Nonostante il termine sia entrato da poco tempo nel nostro vocabolario, lo storytelling, ovvero l’arte di narrare, ci coinvolge da tempi lontanissimi, essendo una costante di popoli e culture diverse. Sia in forma orale che scritta, la capacità dell’essere umano di creare storie per riferire eventi, credenze, emozioni e, direttamente o indirettamente, trasmettere valori e conoscenza alle nuove generazioni, ossia per insegnare, rappresenta uno dei punti fermi della relazione umana.
Anche oggi impariamo ascoltando storie.
Lo facciamo fin da bambini: crescendo le narrazioni cambiano, ma tendono a trasportarci in contesti sempre di apprendimento. Con le storie cerchiamo di comprendere la realtà, di affrontare un problema e di superare le incongruenze che spesso la vita ci mette di fronte. Le storie ci aiutano a ragionare: secondo Bruner il pensiero narrativo ci serve a mettere in ordine le informazioni, a stabilire nessi causali — nessi indispensabili per il ragionamento logico —, a spiegare e interpretare gli eventi.
Lo storytelling viene spesso associato a strategie di marketing e all’ambiente pubblicitario, ma viene utilizzato spesso anche nel linguaggio scientifico, per renderlo maggiormente comprensibile a chi scienziato non è. Inoltre viene usato dagli storici per farci rivivere epoche e culture lontane e trova applicazioni anche nel campo della matematica.
Che cos’è la narrazione?
La narrazione è una pratica sociale e educativa ed è capace di dare voce alle emozioni, anche quelle più nascoste; le storie sono la nostra memoria e attraverso di esse veicoliamo le esperienze.
Inventare e condividere storie, oltre a essere un’esperienza gratificante e divertente, è un esercizio pratico di condivisione sociale, una modalità per imparare il lavoro di gruppo e l’ascolto. In questo senso, la narrazione è indispensabile per la quotidianità di ognuno di noi: anche se alcuni lavori non richiedono particolari abilità in fatto di lettura e scrittura, in tutti sono indispensabili capacità di ascolto e dialogo.
Nelle relazioni, qualsiasi relazione, dobbiamo saper ascoltare e se riusciamo a narrare e comunicare efficacemente è probabile che le stesse relazioni risultino più positive, meno complesse.
Raccontare una storia è un’arte
È necessario saper trasmettere emozioni ma anche descrivere un contesto, i personaggi, i problemi e le scelte dei personaggi; lo storytelling coinvolge chi ascolta perché crea empatia con il suo pubblico, e coinvolge chi lo usa perché non si può restare immuni dal suo fascino.
Con il bambino prevale il racconto orale che, grazie al feedback del piccolo ascoltatore e alla continua interazione tra chi parla e chi ascolta, rappresenta una eccezionale palestra di crescita per entrambi: chi racconta impara non solo a organizzare logicamente gli eventi, ma anche a potenziare l’efficacia espressiva della sua comunicazione, calibrando tono della voce, pause, prosodie, ecc., avendo subito immediato riscontro. Chi ascolta sviluppa l’attenzione, il ragionamento, il linguaggio.