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Prendersi cura degli anziani con il metodo Montessori

Perché il metodo della pedagogista di Chiaravalle si adatta bene al lavoro con le persone con demenza

Il pensiero e l’insegnamento pedagogico di Maria Montessori viene associato comunemente al mondo dell’infanzia. Il percorso che portò la pedagogista italiana a sviluppare questa metodologia, tuttavia, non partì immediatamente dalla volontà di costruire una visione pedagogica per questa fascia d’età. Maria Montessori studiò Medicina e fu una delle prime laureate italiane sul finire dell’Ottocento. Il suo curriculum formativo non è irrilevante perché permea costantemente il senso del suo lavoro, a partire dalla necessità scientifica di osservare lo sviluppo del bambino in un contesto preparato e replicabile: in questa maniera le osservazioni così raccolte sono lo strumento da cui far derivare le ipotesi di intervento, non sul bambino direttamente ma sull’ambiente.

Nell’ultima parte della sua vita, la pedagogista italiana parlò della necessità di considerare il suo sistema metodologico rivolto alla «lunga infanzia umana», caratterizzata da piani di sviluppo sempre diversi e da un protrarsi nel tempo superiore rispetto a qualsiasi altro animale presente sulla Terra. Quello che però ci interessa far notare è che la Montessori stessa ha voluto estendere la sua proposta adattandola alle naturali trasformazioni della vita dalla nascita all’età adulta.

Il primo a occuparsi del metodo Montessori applicato agli anziani con demenza è stato Cameron Camp, psicologo statunitense, la cui figlia con disabilità ha frequentato una scuola montessoriana e la cui moglie è a sua volta un’insegnante formata nel metodo. Osservando il lavoro della moglie, Camp ha individuato molte affinità con le tecniche di riabilitazione per gli anziani. Da questa intuizione è partita così la prima sperimentazione, che ha dimostrato che tale approccio può essere traslato nello sviluppo di attività per soggetti con demenza.

I principi di base del metodo montessoriano si adattano bene al lavoro con la persona con demenza per diversi motivi:

  • l metodo educa il bambino alle attività della vita quotidiana, che sono appunto quelle che vengono perse progressivamente dalla persona con demenza;
  • l’ordine presente in varie forme costruisce uno dei fondamenti del metodo, e la persona demente ha bisogno di punti di riferimento per focalizzare la sua attenzione;
  • le procedure della presentazione montessoriana prevedono azioni come: suddividere il lavoro in diversi step, la ripetizione guidata, il passaggio dal semplice al complesso e dal concreto all’astratto, molto utili nei contesti di fragilità dell’anziano;
  • il lavoro del bambino è strutturato in maniera da favorire «l’imparare in modo inconscio»: in modo analogo, viene stimolata la memoria procedurale e non dichiarativa nell’anziano.
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