IT
I mini gialli dei dettati 2
Carrello
Spedizioni veloci
Pagamenti sicuri
Totale:

Il tuo carrello è vuoto

|*** Libro Quantità:
Articoli e appuntamenti suggeriti

Insegnare la sostenibilità | Ma la scuola che fa? 1

Insegnare la sostenibilità. Ma la scuola che fa?

Intervista a Michela Spina, portavoce dei Fridays for future

Il cambiamento climatico è un fenomeno che incide sulle nostre vite già adesso, ma i suoi impatti più seri toccano il futuro di ognuno di noi. E questo le nuove generazioni lo hanno già capito. Abbiamo chiesto a Michela Spina, portavoce dei Fridays for future, di raccontarci che cos’è la sostenibilità e che cosa può fare la scuola di più per promuovere un cambiamento reale nelle nostre società.

Ciao Michela! Puoi raccontarci chi sono i Fridays for future?

Fridays for future nasce quasi inconsapevolmente, da una singola persona, Greta Thunberg, che ha deciso di scioperare ogni venerdì di fronte al Parlamento svedese affinché i politici del suo Paese si muovessero in vista di una soluzione ai problemi posti dalla crisi climatica. Crisi, ricordiamo, scaturita dalle emissioni di CO2 nell’atmosfera causate dall’utilizzo di combustibili fossili, emissioni che non hanno accennato a diminuire. Questo vuol dire che da quelli che erano gli accordi di Parigi, e ancora prima dalla Conferenza di Rio del 1992 o dal Protocollo di Kyoto del 1997, gli Stati mondiali non hanno fatto abbastanza e tutt’oggi non stanno facendo abbastanza. Di fronte a questo immobilismo, Greta ha iniziato a mobilitarsi in maniera autonoma. Da lì, la sua protesta ha avuto una risonanza mediatica mondiale che ha portato alla nascita del movimento, con il quale milioni di studenti e studentesse sono scese in piazza per manifestare per la stessa causa: l’inazione della politica nei confronti della crisi climatica. Il modus operandi delle manifestazioni è lo sciopero scolastico.

Qual è stata la tua esperienza scolastica e universitaria rispetto a questo tema? La crisi climatica ha mai trovato spazio tra i banchi di scuola?

Partiamo dall’università, chiarendo che, se si sceglie un indirizzo universitario che tratta questi temi, è facile che se ne parli anche in aula. Però, nelle facoltà classiche non si fa un dibattito abbastanza ampio su questo problema. La situazione per la scuola non è diversa. I piani attuati recentemente dal governo includono una formazione da parte degli insegnanti sull’educazione ambientale, finanziata tramite un accordo con ENI, una multinazionale del fossile che inquina e devasta da anni. È ironico che un’azienda multinazionale del fossile possa fare formazione sulla sostenibilità ambientale. Già qui capiamo che c’è un problema alla base, perché sono le cause del cambiamento climatico che vanno messe in discussione all’interno delle scuole per produrre un modello critico di riflessione. Un modello che personalmente nella mia scuola non ho visto. Quando io andavo a scuola non c’era alcuna educazione ambientale. Io non ho affrontato un dibattito scolastico sulla crisi climatica. Certo, magari studiando biologia o chimica si affrontavano dei temi che potevano essere inerenti alla crisi climatica, ma quest’ultima veniva sempre tenuta da parte. Nei testi scolastici si rimanda spesso alla colpa dell’uomo dell’inquinamento della biosfera, ma non si mettono in discussione le cause, quindi il modello di sviluppo estrattivista della nostra società. A livello scolastico troviamo molto carenti l’istruzione e la comunicazione sul tema della crisi climatica.

Tra le azioni condotte dai Fridays c’è anche un’attività di sensibilizzazione alla sostenibilità digitale. Che cos’è e perché è importante?

Nelle nostre azioni tutto ha un impatto. Esiste anche un impatto digitale. Le tecnologie ormai sono parte integrante della nostra vita, non possiamo immaginare di abbandonarle. Dopotutto è questo il punto: l’utilizzo che se ne fa. Quando parliamo di impatto digitale, la nostra riflessione parte da come i social e i motori di ricerca vengono alimentati, che tipo energia li sostiene. Noi, come Fridays for future, ci siamo impegnati ad avere un sito open source e alimentato da fonti sostenibili. A questo si aggiunge anche un discorso più ampio sulla dipendenza che i social producono. Per noi è importante usarli con un certo criterio, in maniera critica.

L’intervista completa “Insegnare la sostenibilità - Ma la scuola che fa?” è disponibile sul numero di gennaio 2022 della rivista Erickson “DIDA

Leggi anche...
Ti potrebbero interessare...