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Con autenticità e sincerità 1

Con autenticità e sincerità

Intervista a Mariagrazia Contini, ordinario di Pedagogia Generale e Sociale e Filosofia dell’Educazione, ora in pensione, sul valore delle emozioni e dell’educazione alle emozioni nella nostra vita

Prof.ssa Contini, iniziamo con una domanda a prima vista semplice, ma fondamentale: che cos’è l’empatia?

Nel linguaggio comune, quando si fa riferimento con superficialità all’empatia, si fa riferimento a una capacità di mettersi nei panni degli altri. Da quando c’è stata la scoperta dei neuroni specchio e si è diffusa l’idea che l’empatia sia un prerequisito biologico di cui disponiamo, sembra che empatizzare sia facile. Ma in realtà, non riusciamo a metterci nemmeno nei nostri panni. Conosciamo molto poco noi stessi, sappiamo poco dei nostri desideri, progetti, bisogni e contraddizioni. Ci conosciamo abbastanza poco per presumere di poter conoscere gli altri, tanto da metterci nei loro panni. Io definirei l’empatia come un esercizio di approssimazione all’altro, una tensione ad avvicinarci agli altri per tentare di comprendere, con pazienza e delicatezza, il significato che ha per l’altro l’esperienza che sta vivendo. Quindi, non si tratta di prestare all’altro i nostri significati («Lo so cosa provi. Ci sono passata anche io»), ma di capire cosa significa per te Altro l’esperienza che vivi.

Lei crede che tra gli effetti della pandemia, a causa della distanza che questa ci ha imposto, tra gli studenti si sia sviluppata più indifferenza?

Cominciamo con il dire che l’indifferenza è presente da molto prima che accadesse il Covid. La lontananza può avere indotto qualche abitudine più di chiusura e di ripiegamento su se stessi, però non la ritengo un elemento capace di modificare in profondità il nostro atteggiamento nei confronti degli altri. Parlando dei ragazzi, è vero che hanno sofferto molto. La loro età è un’età di socievolezza e incontro con gli altri, però già da tempo sono abituati a una comunicazione che viaggia soprattutto in rete. Sì, riconosciamo che per loro è stata una sofferenza il fatto di rimanere chiusi e a distanza. Di fronte all’impedimento posto dalla pandemia e dalle restrizioni, per loro che sono cresciuti sin dall’infanzia senza avere quel minimo di frustrazione utile per crescere, in questo caso un po’ di frustrazione c’è stata. Ma per quanto riguarda il rapporto con gli altri, credo che abbiano mantenuto il rapporto con i loro amici più cari e abbiano perso quei rapporti ai quali non tenevano particolarmente.

L’articolo completo “Con autenticità e sincerità” è disponibile sul numero di settembre 2021 della rivista Erickson “DIDA

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