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Prendersi cura delle differenze

Riconoscere, accogliere e valorizzare le differenze nella scuola secondaria di primo grado

È da tempo assodato che ogni persona ha un proprio modo di apprendere, tempi di apprendimento differenti da quelli di un’altra e delle preferenze verso certi tipi di spazi. Ogni individuo ha un suo personale stile nel reagire a un input, nell’organizzare informazioni e nell’approcciarsi alla risoluzione di un problema. Questo perchè in primo luogo, ogni individuo, e dunque anche ogni bambino, ha una propria storia di vita che rende il suo modo di guardare al mondo unico e particolare. 

Nessun docente in Italia può in effetti disinteressarsi alle differenze tra i suoi studenti. È dagli anni Settanta che il nostro Paese ha fatto una scelta precisa: tutti devono andare a scuola, tutti devono frequentare le istituzioni educative. 

Da questa scelta discendono il compito e la missione dei docenti di attivare percorsi educativi e didattici idonei e mirati ai bisogni speciali di ciascun allievo.

Alla consapevolezza di queste differenze individuali la didattica risponde con i processi di individualizzazione e personalizzazione, cioè con la differenziazione dei percorsi di apprendimento sia per quel che riguarda le modalità sia per quanto concerne i traguardi da raggiungere. Individualizzare significa infatti progettare percorsi didattici diversi per alunni diversi, che portano però al raggiungimento di un comune livello di istruzione, almeno per quel che riguarda le competenze di base irrinunciabili. Personalizzare, invece, significa orientarsi fortemente alle differenze degli alunni e valorizzarle anche nell’ottica di traguardi formativi differenziati. 

Si tratta quindi di permettere a ognuno, una volta che le predisposizioni e le preferenze siano state riconosciute, di sviluppare i propri punti di forza, le proprie eccellenze.

Soprattutto nella scuola secondaria di primo grado, ancora così fortemente ancorata a una metodologia di insegnamento che prevede la centralità dell’insegnante, è fondamentale promuovere altre forme di insegnamento e apprendimento che prevedano una maggiore attenzione alle differenti caratteristiche individuali degli alunni e propongano un’organizzazione degli spazi, dei tempi e dei materiali che le rispettino, favorendo la creazione di percorsi mirati e personalizzati.

Ecco quindi come è possibile promuovere una cultura scolastica - che significa anche cura - delle differenze nell’ottica della loro valorizzazione.

Riflettere su di sé: anche i docenti e le docenti hanno un loro personale modo di apprendere ed è quindi fondamentale prendersi il tempo di riflettere sul proprio modo di apprendere, conoscere le proprie inclinazioni e preferenze per far sì che il proprio non diventi l’unico modo giusto. Sulla base di questa consapevolezza è poi importante di tanto in tanto ripensare le proposte didattiche che si fanno agli alunni, valutando quanto queste tengano conto della pluralità di modi di apprendere che ci sono nella classe.

Condividere le osservazioni: è necessario condividere osservazioni e punti di vista, in modo che si possa dare forma a quel mosaico di informazioni capace di rappresentare i tanti diversi aspetti dell’apprendimento degli alunni che possono emergere in alcune lezioni e non in altre.

Parlare di differenze: riflettere sulle differenze e tenerne poi conto nelle scelte didattiche rispetto a spazi, tempi e materiali, veicola l’idea della normalità della differenza. Ciò non significa negare la difficoltà, ma vederla nella cornice di un contesto classe in cui le differenze nell’apprendimento sono la normalità e dove, dunque, tutti hanno punti di forza e difficoltà, certo in misure diverse e per ragioni differenti.

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