Secondo gli ultimi dati del MIUR, nella scuola italiana il numero di alunni con una disabilità certificata è pari a 268.246, corrispondente al 3,1% del totale degli alunni. Questa cifra, che fa riferimento all’anno scolastico 2017/2018, è superiore di 14mila unità rispetto a quella dell’annata precedente. L’impennata nel numero degli alunni con disabilità emerge in maniera forte nel confronto col passato meno recente: nell’anno scolastico 1997/1998, ad esempio, la percentuale di alunni delle scuole con disabilità certificata corrispondeva all’1,4% del totale.
Come dobbiamo interpretare questa situazione? E’ plausibile pensare che il numero dei casi di disabilità sia raddoppiato nel giro di vent’anni o sono possibili altre chiavi di lettura? Dario Ianes, docente di didattica e pedagogia speciale all’Università di Bolzano e co-fondatore Erickson, dà questa interpretazione dei dati: «L’aumento della percentuale può segnalare il fatto che, oggi, le diagnosi vengano fatte con sempre maggiore accuratezza rispetto al passato». Ianes fa notare anche che l’incremento è più alto nella scuola secondaria: dall’anno scolastico 1997/1998 al 2017/2018 il numero di alunni con disabilità è passato dallo 0,6% al 2,6%. «Questo significa che la carriera scolastica di questi ragazzi continua, mentre un tempo si fermava prima».
A livello territoriale, emerge una distribuzione disomogenea dei ragazzi con disabilità, con una maggiore concentrazione nelle regioni del centro e del nord-ovest rispetto al resto d’Italia (3,2% delle due macroaree contro il 3,1% del resto del Paese). La regione con la percentuale di alunni con disabilità più elevata è l’Abruzzo (con 3,7%), mentre quella con la percentuale più bassa è la Basilicata (con 2,3%). «Questa disomogeneità territoriale - prosegue Dario Ianes - segnala una certa differenza nei criteri con cui le aziende sanitarie fanno le diagnosi. Una difformità che riscontriamo da sempre, ad esempio, nelle diagnosi sui disturbi specifici dell’apprendimento».