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Insegnare a pensare, anche a scuola 1

Insegnare a pensare, anche a scuola

La scuola ha un ruolo importante nel preparare le nuove generazioni ad interpretare e navigare la realtà globale, complessa e contraddittoria in cui viviamo. 

Dare l’opportunità ad alunni ed alunne di sviluppare abilità di pensiero risulta fondamentale per una scuola che assolve alla funzione di educare. 

Le abilità di pensiero vanno oltre la memorizzazione, incoraggiando alunne ed alunni a “collegare i puntini”, cioè a vedere relazioni e connessioni tra i concetti, risolvere problemi, pensare in modo creativo e applicare la conoscenza in modi nuovi e diversi. 

La scuola che insegna a pensare offre ad alunni e alunne l’opportunità di sviluppare ed allenare quattro tipi di pensiero

  1. il pensiero attento, cioè la capacità di ascoltare in modo concentrato e attento, di valorizzare e apprezzare il contributo di altre persone (dimostrare interesse e sensibilità verso le opinioni, le esperienze ed i valori degli altri); 

  2. il pensiero critico, cioè la capacità di porsi domande e interrogarsi, ragionare, collegare, valutare (ricercare significati, ragioni, evidenze, elementi distintivi, giudizi validi); 

  3. il pensiero creativo, cioè la capacità di collegare e mettere in relazione concetti e idee, suggerire e immaginare (fare comparazioni, esempi, proporre spiegazioni o idee alternative);

  4. il pensiero collaborativo, cioè la capacità di comunicare, rispondere, supportare e conciliare (costruire sulle idee degli altri, mediare, dare forma a posizioni condivise).

Le abilità di pensiero sono quindi un elemento sempre più necessario dell'educazione, ma insegnarle può essere una sfida per l’insegnante di tutti gli ordini scolastici. 

Come può l’insegnante aiutare alunne ed alunni a diventare dei soggetti “pensanti”, o meglio dei better thinkers

È possibile aiutare alunni ed alunne a diventare più consapevoli dei meccanismi che regolano il pensiero e far loro acquisire capacità metacognitive? Lo sviluppo di abilità di pensiero presuppone un modello didattico che metta al centro alunni ed alunne coinvolgendoli attivamente nel processo di apprendimento, rendendoli protagonisti attivi piuttosto che recettori passivi. Il processo di apprendimento dovrà quindi capovolgere il modello trasmissivo di insegnamento a favore di metodologie didattiche attive in grado di facilitare processi collaborativi di ricerca, indagine, condivisione di opinioni e scambio di idee.

Diverse strategie didattiche permettono di allenare le abilità di pensiero, in particolare le thinking routines sviluppate nell’ambito di Project Zero, coordinato da Howard Gardner e David Perkins della Graduate School of Education dell’Università di Harvard, e di recente promosso anche da Indire. Le thinking routines sono essenzialmente attività ed esercizi che coinvolgono alunni ed alunne in maniera attiva, stimolante e divertente, e che, ripetuti con una certa frequenza, contribuiscono a sviluppare un’abitudine sistematica al pensiero critico. 

Un’altra metodologia è quella del debate, che allena la mente a non fossilizzarsi su opinioni personali. Aiuta alunne ed alunni a cercare e selezionare fonti con l’obiettivo di formarsi un’opinione, sviluppare competenze di public speaking e di educazione all’ascolto, autovalutarsi, migliorare la propria consapevolezza culturale e l’autostima.

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