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Come sviluppare un’esperienza di coprogettazione valida nei servizi sociali? - Erickson 1

Come sviluppare un’esperienza di coprogettazione valida nei servizi sociali?

Gli 8 principi suggeriti dall’economista Elinor Ostrom per la coprogettazione sociale

Le esperienze di coprogettazione sociale che si sono fatte strada successivamente alla legge n. 328 del 2000 in cui è previsto che la titolarità e la responsabilità della produzione di servizi sociali non siano più esclusiva dell’ente pubblico, hanno incontrato molteplici resistenze e difficoltà nella loro realizzazione.

Questo tipo di esperienze rappresentano bene la declinazione degli studi e dei modelli elaborati da Elinor Ostrom, premio Nobel dell’economia nel 2009, sul tema della «governance delle risorse collettive». Dopo aver analizzato molte esperienze di gestione di risorse collettive, la Ostrom è arrivata a definire otto Principi Progettuali ricorrenti che spiegano il successo delle esperienze analizzate e che possono costituire un valido riferimento per lo sviluppo delle esperienze di coprogettazione.
Ecco quali sono questi principi:

1. Chiara definizione fisica dei confini

I confini della coprogettazione devono essere definiti in modo sostenibile, sia con riferimento all’ampiezza del contesto territoriale interessato che relativamente alle problematiche sociali affrontabili con la coprogettazione che con l’individuazione di coloro che possono usufruire delle risorse collettive costituite dai servizi prodotti in coprogettazione e messi a disposizione della comunità.


2. Congruenza tra le regole di appropriazione e di fornitura e le condizioni locali
Il secondo principio sottolinea l’esigenza di stabilire chiari indirizzi per orientare l’utilizzazione delle risorse messe a disposizione per l’attuazione del welfare locale. A partire dalle specificità economiche e sociali del contesto territoriale, la realizzazione di servizi in coprogettazione deve fondarsi su un congruente equilibrio tra le risorse impiegate per garantire un adeguato accesso ai servizi dei cittadini (appropriazione) e quelle utilizzate per sostenere la produzione stessa dei servizi (fornitura). Questo tema è cruciale per lo sviluppo del sistema di welfare locale, in quanto sono da regolare interessi non immediatamente convergenti. 


3. Metodi di decisione collettiva
È importante che l’indirizzo democratico e partecipativo della coprogettazione strutturi processi decisionali improntati alla collegialità. I produttori e gli utilizzatori dei servizi realizzati, devono poter contribuire a definire, e all'occorrenza modificare, le regole che orientano la  funzionalità complessiva del sistema operativo istituito dalla coprogettazione stessa.


4. Controllo
Poiché la coprogettazione si realizza attraverso un sistema di relazioni non gerarchizzato, occorre individuare un soggetto che eserciti la responsabilità del controllo, come un organismo collegiale di direzione della coprogettazione, che dovrà in particolare controllare le modalità con cui sono utilizzate le risorse collettive e i comportamenti di coloro che usufruiscono dei servizi rispondendo del loro operato alla comunità.


5. Sanzioni progressive
La necessità di proteggere la coprogettazione implica l’applicazione di sanzioni a coloro che violano norme operative condivise. Questo principio evidenzia la necessità di esercitare in modo rigoroso le funzioni di responsabilità gestionale anche in situazioni critiche.


6. Meccanismi di risoluzione dei conflitti
Il sesto principio sollecita l’attivazione di dispositivi per trattare in modo rapido e precoce i conflitti che possono insorgere tra destinatari di servizi o tra destinatari e operatori. Considerando le tensioni conflittuali tipiche delle esperienze di produzione di servizi, lo sviluppo di competenze e di metodologie dedicate al loro trattamento costituisce un requisito essenziale per fare in modo che la coprogettazione possa proporsi come prospettiva capace di sviluppare un welfare relazionale.


7. Riconoscimento dei diritti di organizzarsi
Il settimo principio richiama la necessità di promuovere la partecipazione dei cittadini e dei destinatari dei servizi in attività di verifica e indirizzo della coprogettazione, riconoscendo loro rappresentanze e favorendo l’espressione di loro contributi.


8. Organizzazioni articolate su più livelli
Infine, l’ottavo principio pone l’attenzione sulla dimensione organizzativa della coprogettazione, richiamando la necessità di sviluppare adeguate articolazioni proporzionate all’ampiezza dei contesti territoriali e alla molteplicità dei temi sociali affrontati. In particolare, quando la coprogettazione affronta diverse problematiche sociali in contesti territoriali ampi, per garantire le necessarie cooperazioni e valorizzare le autonomie operative dei diversi soggetti occorre sviluppare un’articolazione organizzativa su più livelli concentrici.


Pensare allo sviluppo del welfare locale in una logica di coprogettazione implica quindi immaginarsi soluzioni organizzative capaci di consolidare il suo valore come bene comune e di assumere le complessità inerenti alle relazioni tra i diversi soggetti coinvolti nella produzione e nell’utilizzazione dei servizi. Le esperienze di coprogettazione avviate e quelle che in numero crescente stanno nascendo possono trarre importanti spunti da questi studi, che forniscono una valida cornice teorica di riferimento per lo sviluppo di esperienze di welfare locale fondate su nuove forme di autogoverno, capaci di costruire, come sostiene Elinor Ostrom, una terza via tra le logiche stataliste e quelle di mercato.

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