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Mario Lodi, tra un anno il centenario dalla nascita: un’occasione di speranza 1

Mario Lodi, tra un anno il centenario dalla nascita: un’occasione di speranza

Qualche ricordo della figura del grande maestro, scrittore e pedagogista italiano che mise al centro del suo impegno i diritti dei bambini

Il 17 febbraio 2022 ricorrerà il centenario della nascita di Mario Lodi (1922-2014). Lodi ha trasmesso la propria innovativa esperienza didattica all’interno dei due diari C’è speranza se questo accade al Vho (1963) e Il paese sbagliato (1970), divenuti nel corso del tempo due punti di riferimento per chi ritiene che la scuola debba trasmettere una solida cultura democratica educando a pace, giustizia e uguaglianza, e quindi essendo inclusiva. Quel titolo - C’è speranza se questo accade al Vho – può dire che, se è possibile fare certe cose in un piccolo paese, c’è speranza per tutti.

Laureee honoris causa

Nel gennaio del 1989 Margherita Zoebeli, Mario Lodi e Paulo Freire ricevettero la Laurea honoris causa in Pedagogia, dall’Università di Bologna. La ricevettero in tre modi diversi. Paulo Freire con una disinvoltura che gli permise di svolgere il suo intervento, la sua lezione, con totale spontaneità tale da poter sembrare improvvisazione. Mario aveva preparato con molta cura la sua lezione, che toccò un tema a lui molto caro: i diritti di chi riesce a misurarsi, anche attraverso il gioco, con la realtà. Riteneva, e lo disse, che quei diritti fossero messi a rischio dalla passività indotta dalle televisioni. Margherita Zoebeli era furibonda. La sua lezione fu molto bella, perché ripercorse le sfide con le quali aveva accettato di misurare la propria credibilità. Non tutti si accorsero del suo cattivo umore. Che era chiaro a chi la conosceva: non amava la cerimonia.

Mario Lodi, mite all’apparenza e molto determinato nella sostanza, svolse un intervento sul fare scuola rispettando i diritti di chi cresce. Per lui fare scuola non era annunciare verità. Le ricavava, e le leggeva insieme ai bambini, dalla realtà.

Un esempio che ci è caro: non fare lezione sulla morte; disponibilità ad accogliere i suggerimenti che arrivano dalla realtà che incontriamo. E così … così capitò che – siamo in seconda elementare – in autunno venne realizzato uno studio su quella stagione. E per questo, il gruppo portò in classe un abbondante materiale composto da fogli, rametti di sempreverdi, cachi, castagne, pannocchie, sementi … e alcune bacche di pianta ornamentale con delle “palline spinose”, un po’ simili alle castagne, e che suscitarono una certa curiosità. Quelle palline rimangono sul davanzale. Finché un bambino, Vittorio, si accorge che una pallina è stata rotta. Da chi? Nessuno può averlo fatto. E se si fosse rotta da sola? Eugenia osserva che sono usciti, dalla pallina aperta, dei chiccolini, dei semini. È la pianta che, quando la terra è umida, e quindi accogliente, fa scoppiare i frutti – le palline spinose – per far germogliare i semini. Tutti insieme, i bambini e il maestro hanno sciolto un piccolo mistero, e scoperto la realtà vivente. Severino propone di farne una commedia. Idee, proposte, distribuzione di compiti, realizzazioni… Nei giorni che seguono, la commedia è scritta, stampata, illustrata, imparata, provata e riprovata. Eugenia dice che la pianta è come la nostra mamma, e noi siamo i semini-bambini. Il gruppo scopre la trasmissione della vita. E scopre che c’è la morte: “dopo si muore”. Eugenia vorrebbe che la sua mamma non morisse mai. Severino è implacabile: anche la sua mamma morirà. Eugenia si ribella: “Quella minestra lì mi fa diventare grande e io non la voglio, perché la mia mamma diventa vecchia”.

“ ‘Non è la pappa, cara Eugenia … ’. E di questo parlando, e d’altro, quel giorno, Eugenia ed io diventammo ancora più amici, come fratelli, e lungo la strada che talora si fa assieme ritornando la sera da scuola, fra la natura che riposa preparandosi alla rinascita della nuova stagione, pianamente, senza dare eccessiva importanza, parlammo e tuttora parliamo delle tante cose brutte e belle di questo nostro mondo che scopriamo a poco a poco e della cui conoscenza la chiave preziosa ci offrì una bacca spinosa”[1].

Mario Lodi scriveva: “Se non sei per la liberazione dell’uomo, porti a scuola la tecnica del padrone, duro o paterno a seconda dei casi […] i ragazzi ti muoiono davanti agli occhi un poco ogni giorno nella compressione della fantasia e dell’intelligenza, nel distacco sempre più netto fra la scuola e la vita, nell’astuzia con la quale ti studiano per il proprio tornaconto”[2].

La corrispondenza perché

Una delle pratiche abituali dell’educazione attiva e operosa è la scrittura nella corrispondenza. In quel caso, i bambini affidati a Mario Lodi cominciano a domandare e a conoscere, e i corrispondenti rivelano qualcosa che riguarda l’acqua. Non è il solo argomento: ci sono racconti di fatti accaduti, come quello di un cane che non conoscendo il paese è stato messo sotto da una macchina, non morendo subito ma dopo un’agonia che impressionò molto i bambini; vi è il problema dell’orario, della sua organizzazione per far fronte al problema che in un’altra classe ci sono i muratori. Entra la realtà anche per queste notizie di cronaca che sarebbero vissute con passività se non ci fosse la corrispondenza, con il dovere di trasferire ad altri ciò che si sta vivendo, e quindi rielaborarlo.
E poi, appunto, l’acqua: le “canne” dell’acquedotto non arrivano a tutte le case, vi sono i problemi che riguardano l’organizzazione di un territorio, e chiamano in causa il Comune. Perché il Comune non si è messo al lavoro perché l’acqua sia presente nelle case e ci sia sempre, tutto l’anno per tutti gli anni? I corrispondenti vivono la mancanza dell’acqua come un dato da accettare passivamente; grazie alla corrispondenza si possono rendere conto che non è così, che vi sono compiti organizzativi e soggetti che devono assumerne la responsabilità. E potrebbe essere necessario andare anche oltre il Comune: un piccolo paese deve fare i conti con una realtà più grande. Si mette in moto una conoscenza che parte dal fatto che si è immersi nella realtà; e da lì nasce anche la necessità di organizzarsi perché la propria realtà non sia dominata dall’arbitrarietà, dal caso.
Scrive lo stesso maestro educatore Mario Lodi: “In questa nostra esperienza l’organizzazione non è il contrario di libertà, ma è il mezzo per passare dall’io al noi, vale a dire dalla consapevolezza della realtà sociale entro cui il singolo deve vivere.”[3].

La Costituzione: la Legge degli italiani riscritta per i bambini per i giovani… per tutti. Per creare armonia

Mario Lodi, con una modalità di scrittura collettiva che lo aveva messo in corrispondenza con don Milani e i ragazzi di Barbiana, coinvolge il gruppo della classe di cui ha la responsabilità per riscrivere la Costituzione della Repubblica Italiana[4].

Non per cambiarla. Per capirla, farla propria. Metterla al centro della formazione scolastica che noi chiamiamo democratica e quindi inclusiva.

Nasce un libro rivolto ai giovani e a tutti i cittadini che vogliono capire la Costituzione come strumento per costruire una società libera e democratica. La scuola italiana è presentata come la scuola della Costituzione, dove non solo si imparano i valori espressi, ma diventa una piccola comunità in cui essi vengono sperimentati e attuati. La Costituzione non vuole una scuola per clonare i bambini. Non vuole la rappresentazione (l’apparenza) della realtà utilizzata per diffondere la non conoscenza della stessa realtà. Non vuole la negazione delle responsabilità e la delega (a un capo?) della propria competenza morale: ritenersi così incompetenti morali.

È l’armonia delle responsabilità. Ci ha sempre colpito il senso estetico di Mario Lodi. Quello che poteva essere giudicato un errore, collocato in un certo modo acquistava un senso. E il suo autore anche. Insieme all’assunzione di responsabilità.

Citazioni
[1] Lodi M. (1963 e ristampe), C'è speranza se questo accade a Vho, Milano, edizioni dell’Avanti, p. 246. Oggi edito da Firenze, Giunti.
[2] Lodi M. (1970 e ristampe), Il paese sbagliato. Diario di un’esperienza didattica, Torino, Einaudi, pp. 23-24
[3] Lodi M., 1963, p. 156
[4] Lodi M. a cura di (2008), Costituzione la Legge degli Italiani riscritta per i bambini, per i giovani … per tutti, Comune e Provincia di Cremona, Casa delle Arti e del Gioco.
Bibliografia opere di Mario Lodi
Cipì, del 1961. Oggi edito da Einaudi Ragazzi, Torino.
C'è speranza se questo accade a Vho, del 1963. Oggi edito da Giunti, Firenze.
Il permesso, è del 1968. Oggi edito da Giunti Junior.
Il paese sbagliato: diario di un'esperienza didattica, è del 1970 (Premio Viareggio 1971). Oggi edito da Einaudi, Torino.
Il soldatino del pim pum pà, è del 1972. Oggi edito da Orecchio Acerbo, Roma.
Gesù oggi, è del 1974. Oggi edito da Gabrielli editore, Roma.
La mongolfiera è del 1978. Oggi è edito da La meridiana, Molfetta (Bari).
Bandiera, è del 1985. Oggi edito da Einaudi Ragazzi, Torino.
Bambini e cannoni, è del 1987. Oggi edito da Einaudi Ragazzi, Torino.
Cara TV con te non ci sto più. Come “resistere” al potere della televisione, con A. Pella, V. Splepoj, F. Angeli, Milano, 1997.
Il mistero del cane, è del 1989. Edito da Giunti, Firenze, 2009.
A TV spenta. Diario del ritorno, Einaudi, Torino, 2002.
Favole di pace, La meridiana, Molfetta (Bari), 2005.
Il pensiero di Brio, con E. Luzzati, Franco Cosimo Panini, Modena, 2006.
Il cielo che si muove, Editoriale Scienza,Giunti, Firenze, 2006.
L’orologio azzurro, con A. Pallotti, La meridiana, Molfetta (Bari), 2008.
La strega, La meridiana, La meridiana, Molfetta (Bari), 2008.
Il castagno. Con DVD. Con gadget, a cura di M. F. Giubilei, S. Maione, Maschietto Editore, Firenze, 2008.
M. Lodi a cura di (2008), Costituzione la Legge degli Italiani riscritta per i bambini, per i giovani … per tutti, Comune e Provincia di Cremona, Casa delle Arti e del Gioco.
Stella azzurra, La meridiana, La meridiana, Molfetta (Bari), 2009.
Alice nel paese dei diritti, con D. Novara, V. Pia, Ed. Sonda, Casale Monferrato (Alessandria), 2013.
Bambini. Con DVD, con S. Maione, F. Maggioni, Artebambini, Bazzano (Bologna), 2013.

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