IT
I mini gialli dei dettati 2
Carrello
Spedizioni veloci
Pagamenti sicuri
Totale:

Il tuo carrello è vuoto

|*** Libro Quantità:
Articoli e appuntamenti suggeriti

Come parlare di guerra con ragazzi e ragazze?

Alcuni esperti di educazione e psicologia, da Giuseppe Maiolo e Giuliana Franchini a Matteo Lancini, da Enrico Galiano a Ilaria Montixi, offrono suggerimenti e spunti di riflessione per affrontare il tema della guerra con gli adolescenti

Come parlare della guerra in Ucraina con ragazzi e ragazze, a casa e a scuola? C’è un “approccio giusto” per affrontare l’argomento, al di là di quello che ci suggeriscono la nostra sensibilità individuale, il nostro buon senso, il grado di maturazione e la disponibilità emotiva dei nostri figli e dei nostri alunni?

Di quali elementi dobbiamo tenere conto quando parliamo con gli adolescenti di questo argomento, perché il confronto possa risultare utile e costruttivo e non rischi di diventare sterile, se non addirittura dannoso?

Non sono domande semplicissime a cui rispondere. Proviamo a farlo raccogliendo i suggerimenti di alcuni esperti ed esperte di educazione e psicologia che in queste settimane sono intervenuti su questi temi.

Giuseppe Maiolo: «Anche i ragazzi, esposti troppo a lungo a immagini di violenza, sviluppano sintomi psicosomatici come ansia e disturbi del sonno»

Giuseppe Maiolo, psicoterapeuta, ha preparato assieme a sua moglie Giuliana Franchini, anche lei psicoterapeuta, un video in cui spiega come affrontare il tema della guerra in Ucraina con bambini e ragazzi (Come raccontare la guerra in Ucraina ai bambini: il video”, pubblicato sul sito del Giornale di Brescia). L’idea, spiega Maiolo, è nata su stimolo di molti genitori che chiedevano come comportarsi rispetto a quanto sta accadendo in Est Europa. Molti bambini, ma anche ragazzi, esposti a immagini di violenza per periodi di tempo protratti, possono sviluppare sintomi psicosomatici importanti come insonnia, ansia, disturbi del sonno.
Come è meglio comportarsi allora quando si hanno figli adolescenti? «Gli adolescenti - spiega Giuseppe Maiolo - hanno più strumenti dei bambini per leggere che cosa accade, ma vanno guidati a capire che cos’è la violenza e educati alla conoscenza di modi diversi di gestione dei conflitti». Secondo lo psicoterapeuta è importante che a scuola si parli di guerra, anzi «la scuola dovrebbe essere il posto in cui se ne parla di più e in cui si allarga l’angolo di osservazione. È il luogo in cui dovrebbero esserci laboratori permanenti per la gestione dei conflitti e per imparare l’empatia».

Matteo Lancini: «Con i ragazzi occorre confrontarsi, anche accettando punti di vista diametralmente opposti rispetto al nostro, in modo costruttivo»

Una conversazione sulla guerra con un adolescente può diventare fonte di discussione accesa e a volte perfino di diverbio. Come fare allora a comunicare con i ragazzi? Il suggerimento dello psicologo Matteo Lancini è questo: «Se il ragazzo la pensa diversamente, non imporgli il proprio punto di vista: la sua posizione va ascoltata, il che non significa dargli ragione, se non corrisponde al tuo sistema di valori. Se ad esempio vi dice che approva Putin e la sua scelta, evitare di dirgli: cosa stai dicendo? E invece chiedergli: perché la pensi così? Non creare conflitto, guerra di posizioni, ma confronto costruttivo».
L’intervista completa di Matteo Lancini al Corriere della Sera è disponibile qui: “Come spiegare la guerra in Ucraina ai bambini: «I genitori devono ascoltare le loro domande»”

Enrico Galiano: «A scuola, offriamo un racconto diverso da quello che arriva dai media e dai social, cercando di educare alla pace»

Enrico Galiano, insegnante e scrittore, ritiene che a scuola sia necessario parlare di guerra «perché i ragazzi hanno bisogno di confronto, discussione, partecipazione». L’invito è quello di offrire una visione diversa da quella che proviene dai social e dai media, dove il discorso è tutto improntato su chi ha ragione e chi ha torto: «Lezioni di comprensione di ciò che accade, certo, ma soprattutto raccontiamo chi cerca di mettere pace: storie di chi offre aiuto o asilo, tutto il lavoro che viene fatto per mettere in salvo chi è in pericolo, oltre che studiare magari insieme un modo in cui è possibile contribuire, dare una mano da qui, in qualsiasi forma».
Sentire di avere un ruolo attivo per fermare il conflitto o per renderlo in qualche modo meno duro per qualcuno è importante perché, come spiega Galiano, «può essere un valido antidoto alla paura, oltre che un formidabile deterrente contro la tentazione di schierarsi bellicosamente dall’una o dall’altra parte».
L’intervento di Enrico Galiano è disponibile sul sito del libraio.it (Galiano: “A scuola parliamo ai ragazzi della guerra. Ma facciamolo da artificieri, non da bombaroli”).

Ilaria Montixi: «Raccontiamo ai ragazzi le storie dei loro coetanei che vivono in una situazione di guerra»

Ilaria Montixi dell’ufficio scuola di Emergency ricorda che i ragazzi pensano spesso alla guerra in maniera mediata dalla finzione, avendo come riferimento principale film, serie, videogiochi… Quello che è importante, allora, è riportare la guerra alla realtà dei fatti. Come? «Attraverso il racconto delle storie dei loro coetanei che vivono in situazioni diverse possiamo dare nuovi elementi per stimolare una riflessione». Da queste storie scaturiscono spesso osservazioni e riflessioni, che i ragazzi sono in grado di sviluppare in autonomia grazie alla loro capacità critica. Altro aspetto importantissimo, attraverso il confronto con i coetanei, si stimola in loro l’empatia. Nel video “Come spiegare la guerra ai bambini e ai ragazzi”, l’intervento completo di Ilaria Montixi.

Leggi anche...
  • Come parlare di guerra con bambini e bambine?
    Alcuni esperti di psicologia ed educazione, da Franco Lorenzoni a Daniele Novara, da Alberto Pellai a Giuliana Franchini a Giuseppe Maiolo, offrono suggerimenti e spunti di riflessione per affrontare il tema della guerra con i più piccoli