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Andrea Canevaro maestro di umanità 1

Andrea Canevaro maestro di umanità

Intervista a Fabio Folgheraiter

Un operatore sociale a tutto tondo. Un pioniere dell’inclusione. Un innovatore col pensiero e con i comportamenti, sempre vicino alle persone che erano «oggetto» dei suoi studi e delle sue riflessioni. Un modello — senza essersi mai posto su alcun piedistallo — per spingerci a diventare uomini migliori internamente. Questo è Andrea Canevaro nelle parole di Fabio Folgheraiter. Il docente dell’Università Cattolica di Milano e co-fondatore del Centro Studi Erickson traccia un sentito ricordo del grande pedagogista, che ha avuto un ruolo importante anche nell’inclusione sociale e ha contribuito all’evoluzione di Erickson.

Professor Folgheraiter, il 26 maggio scorso ci ha lasciato Andrea Canevaro. Quanto è stata importante la sua figura per la costruzione di una società più inclusiva in Italia?

Il contributo del Professor Canevaro è stato fondamentale quando parliamo di inclusione scolastica, ed è per questo suo grande contributo che è ancor oggi principalmente ricordato, anche dopo tanti anni dal suo pensionamento accademico. Ma dobbiamo vedere Andrea non solo come un pedagogista eccelso, ma anche come una sorta di sociologo o meglio: di un operatore sociale a tutto tondo.

A lui stava a cuore che in tutti gli «ambienti» di una società (la Scuola, ma anche nei bar, nelle piazze, nelle Associazioni sportive, nelle aziende, nelle RSA...) non vi fossero persone escluse, tenute «fuori» dalle relazioni. Tanto più se questo «bullismo» capitava per ragioni legate al colore della pelle, o alla presenza di malattie, o disabilità, o di condizioni stigmatizzanti come essere stato in carcere, o essere un forte bevitore, o essere fuori moda, o essere un anziano confuso.

Evoluzione è cambiamento, è scoprire che possiamo essere diversi da come crediamo di essere sempre stati». Questa è una bellissima frase di Andrea Canevaro, tratta dal libro Erickson Fuori dai margini. È quasi un condensato del suo pensiero, della sua abilità di rinnovarsi sempre, non trova?

Andrea non pensava il cambiamento come il miglioramento per diventare più efficaci e più abili. Non era un patito del progresso superficiale. La pensava come Baudelaire quando affermava che un vero progresso è tale se trasforma l’interno dell’uomo. Questo è sempre stato l’insegnamento profondo di Andrea. Migliorarci non nell’estetica o nella bravura o nella sapienza o nelle comodità, bensì nel diventare uomini migliori internamente. Quanto più uno capisce che cosa è «l’umanità e la fratellanza» con tutti gli esseri del creato, tanto più cambia nella direzione giusta. Anche l’azione politica dovrebbe spingere da quella parte: mettere nelle condizioni gli uomini a comprendere la fragilità della vita e proteggerne il senso.

Per questo Andrea andava a lezione, come si dice, dalle persone che hanno conosciuto la sofferenza: perché, magari senza saperlo, sono essi i veri «maestri di umanità».

L’intervista completa “Andrea Canevaro maestro di umanità” è disponibile sul numero di agosto 2022 della rivista Erickson “Lavoro sociale”.

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