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Come scegliere la scuola di psicoterapia? 1

Come scegliere la scuola di psicoterapia?

Un breve vademecum per aiutare psicologi e medici, decisi a intraprendere il percorso di specializzazione in psicoterapia, a valutare tutti gli elementi necessari per fare la scelta giusta

Il percorso per diventare psicoterapeuta è impegnativo e richiede un grande investimento economico, temporale ed emotivo. Per questo chi sceglie di intraprendere questo percorso è fondamentale che abbia curiosità e interesse nei confronti dell’ambito clinico, del disagio e della sofferenza mentale; una forte motivazionea crescere umanamente e professionalmente; desiderio di conoscere meglio se stesso e gli altri; voglia di mettersi in gioco
Cominciamo a entrare nel mondo della psicoterapia tramite alcune informazioni utili a inquadrare meglio la professione dello psicoterapeuta e a capire quale potrebbe essere la scuola di specializzazione più adatta alle proprie esigenze.

Che differenza c’è tra psicologo, psicoterapeuta e psichiatra?

Queste tre figure professionali hanno percorsi formativicompetenze e ruoli distinti che però nel linguaggio comune possono venire, spesso erroneamente, confusi. Facciamo un po’ di chiarezza...

Psicologo


• Possiede una laurea magistrale in psicologia.
• Ha ottenuto l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologo ed è iscritto all’apposito albo professionale.
• Si occupa della promozione del benessere in termini psicologici, e può svolgere attività di prevenzione, diagnosi, abilitazione-riabilitazione, sostegno nei confronti di persone, gruppi, organismi sociali e comunità. Può inoltre occuparsi di ricerca, didattica e sperimentazione in ambito psicologico.
• Non è abilitato all’esercizio della psicoterapia, quindi non può intervenire da un punto di vista terapeutico per curare disturbi psicologici o psichiatrici.
• Non può prescrivere farmaci.


Psicoterapeuta


• Possiede una laurea magistrale in psicologia o una laurea magistrale in medicina e chirurgia.
• Ha ottenuto l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologo o medica ed è iscritto all’apposito albo professionale.
• Ha seguito un percorso (di almeno quattro anni) con specifica formazione in psicoterapia presso scuole di specializzazione universitarie o istituti privati riconosciuto dal MUR e conseguito il relativo diploma (secondo quanto stabilito dalla Legge 18 febbraio 1989 n. 56).
• Pratica la psicoterapia per risolvere i sintomi, e le loro cause, conseguenti a psicopatologie, sofferenze e disadattamenti.
• Le modalità di intervento, gli strumenti usati, la durata della terapia variano in base all’approccio adottato dal singolo psicoterapeuta.
• Se psicologo: non può prescrivere farmaci.
• Se medico: può prescrivere farmaci.


Psichiatra


• Possiede una laurea magistrale in medicina e chirurgia.
• Ha ottenuto l’abilitazione all’esercizio della professione medica ed è iscritto all’apposito albo professionale.
• Ha frequentato una scuola di specializzazione post-lauream in psichiatria.
• Si occupa dello studio, della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali e dei comportamenti patologici. Lo psichiatra è in grado di porre diagnosi riguardo a tutti i disturbi psicopatologici. Valuta la sintomatologia e il decorso clinico e propone una cura che può indirizzarsi verso un intervento farmacologico e/o psicoterapeutico.
• Lo psichiatra può ottenere il titolo di psicoterapeuta su semplice richiesta all’Ordine professionale senza frequentare il percorso di specializzazione in psicoterapia; in questo modo può dichiararsi psichiatra-psicoterapeuta. Può comunque decidere, in base alla propria volontà, di intraprendere una formazione specifica in psicoterapia.
• Può prescrivere farmaci generici e/o psicofarmaci e valutare esami clinici.

Come capire se il percorso di formazione che voglio scegliere è di qualità?

Per una scelta consapevole della scuola di specializzazione in psicoterapia, è utile valutare vari aspetti:

• La scuola è contraddistinta da un chiaro impegno etico e da chiari diritti e doveri dei docenti e degli specializzandi?
• Propone un contratto formativo trasparente?
• Gli specializzandi sono coinvolti attivamente nella valutazione dei loro apprendimenti?
• È prevista una valutazione da parte degli specializzandi della qualità della formazione offerta dalla scuola, comprese tutte le variabili collegate (pulizia dei locali, accoglienza ecc.)

Trasparenza e rispetto del contratto formativo
La trasparenza e il rispetto del contratto formativo, che deve contenere chiaramente illustrato ogni aspetto di fruizione del servizio di formazione erogato, è un dovere di ogni scuola di formazione e un diritto di ogni specializzando anche secondo le leggi vigenti nella repubblica italiana.
Il comportamento etico della scuola e di ogni docente
Una scuola efficace si contraddistingue per l’impegno a fornire strumenti validi e scientificamente solidi che permettano agli specializzandi diplomati di apprendere i tre pilastri della competenza professionale.
Tutte le scuole afferenti al Coordinamento Nazionale Scuole Psicoterapia (CNSP) hanno elaborato e approvato la Carta dei Diritti degli Specializzandi, che dovrebbe essere illustrata e consegnata in forma scritta a ogni specializzando.

Cosa viene valutato durante il colloquio di ammissione?

Il colloquio è un momento molto importante nel quale aspirante allievo e scuola si conoscono reciprocamente.
Cosa viene valutato durante il colloquio?

1. Curriculum vitae, dal quale la commissione può prendere spunto chiedendo:

  • titoli di studio, professionali e accademici;
  • argomento della tesi di laurea;
  • eventuali pubblicazioni scientifiche;
  • esperienze di tirocinio svolte;
  • eventuali esperienze nell’ambito della ricerca;
  • attività lavorative e/o formative svolte e/o in corso;
  • competenze maturate (trasversali come le soft skills e specifiche sviluppate, ad esempio, nell’ambito clinico);
  • eventuale livello di conoscenza delle lingue straniere.

2. Conoscenze generali sulla psicologia clinica, sulla psicopatologia e sull’approccio della scuola.
L’obiettivo non è sottoporti a un Esame di Stato ma valutare la tua consapevolezza rispetto al tipo di percorso che stai andando ad affrontare. È importante che tu sappia gli elementi che contraddistinguono l’approccio di tuo interesse dagli altri per dimostrare che ne condividi princìpi e valori e che sei veramente convinto della scelta che hai fatto. A questo riguardo potrebbero chiederti se hai effettuato delle letture sullo specifico orientamento e il motivo per cui ne condividi assunti e princìpi.

3. Motivazioni personali e professionali che potrebbero essere indagate attraverso domande di questo tipo:

  • a. Perché hai scelto una scuola di quel determinato orientamento e, in particolare, quella specifica scuola?
  • b. Perché hai scelto di svolgere una determinata attività professionale e/o formativa? c. Cosa intendi fare con il titolo?
  • d. Qual è il tuo progetto professionale?
  • e. Come pensi di realizzare questo progetto?

4. Attitudini personali, riportiamo gli aspetti che possono essere valutati:

  • a. conoscenza e presenza di valori etici professionali;
  • b. equilibrio psicologico ->attenzione, non c’è niente di male se una persona che vuole fare lo psicoterapeuta ha dei problemi personali, ma l’importante è che ne sia consapevole, mostri di saperne parlare, di volerli affrontare o di averli già affrontati magari proprio attraverso una terapia personale;
  • c. consapevolezza dei propri vissuti;
  • d. l’apertura mentale verso gli altri, verso le altre culture (ad esempio, potrebbe essere utile raccontare esperienze vissute all’estero);
  • e. la curiosità e la vivacità intellettuale (puoi far riferimento alle tue passioni, ai tuoi interessi);
  • f. lo spirito critico;
  • g. la volontà di crescere personalmente e professionalmente.

L’integrazione di tutti gli aspetti riportati sopra sarà decisiva nel formulare una valutazione complessiva del candidato.
Rispetto all’oggetto di valutazione nei colloqui di ammissione, alcuni direttori delle scuola di psicoterapia ci hanno dato queste indicazioni.
«Noi consideriamo colloquio di ammissione, criteri legali (psicologa/o, medico iscritti all’Albo), curriculum e valutazione delle esperienze già svolte nei tirocini e nel possibile lavoro già svolto nei diversi ambiti (sociale, ospedaliero, scolastico ecc..), livello di competenza culturale e scientifica»
Pietro Barbetta (Direttore della Scuola Internazionale di Terapia Sistemica a indirizzo Transculturale (Bergamo)
«Nel nostro caso le candidature vengono valutate partendo dal curriculum formativo. Inoltre, vengono valutate le caratteristiche di base, elementi che vanno al di là della formazione in senso stretto. In un certo senso le valutazioni che noi facciamo sono anche delle valutazioni cliniche, valutiamo le attitudini personali in termini di equilibrio psicologico e consapevolezza dei propri vissuti»
Gabriele Melli (Direttore dell’Istituto di Psicologia e Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva -IPSICO)

Quali sono le competenze dello psicoterapeuta?

La European Association for Psychotherapy (EAP) ha definito e descritto quali competenze sono proprie dello psicoterapeuta con l’obiettivo di definirne una identità professionale chiara e accurata. I 3 livelli di competenza descritti dall’EAP sono i seguenti:
Competenze specialistiche Per l’intervento in specifici contesti o con specifici clienti
Competenze specifiche Relative a uno specifico approccio
Competenze di base Indipendenti dall’approccio teorico appreso e utilizzato
Le competenze di base sono state raggruppate in 13 domini che sintetizziamo qui di seguito:

  1.  Autonomia e responsabilità nella pratica professionale
  2.  La relazione terapeutica
  3.  Esplorazione, assessment e diagnosi
  4.  Stipulare un contratto (sviluppare obiettivi, strategie e piani)
  5.  Interventi e strumenti terapeutici
  6.  Gestione dei momenti critici e dell’emergenza
  7.  Conclusione e valutazione della terapia
  8.  La collaborazione con altri professionisti
  9.  Utilizzo della supervisione, dell’intervisione e della valutazione critica
  10.  Etica e sensibilità culturali
  11.  Gestione e amministrazione dell’attività professionale
  12.  La ricerca in psicoterapia
  13.  Prevenzione e sensibilizzazione verso il paziente e la comunità sociale.

Si tratta di competenze non normative ma descrittive di ciò che lo psicoterapeuta sa, fa ed è, che si integrano tra di loro e vanno considerate nel loro insieme e che possono essere acquisite e sviluppate durante tutto il percorso di crescita professionale e personale.

Serve fare una psicoterapia personale?

Gli istituti possono prevedere momenti di analisi/psicoterapia personale che se inseriti nell’ordinamento didattico diventano obbligatori per l’allievo.
Se invece non è prevista nell’ordinamento didattico della scuola, sarà l’allievo a scegliere liberamente se svolgere o meno un percorso di psicoterapia personale, in base alle sue necessità.
Cosa pensano specializzandi e specializzati dello svolgimento della psicoterapia personale durante il percorso formativo? Ascoltiamo alcune delle loro voci.
«La mia scuola suggerisce psicoterapia individuale, ma a proprio spese. Credo che sia però utile, per lavorare sui propri aspetti fragili».
«In linea con la formazione curriculare, penso sia essenziale la psicoterapia individuale. Essere psicoterapeuta è una scelta di responsabilità clinica ed etica verso i pazienti, che scelgono di fare un percorso di cura. Dunque, sento necessario, come psicoterapeuta e cittadina della società, interrogarmi sulle competenze anche umane, richieste a me, per entrare in contatto con la sofferenza psichica dell’altro».
Sullo stesso tema, alcuni direttori di scuole di specializzazione in psicoterapia la pensano così:
«La terapia individuale è consigliata e indicata per gli allievi che presentino funzionamenti personali rigidi come ipercontrollo, tendenza a evitare, irascibilità. Non è obbligatoria per tutti anche perché durante il percorso della formazione fin dal primo anno si ragiona sul proprio funzionamento personale e sulle proprie rigidità che possono ostacolare il lavoro clinico».
Sandra Sassaroli (Direttrice del Gruppo Studi Cognitivi)
«La psicoterapia individuale è fondamentale. Non insegna a fare lo psicoterapeuta, non è addestramento a una tecnica, ma permette di avere dimestichezza, a partire da sé, con l’inconscio, e in generale con il mondo interno, e anche di sperimentare una relazione terapeutica dal lato del soggetto che fa domanda di cura».
Sarantis Thanopulos (Presidente della Società Psicoanalitica Italiana, SPI) e Benedetta Guerrini Degl’Innocenti (Segretario dell’Istituto Nazionale di Training della Società Psicoanalitica Italiana SPI)
«Per l’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) avere almeno 100 ore di psicoterapia individuale è obbligatorio per diplomarsi. Sarebbe incongruente con il nostro modello non far vivere agli specializzandi l’esperienza, in prima persona, della psicoterapia che poi praticheranno nei confronti dei loro utenti».
Alberto Zucconi (Presidente dell’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona e Segretario Nazionale del Coordinamento Nazionale delle Scuole Private di Psicoterapia CNSP)

È necessario fare un tirocinio?

Il tirocinio è un’attività pratica fondamentale, necessaria e obbligatoria a norma di legge (D.M. 509/98) per l’ottenimento del titolo specialistico di psicoterapeuta. Può essere svolto presso strutture (pubbliche o enti privati accreditati) esterne all’istituto e convenzionate con la scuola. Ogni scuola prevede un periodo dedicato al tirocinio non inferiore alle 100 ore annue durante le quali l’allievo può «confrontare la specificità del proprio modello di formazione con la domanda articolata dell’utenza ed acquisire esperienza di diagnostica clinica e di intervento in situazioni di emergenza» (D.M. 509/98).
Il tirocinio deve essere svolto al di fuori delle ore dedicate alla didattica e la distribuzione della frequenza (in termini di giorni e ore) va concordata con la realtà ospitante.
Quali sono i consigli dei direttori delle scuole per sfruttare al meglio l’esperienza di tirocinio?
«È fondamentale che la struttura nel quale l’allievo svolge il tirocinio gli permetta, durante i primi due anni, di stare a contatto con persone che stanno seguendo percorsi di counseling o di psicoterapia e che, nei successivi due anni, possa fare esperienza diretta come psicoterapeuta con pazienti che gli vengano affidati sotto supervisione. Un altro aspetto che può aiutare molto l’allievo è il fatto che la struttura di tirocinio gli consenta di registrare le proprie sedute con il paziente in modo da poterle riascoltare e parlarne successivamente in supervisione. Capire se la struttura in cui si intende svolgere il tirocinio offre queste possibilità, a mio parere, è molto importante».
Lorenzo Cionini (Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Costruttivista Intersoggettiva, Firenze)
«Bisogna cogliere il tirocinio come “esperienza trasformativa” e possibilmente come un buon luogo per testare quanto davvero desideri fare questo mestiere e quanto ci credi e anche quanto sono vere e servono le teorie che ti insegnano a scuola. Ovviamente, nella scelta del tirocinio, nel limite del possibile, bisognerebbe poi cercare un tutor spinto dalla voglia di ricoprire questo ruolo, motivato e desiderante di occupare davvero una posizione formativa, e non che lo faccia solo perché gli conviene o deve».
Franco Merlini (Direttore scientifico de Il Ruolo Terapeutico)

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