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I mini gialli dei dettati 2
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Che cosa significa fare didattica all’aperto

Non si tratta solo di spostare le attività fuori dall’aula, ma anche di sostenere gli apprendimenti con esperienze autentiche e proposte operative ben strutturate

Se possiamo considerare il perché educare un tema ormai assodato, dove educare e come educare sono questioni ancora aperte per cui si cercano risposte il più concrete possibili. È credenza tuttora comune, infatti, che la didattica abbia esclusivamente a che fare con le tecniche e gli strumenti dell’insegnare e, in particolare, che la didattica all’aperto sia più indicata per alcune discipline, oppure sia collegata semplicemente a momenti di svago. La didattica contemporanea si configura, invece, come disciplina operativa, incentrata sulla dimensione educativa; un sapere orientato a rispondere proprio a quelle domande imprescindibili dall’agire educativo. 

La didattica all’aperto rappresenta un approccio intenzionale all’insegnamento, che promuove la multidisciplinarietà in un’ottica di interdipendenza positiva tra spazi interni e spazi esterni sostenendo gli insegnanti nel promuovere opportunità di apprendimento.

Le proposte di didattica all’aperto nascono da un’idea di scuola capace di mettere al centro la qualità della vita dei bambini,delle bambine e degli insegnanti, senza dimenticare la qualità degli apprendimenti. 

Perché ciò sia possibile è importante che i docenti per primi si abituino a considerare gli spazi esterni come aule didattiche diffuse, ambienti di apprendimento ricchi e complessi, flessibili e utili per arricchire l’insegnamento con pratiche didattiche attive, inclusive, contestualizzate e, in questo senso, più autentiche e coerenti con il modello di scuola proposto dalla recente normativa, a partire dalle Indicazioni Nazionali del 2012. 

Realizzare una didattica attiva all’aperto non significa infatti spostare all’esterno le attività originariamente programmate per svolgersi in aula, né tantomeno aumentare i momenti di svago o di gioco; la didattica all’aperto chiama in causa le competenze professionali dell’insegnante che deve progettare esperienze didattiche in grado di coinvolgere diversamente gli alunni, lasciandoli in alcuni casi liberi di esplorare, muoversi e comprendere mediante il corpo, senza dimenticare finalità educative e obiettivi disciplinari ben definiti. 

Grazie a questo approccio è possibile mettere al centro dell’agire educativo e didattico la relazione con i bambini, tra i bambini e con il mondo e offre agli insegnanti l’opportunità di accogliere le emozioni dei bambini stessi e di sostenere i loro apprendimenti con esperienze autentiche, tridimensionali, significative.

Praticare un’educazione attiva all’aperto spinge a pensare a una scuola in grado di abitare con flessibilità nuovi spazi all’aperto e a vedere nella relazione con il territorio un’importante opportunità di rinnovamento.

Nel farlo consente a educatori e insegnanti di innovare la propria professionalità, di rendere i confini disciplinari permeabili e di concorrere a dare corpo a quel benessere che consente a tutti di stare a scuola con piacere, così come dovrebbe essere.

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