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Dipendenza da Internet - Erickson 1

Dipendenza da Internet

Perché molti ragazzi cercano rifugio nel web nel loro percorso di crescita

Tra le nuove forme di dipendenza negli adolescenti, troviamo di frequente la dipendenza da internet. Ma perché, in età evolutiva, i ragazzi sentono il bisogno di rifugiarsi nel mondo virtuale della rete, fino a diventarne “dipendenti”? A quale bisogno corrisponde un uso smodato del web?

 

È più corretto parlare di dipendenze da internet, piuttosto che di un’unica forma di dipendenza. Si può, ad esempio, distinguere tra: dipendenza da contenuti sessuali e pornografici, dipendenza dalle relazioni virtuali, dipendenza dalla ricerca di informazioni, dipendenza dai videogiochi e dipendenza da gioco d’azzardo. A partire da questa categorizzazione si possono anche definire diversi livelli di gravità. Noi valutiamo il livello di compromissione in funzione non tanto del tempo trascorso in rete ma delle modalità di utilizzo: mantenimento di relazioni on line, videogiochi senza alcun contatto con altri utenti, navigazione solitaria alla ricerca di informazioni.


Il dolore che attanaglia la mente dei rifugiati nella rete appare strettamente correlato al crollo dell’ideale infantile, che si scontra in modo traumatico con la realtà del cambiamento corporeo e dell’incontro reale con i coetanei, oltre che alla difficoltà di organizzare un nuovo progetto di crescita per il futuro.


Spesso tutto ha inizio nella preadolescenza, durante gli anni di frequentazione della scuola secondaria di primo grado, o poco più tardi, con l’ingresso alla secondaria di secondo grado.

I cambiamenti cognitivi, emotivi e corporei, uniti a quelli che si impongono nella realtà esterna, spesso suggellati dal passaggio a un nuovo ordine di scuola, possono creare una frattura nel percorso di crescita, perché l’adolescente può non sentirsi sufficientemente equipaggiato per far fronte a queste novità.


Il mondo virtuale, allora, può diventare per questi ragazzi quello che, in riferimento ad altre esperienze, viene chiamato «compagno immaginario» o «custode narcisistico». Si tratta in entrambi i casi di esperienze a cui viene affidato il compito di proteggere lo sviluppo di una rappresentazione di sé accettabile nel corso della crescita.

 

Il concetto di custode narcisistico si riferisce a una funzione psichica che certi oggetti possono svolgere nel corso della crescita individuale, rispondendo alla necessità di sviluppare un «sano narcisismo», un giusto amore per se stessi.

Il destino di questi oggetti e pensieri, di cui si serve anche il bambino, è di adattarsi nel tempo alla realtà, ma all’inizio devono svolgere una funzione di protezione rispetto alla presa di contatto con i propri limiti, non ancora psichicamente accettabili, né integrabili.

Il mondo virtuale può allora svolgere questa funzione, in quanto tutela dal contatto con il reale ma senza garantire in modo statico e duraturo l’onnipotenza narcisistica, poiché consente comunque di sperimentare forme di allenamento e adattamento progressivo alla realtà.

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