Reilly, K. H., Pulver, W. P., Thomas, D., Feder, K. A., Hsu, K. K., Plipat, N., … Belay, E. (2020). COVID-19-Associated Multisystem Inflammatory Syndrome in Children - United States, March-July 2020. MMWR. Morbidity and Mortality Weekly Report, 69(32), 1074–1080. Palmas, G., Moriondo, M., Trapani, S., Ricci, S., Calistri, E., Pisano, L., Perferi, G., Galli, L., Venturini, E., Indolfi, G., & Azzari, C. (2020). Nasal Swab as Preferred Clinical Specimen for COVID-19 Testing in Children. The Pediatric Infectious Disease Journal, 39(9), e267–e270 Pondaven-Letourmy, S., Alvin, F., Boumghit, Y., & Simon, F. (2020). How to perform a nasopharyngeal swab in adults and children in the COVID-19 era. European Annals of Otorhinolaryngology, Head & Neck Diseases, 137(4), 325–327
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Search-ME - Erickson 4 Genitori e figli
Per orientare gli adolescenti nell’uso dei social media è importante che gli adulti prestino attenzione al modo in cui loro stessi li usano.
Come si possono leggere, interpretare, affrontare e gestire gli aspetti psicologici e affettivi implicati nel rapporto degli adolescenti con i videogiochi, i social network, il cyberbullismo? Ragionare sui fenomeni che riguardano i ragazzi e le ragazze non può prescindere da un punto di vista psicologico cioè affettivo ed emotivo e per questo è importante che gli adulti siano pronti alla riflessione, all’attitudine a porsi delle domande che tengano conto della complessità in cui viviamo e in cui vivono i nostri figli e studenti. In quanto adulti, per provare ad avere un ruolo autorevole ed essere un valido punto di riferimento è importante che i genitori e gli insegnanti si interessino alla vita e alle relazioni virtuali dei ragazzi.  È importante mantenere uno sguardo attento e curioso nel capire come stiano andando le cose fuori e dentro il loro mondo di relazioni virtuali. La necessità dei figli adolescenti è di sentire la fiducia rispetto alla propria nuova avventura, modulando vicinanza e distanza, in modo da non perdere troppo di vista i momenti di difficoltà e fatica che richiedono un’attenzione o un’attivazione più presente da parte degli adulti. Innanzitutto non bisogna dimenticare che genitori e insegnanti sono il primo esempio che ragazzi e ragazze ricevono sull’uso delle tecnologie di comunicazione.  Un esempio sono le chat dei genitori che accompagnano, o meglio pervadono, ogni spazio della vita dei figli prima ancora che vengano al mondo. Non di rado sono spazi virtuali che diventano ricettacolo di invettive e critiche di ogni genere e su qualsiasi argomento. Le chat dei genitori che nascono idealmente come una potenziale risorsa e un collegamento fondamentale tra adulti, rischiano di sollecitare e far nascere numerose criticità nella crescita dei figli. A parte l’incomodo per i genitori, il vero problema diventa l’esposizione pubblica di questioni che riguardano i figli a scuola e fuori da scuola, che vengono condivise tra i genitori in pubblica piazza virtuale, con ricadute tremende sulla mente, sulle vite reali e sulle esperienze scolastiche e non dei figli.  Sarebbe bene quindi regolamentare l’uso che gli adulti stessi fanno di Whatsapp, ben prima di preoccuparsi di limitare l’uso dei social network da parte dei ragazzi, per limitare tanti danni e brutti episodi che non solo hanno una ricaduta diretta sui ragazzi, ma che forniscono loro il cattivo esempio.
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Search-ME - Erickson 5 Adolescenza
Un percorso in 40 passi per fare la nostra parte e salvaguardare l’ambiente
Quando un organismo è intossicato si ammala e lo stesso è successo al nostro Pianeta. Se la Terra è avvelenata lo sono anche gli esseri che ci vivono, compresi noi. L’uomo ha una grande responsabilità in questo, ma allo stesso tempo è da noi che può partire la rivoluzione che trasformerà tanti piccoli gesti letali in altrettante pratiche curative.  In moltissime e diverse culture e religioni esiste un periodo di quaranta giorni in cui si decide volontariamente diprendersi cura del corpo e dello spirito, in cui si capisce meglio cosa sta accadendo, si evita il superfluo, ci si concentra sulla guarigione e si consolidano pratiche sane. Lo stesso possiamo fare quando capiamo che è ora di prenderci cura della nostra bellissima casa, ossia il Pianeta Terra.  Iniziamo da una piccola cosa per volta, concediamoci di sbagliare e correggere a poco a poco, ma manteniamo la necessaria tenacia per compiere tutti i passi che questo importante cammino richiede. Tra questi, ad esempio, c’è il prestare attenzione alle conseguenze che comportano i nostri acquisti, sia che si tratti di cibo, di vestiti, o di giocattoli. Tornano quindi utili i principi del ridurre, riutilizzare e scambiare così da dare una nuova vita agli oggetti e a noi stessi la possibilità di stringere nuove amicizie, oltre naturalmente a salvaguardare il benessere del Pianeta.  Si scopre anche che mangiare sano scegliendo di ridurre l’acquisto di cibi confezionati, o spostarsi in bicicletta anziché in auto, non fa bene solo alla linea ma anche all’ambiente. O ancora che la fantasia e la creatività sono i primi alleati del cambiamento green verso il quale siamo diretti.  Questo non è che un punto di partenza, ma ogni grande impresa richiede un inizio e a questo punto è meglio non rimandare più. Applicare coscienza, cura, amore verso la natura e l’ambiente significa sforzarci tutti di creare una società in cui si sancisce il diritto alla felicità per tutti. Perché in fondo non si parla solo di ecologia, ma anche e soprattutto di felicità, ossia stare bene con noi stessi, con gli altri e con l’ambiente che ci circonda. Per questo ogni giorno, ognuno di noi, può fare la differenza e pensare che in fondo: «Dipende da me»!
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