Quanta violenza di genere — prevalentemente verso la donna — potrebbe prevenire la scuola? Credo molta, se…
Se prima di tutto avessimo ben chiaro come vorremmo il «maschio»: ben fatto — parafrasando Edgar Morin, che l’8 luglio compie meravigliosamente 100 anni! — o ben pieno? Ben fatto di gentilezza, consapevolezza, empatia, capacità di cura, di comunicazione, di sicurezza, di tolleranza alla frustrazione, di regolazione ed espressione delle emozioni oppure ben pieno di sé, di senso di possesso, di autoritarismo, di disprezzo, di arroganza, di insicura e debole volontà di potenza, di bisogno di affermarsi prevaricando? Un maschio può essere/diventare ben fatto…
La scuola potrebbe dunque ossessivamente e capillarmente accompagnare questo divenire maschi ben fatti (assieme a divenire femmine altrettanto ben fatte, ovviamente) con un curricolo verticale sulle relazioni — che sono la sintesi e l’origine di tutto —, che inizi ai tre anni e termini ai diciotto, che evolva con l’età e i relativi temi e che usi l’infinità di materiali e metodologie oggi disponibili, dai moltissimi libri per bambini, come Sono una selvaggia, di Irene Biemmi e Ilaria Urbinati, o per ragazzi e adulti, come Crescere uomini, di Monica Lanfranco, fino alle drammatizzazioni partecipate del Teatro dell’Oppresso.
Mi immagino questi quindici anni di paziente lavoro settimanale sulle relazioni come lo sviluppo della colonna dorsale che tiene eretta — e giusta — una persona, collegando la testa al bacino, e sostenendo le tante costole (più o meno di Adamo, vedete voi…) che proteggono e fanno vivere il cuore.
La questione di genere a scuola è il tema di copertina del numero di marzo 2021 della rivista Erickson “DIDA”