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La Giornata della Memoria in classe

Una proposta operativa per parlare di Olocausto a scuola coinvolgendo attivamente gli alunni delle scuola secondaria di primo grado

Si avvicina il 27 gennaio, Giornata della Memoria. La scuola celebra questo giorno con manifestazioni e attività, in particolare nella secondaria. Si è discusso negli ultimi tempi, anche in seguito alle polemiche scaturite da un richiamo a una insegnante che aveva affrontato il discorso con i più piccoli, se è bene parlare e ragionare su questo argomento anche nella scuola primaria. Probabilmente sì, a mio avviso, con il giusto approccio è bene sensibilizzare al tema anche i bambini di nove o dieci anni. È importante però, secondo me, che in ogni ordine di scuola le iniziative abbiano un comune denominatore: un approccio collaborativo tra studenti che consenta, non la fruizione passiva delle informazioni e dei documenti, ma una ricerca e una rielaborazione attive dei materiali, delle informazioni e delle emozioni che da essi scaturiscono.

Ciascun alunno non deve trovarsi da solo a confrontarsi con le atrocità commesse in quegli anni e a riflettere sulle cause che le hanno determinate e sui loro tragici effetti, ma deve poter metabolizzare un personale pensiero lucido e consapevole in proposito insieme ai propri insegnanti e compagni. Una sola forte emozione individuale non favorisce la Memoria, tutt’altro.

Essa, al contrario, può rischiosamente diventare uno stimolo alla rimozione, all’allontanamento da un pensiero troppo gravoso da sopportare individualmente. Accade, cioè, che la visione di un film o la lettura di un resoconto crudo di ciò che è stato, senza la opportuna rielaborazione collaborativa e condivisa, finisce con lo scuotere sì le coscienze e le anime dei nostri bambini o ragazzi, ma per un breve periodo, circoscrivendolo a una giornata dedicata o poco più.

Quello che è necessario promuovere, secondo me, è l’organizzazione di un lavoro in cui i presupposti siano la condivisione collaborativa e la produzione diretta da parte degli stessi studenti. Immagino e auspico una Giornata della Memoria in cui una classe di scuola secondaria, di primo o di secondo grado, sia chiamata a ricercare documenti e a confrontarli con le proprie e le altrui emozioni. Una Giornata in cui l’originalità individuale sia armonizzata con una organizzazione cooperativa delle attività. 

Immagino una classe terza di scuola secondaria di primo grado composta da 25 alunni e penso a una organizzazione cooperativa del lavoro costruita per gruppi, come lavoro di ricerca e assemblaggio, in cui ciascun gruppo mette il suo pezzo in vista di un prodotto finale dell’intera classe. Penso ancora a un lavoro in cui gli aspetti di contenuto (le informazioni e i documenti) abbiano pari dignità e importanza dei fattori di socialità (il saper lavorare insieme cooperando) e degli aspetti emozionali (discutere su cosa prova ciascuno, su cosa prova tutta la comunità-classe). Provo a riassumere e a schematizzare in breve una proposta operativa cooperativa sulla Giornata della Memoria nella seguente tabella:

Erickson per la Giornata della Memoria: Il diario di Anne Frank raccontato da Carlo Scataglini

Il senso della Giornata della Memoria ha una valenza universale. Deve cioè coinvolgere tutti gli alunni della classe e rendere consapevoli tutti gli studenti che i crimini commessi sull’uomo, in ogni tempo e in ogni luogo del mondo, vanno condannati e ricordati per sempre, allo scopo di contribuire a che mai più debbano ripetersi. A questo scopo risultano validi tutti i contributi che mirano a rendere maggiormente fruibili i materiali di documentazione, di conoscenza e di studio.

Nelle nostre classi, infatti, sono presenti molti alunni con difficoltà di lettura o di comprensione dei testi originali e mai deve accadere che tali studenti vengano esclusi da un momento così significativo dei percorsi educativi della scuola, come risulta essere appunto la Giornata della Memoria. A questo scopo ci preme segnalare il contributo che può fornire in tal senso l’edizione facilitata de Il diario di Anne Frank raccontato da Carlo Scataglini.

Carlo Scataglini