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Scegliere la scuola di psicoterapia: il modello della Gestalt 1

Scegliere la scuola di psicoterapia: il modello della Gestalt

Le caratteristiche distintive di questo approccio e le motivazioni per sceglierlo

Quali sono le caratteristiche di questo approccio?

Gestalt è una parola tedesca che significa “struttura unitaria”, “configurazione armonica”. Due correnti di ricerca (nate in periodi e con obiettivi differenti) si rifanno a questo termine:
• la psicologia della Gestalt, corrente psicologica che si diffonde in Germania a partire dagli anni ’20 centrata sui temi della percezione e dell’esperienza;
• la psicoterapia della Gestalt Therapy, una scuola clinica post analitica, diffusa negli Stati Uniti negli anni ’50
Secondo la psicoterapia della Gestalt ogni esperienza non può che avvenire al confine di contatto tra un organismo (individuo) e il suo ambiente. In sostanza, ogni comportamento dell’individuo è strettamente collegato al contesto ambientale in cui si trova. Ciò che avviene in questo confine può essere disponibile all’osservazione e all’intervento terapeutico.
Secondo questa prospettiva ciò che cura non è la comprensione razionale e quindi il controllo del disturbo, ma il sentirsi riconosciuti nella intenzionalità di contatto verso l’altro significativo.

Gli elementi caratterizzanti la psicoterapia della Gestalt

Il contatto tra terapeuta e paziente
Durante la terapia terapeuta e paziente entrano in un contatto intercorporeo e il terapeuta dà uguale valore ai vissuti corporei di entrambi. È capace di sintonizzarsi affettivamente ed emotivamente e su questo sfondo sa dare supporto al processo di contatto, equilibrando, a seconda delle esigenze della situazione, gli elementi di supporto necessari per incontrare la novità e per promuovere l’intenzionalità di contatto e la crescita del paziente.

La relazione terapeutica come luogo di esplorazione attiva
L’esperimento, e l’azione che esso promuove, è un elemento specifico utilizzato in terapia per sostenere il processo di contatto. L’azione così intesa nasce dalle intenzionalità di contatto in gioco, libera le potenzialità espressive e corporee presenti nella situazione, offre la possibilità di fare concretamente esperienza della novità nella relazione.

Fare una diagnosi estetica
Oltre a conoscere i sistemi diagnostici e le procedure di assessment, il terapeuta deve sapere fare una diagnosi gestaltica: cioè la diagnosi, attimo per attimo, del processo di contatto fra terapeuta e paziente. Questo è un processo di valutazione intrinseca, basato sulla percezione sensoriale, che può essere definito diagnosi estetica. Essere consapevoli di ciò che succede momento per momento nel contatto è un atto diagnostico e al tempo stesso un intervento terapeutico.

Consapevolezza e contatto con l’ambiente
Lo scopo della cura è che il paziente ripristini la spontaneità nel contattare l’ambiente. Offrire al paziente una condizione sicura e di supporto nella quale può ampliare la propria consapevolezza. Ciò può aiutarlo a incrementare la propria libertà di scelta e a essere più responsabile nei modi di relazionarsi sia all’ambiente sia a se stesso. Il terapeuta deve assumere un approccio olistico che consideri il contesto della persona in relazione all’ambiente.

Creatività e flessibilità
L’approccio della Gestalt è fondato sulla creatività e sulla flessibilità, valorizza l’intuizione del terapeuta e, oltre al dialogo verbale, utilizza un ricco ventaglio di strumenti esplorativi ed espressivi, a carattere attivo, centrati anche sul non verbale, sul movimento e sul lavoro corporeo

Perché scegliere questo orientamento?

Lo abbiamo chiesto a Margherita Spagnuolo Lobb e Giuseppe Sampognaro, rispettivamente direttrice e docente dell’Istituto di Gestalt H.C.C. Italy, che ci hanno risposto così:
«Perché è un orientamento diverso sia dalla ricerca analitica delle motivazioni del malessere, sia dall’apprendimento cognitivo comportamentale di nuove modalità di essere. Il modello gestaltico è fenomenologico, ossia rimane centrato nel qui e ora del disagio per come il paziente lo racconta al terapeuta, e da questa superficie riesce a cogliere la profondità delle strutture percettive ed emozionali.
Nel come – che include innanzitutto il processo corporeo – ritroviamo ciò che il paziente ha appreso delle sue modalità di attaccamento, il livello di fiducia e di freschezza ancora presente, la definizione di sé del paziente (autostima, ecc.); soprattutto, cogliamo l’intenzionalità con cui ne parla con noi, se ce lo dice con la paura di essere per l’ennesima volta umiliato, o con l’irritazione di chi in genere non si sente capito, o con l’angoscia che accada qualcosa di irrimediabile. Proprio il come del paziente diventa il filo conduttore dell’intervento terapeutico».

 

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