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Costruiamo il welfare di domani 1

Costruiamo il welfare di domani

Giacomo Pisani, ricercatore Euricse, presenta il focus della giornata di formazione “Il Welfare che verrà”, organizzata da Euricse ed Erickson

Il tema della giornata di formazione del 28 ottobre è “Il Welfare che verrà”. Cosa sta succedendo al welfare? Quali sono i principali cambiamenti in atto?

Siamo in un momento di transizione decisivo, che in realtà è in corso già da alcuni decenni. I grandi schemi di welfare ereditati dal Novecento sono sempre meno in grado di rispondere alle trasformazioni che hanno coinvolto l’economia e la società, modificando radicalmente la composizione sociale della popolazione. Quei modelli di protezione sociale poggiavano sulla capacità di regolazione del pubblico ed erano diretti ad assicurare i gruppi sociali da una serie di rischi, calcolati su base statistica. Si tratta dunque di un modello tarato sull’omogeneità di condizioni sociali, familiari e di lavoro prodotta dall’economia industriale. Quel modello nel frattempo è andato in crisi. Un dato fondamentale, oggi, è l’estrema eterogeneità che caratterizza i bisogni sociali, che nel frattempo si sono moltiplicati a dismisura, eccedendo gli schemi e le classificazioni che erano servite, nel Novecento, a “organizzare” la società.

Di fronte a questo scenario, sempre maggiore importanza è andato acquisendo il welfare locale, che ha saputo rispondere in maniera più pronta ai bisogni che maturavano sul territorio, essendo più recettivo rispetto alle sue specificità. Si sono andate strutturando alleanze e partnership inedite, che hanno coinvolto, in particolare, le amministrazioni pubbliche e il privato sociale (imprese e cooperative sociali in primis). L’evento del 28 ottobre, organizzato da Euricse e Centro Studi Erickson, guarda a questo scenario, interrogandosi su alcuni strumenti che possono contribuire a rafforzare i modelli di governance su cui poggiano il disegno delle politiche sociali e l’organizzazione dei servizi.

Al centro dell’evento ci sono la co-costruzione e la coprogettazione del welfare locale. Cosa s’intende per coprogettazione?

La coprogettazione è un istituto introdotto con il nuovo Codice del Terzo settore. All’interno dell’art.55, esso viene associato alla coprogrammazione. Si tratta di due procedure partecipative, che delineano delle nuove possibilità di collaborazione fra istituzioni pubbliche e Terzo settore, finalizzate al disegno delle politiche (coprogrammazione) e alla progettazione di interventi e servizi (coprogettazione). Insieme, esse descrivono un modello che la Corte costituzionale ha definito di “amministrazione condivisa”. Si tratta, insomma, di un canale di collaborazione finalizzato alla realizzazione dell’interesse generale. L’accesso a tale canale è consentito solo al Terzo settore in virtù della specificità del suo orientamento, alla vocazione solidale della sua azione e alla sua vicinanza al territorio. Questi costituiscono alcuni dei caratteri che lo distinguono rispetto al privato for profit. Si tratta, adesso, di interrogarsi sulle forme organizzative più efficaci per rendere operative tali procedure. L’evento del 28 guarderà principalmente a questa dimensione.

Ci sono esperienze di coprogrammazione e coprogettazione già avviate in Italia?

Sì, nonostante l’incertezza normativa che c’è stata fino alla sentenza della Corte costituzionale n.131 del 2020, ci sono state molte esperienze di coprogettazione in Italia che hanno messo in campo esempi virtuosi di collaborazione fra pubblico e privato sociale. Basti pensare al caso di “WeCare” in Val di Susa oppure al caso di Lecco, in cui è possibile osservare anche un’interessante esperienza di coprogrammazione. Euricse è parte di un gruppo di ricerca coordinato dal prof. Luca Fazzi dell’Università di Trento, che vede anche la partecipazione di Gianfranco Marocchi, direttore della rivista Impresa sociale. Tutti i partecipanti alla ricerca saranno relatori all’incontro del 28 ottobre, quindi ci sarà modo anche di confrontarsi sulle prime evidenze provenienti dalle esperienze di coprogettazione già rodate.

Come questi istituti possono contribuire a far evolvere il welfare locale?

Queste procedure presentano un grande potenziale, soprattutto sul fronte del welfare locale. Esse permettono infatti di sistematizzare i rapporti di collaborazione che abbiamo prima citato, all’interno di un modello istituzionale sottratto alla discrezionalità delle pubbliche amministrazioni e in cui siano chiariti ruoli e obiettivi. Come anticipato, c’è adesso da riflettere sulle condizioni che rendono possibile la collaborazione, in modo da poter elaborare degli strumenti operativi che possano essere utilizzati dalle pubbliche amministrazioni e dalle organizzazioni di Terzo settore. Ci sembra che sia fondamentale, ad esempio, riuscire a creare un clima di fiducia fra i partecipanti alla coprogettazione: questa è una condizione decisiva per poter allineare gli obiettivi e condividere gli sforzi. Inoltre, sembra fondamentale la capacità di mettere in atto forme di inclusione che estendano la partecipazione anche al di fuori degli attori storicamente impegnati nell’erogazione dei servizi di welfare.

La coprogettazione diviene effettivamente trasformativa quando mobilita energie del territorio prima latenti, favorendo una differenziazione degli interventi e un allargamento dei bisogni intercettati, decostruendo l’approccio tipicamente “prestazionale” del welfare locale.

In questo quadro, essa si pone come un fattore di democratizzazione de territorio, assumendo una portata di più generale valore politico.
Infine, un tema importante è quello delle risorse, la cui condivisione deve poggiare su dinamiche di corresponsabilizzazione degli attori. Troppo spesso, invece, la gestione delle risorse, nel recente passato, ha risposto semplicemente alla logica del risparmio, laddove il pubblico ha utilizzato la coprogettazione al fine di scaricare costi e responsabilità dei servizi, a discapito della qualità.
Insomma, si tratta di temi che interrogano l’evoluzione complessiva dei sistemi di welfare, all’interno della più generale necessità di democratizzare le istituzioni. Proveremo ad attraversare la molteplicità di questi problemi, cercando di poterne ricavare delle indicazioni utili per i soggetti concretamente impegnati sui territori nella progettazione del welfare e delle politiche pubbliche.

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