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Ogni luogo è buono per apprendere 1

Ogni luogo è buono per apprendere

L’importanza di coltivare una relazione con gli spazi naturali esterni anche a scuola

Disponiamo di un’ampia letteratura che argomenta i benefici che i contesti all’aperto promuovono, sotto ogni punto di vista: sociale, comunicativo, esplorativo, di conoscenza e di apprendimenti.
In questo momento, uscire è abbastanza complesso, ma questo non ci legittima, come insegnanti, a non considerare tutto ciò che sta fuori gli spazi interni come luoghi interessanti e di cui non si può fare a meno.

Proviamo a metterci nella prospettiva dei bambini: ogni luogo è buono per apprendere così come ogni tempo è buono per crescere.

Ecco «ogni luogo» significa che i bambini non fanno una grande differenza tra dentro e fuori, tra ciò che è possibile costruire e incontrare negli spazi esterni rispetto a quelli interni.

Non conosco nessuna realtà che non disponga di un minimo minimo spazio esterno e non conosco nessuna scuola a cui oggi sia assolutamente vietato uscire, dove non sia possibile mettere il naso fuori.
So di molte esperienze in cui può essere complesso e faticoso e sono le realtà che mi catturano, a cui sento di voler tanto bene perché richiedono davvero un investimento in termini di energie, pensieri e progettualità. Luoghi nei quali generare altri luoghi, micro macro, luoghi nei quali sfidare le cosiddette idee dominanti che ci vogliono dentro al sicuro, nella zona confortevole nella scuola da sempre accreditata come quella seria, quella con la S maiuscola. La sfida invece è quella di considerare qualsiasi luogo, dentro e fuori, come contesto interessante, intrigante, fortemente in relazione e nella sua diversità potentemente in relazione e in compenetrazione rendendo le esperienze di conoscenza ricche e inconsuete, stra-ordinarie. È un tema questo della relazione in&out che riguarda tanto gli adulti, soprattutto gli adulti; nessun bambino esce se un adulto non lo permette.

Ricordiamoci quanto ci dice Rachel Carson in Brevi lezioni di meraviglia: «Perché un bambino mantenga vivo un senso di meraviglia così indistruttibile da durare tutta la vita, come antidoto infallibile contro la noia e il disincanto degli anni futuri […], sarà necessaria la compagnia di almeno un adulto che possa condividerlo e scoprire insieme a lui la gioia».

Forse dovremmo avere davvero più coraggio e investire fiducia nei bambini, farci accompagnare da loro e considerarli partner e alleati nella ricerca e nella scoperta. Anche un cielo visto dalla finestra mostra una prospettiva inconsueta e inedita, evoca immagini, ci permette di lavorare sulla luce, sui colori, sulle forme. Ma per considerare il cielo è necessario alzare gli occhi, guardare in su, ovvero cambiare prospettiva.

L’articolo completo “Ogni luogo è buono per apprendere” è disponibile sul numero di marzo 2021 della rivista Erickson “DIDA”.

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