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I mini gialli dei dettati 2
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Search-ME - Erickson 1 Metodologie didattiche / educative
In una serie di Domande & Risposte, due dirigenti scolastiche e formatrici dell’Associazione Italiana Dislessia (AID) spiegano il passaggio dalla DAD all’attuale DDI.
Come si è passati dalla DAD alla DDI? Che differenza c’è tra DAD e DDI? Quali sono i punti di forza della DDI? E quali le criticità? Come vengono calate nel contesto scolastico le Linee Guida sulla DDI? Quali misure sono state adottate per promuovere l’equità digitale nella didattica? Chi promuove la formazione digitale delle famiglie? Quali sono le linee guida del Miur sulla Didattica Digitale Integrata? Cos’è previsto rispetto alla didattica per gli alunni con disabilità e per gli alunni con BES?     Come si è passati dalla DAD alla DDI? Dalla fase di rientro a scuola, le istituzioni scolastiche sono chiamate a fronteggiare una situazione complessa, ma in questo quadro emergenziale è necessario non perdere di vista la prospettiva pedagogica dell’inclusione. Dirigenti e docenti sono chiamati ad assumere decisioni e scelte organizzative e didattiche che tutelino tutti gli studenti nella difficile gestione delle situazioni didattiche in presenza o a distanza. Nei mesi trascorsi nella fase di isolamento e di chiusura delle scuole, la didattica a distanza ha rappresentato l’unica strada per mantenere viva la comunità di classe, per dare continuità al percorso di apprendimento; oggi alla luce anche dell’esperienza passata la scuola non deve farsi trovare impreparata, deve mettere in campo competenze e capacità. La comunità educante deve prepararsi ad affrontare le nuove situazioni di criticità lavorando per tutelare un diritto costituzionale, quello all’istruzione, del quale saprà farsi carico “perché risponde alla missione stessa di ogni lavoratore della scuola” (Nota MI 388 del 17 marzo 2020). L’attuale quadro normativo propone una didattica che integra momenti di insegnamento in presenza a momenti di lavoro a distanza, in un mix di contesti fisici e virtuali. Il 26 giugno 2020 il Ministero ha adottato il Documento per la pianificazione delle attività scolastiche e formative in tutte le Istituzioni (Piano scuola 2020- 2021) per la ripresa delle attività scolastiche, con il quale si è chiesto alle scuole di elaborare un proprio piano di Didattica Digitale Integrata che, pur adattandosi alle condizioni e caratteristiche contestuali, potesse armonizzare le tipologie di azioni generali programmabili da parte delle scuole. Con il Decreto 89 sono state adottate le Linee Guida sulla Didattica Digitale Integrata (DDI) con la finalità di determinare la cornice di riferimento per la redazione dei piani scolastici. Il presupposto “valoriale” è stato quello di stimolare l’impiego di strumenti e modalità di didattica a distanza che implementino le metodologie di insegnamento, che non vadano a sostituire la tradizionale prassi didattica di cui i docenti sono portatori, ma nemmeno siano concepite solo in un’ottica emergenziale.   Che differenza c’è tra DAD e DDI? Il rischio attuale è quello di utilizzare i due acronimi DAD (didattica a distanza, sperimentata dal mese di marzo alla fine del precedente anno scolastico) e DDI come sinonimi, tuttavia ad essi afferiscono condizioni ed aspetti diversificati. La DDI è accompagnata dal termine integrata proprio perché propone una sinergia tra due situazioni didattiche in presenza e a distanza, mentre la DAD è svolta completamente in ambiente virtuale. Possiamo affermare che la DAD rappresenta una componente della DDI ma non è identificabile in modo assoluto con essa. In virtù del suo approccio che integra realtà fisica e virtuale, i percorsi sperimentati nella DDI potranno creare gradualmente le possibilità di una didattica mista, blended learning, in grado sicuramente di stimolare nuovi interessi ed incrementare la motivazione. La puntuale pianificazione di interventi didattici in presenza o a distanza, di lezioni sincrone o asincrone, determinano situazioni didattiche adatte a ciascuno stile di apprendimento, incrementando risultati e successi formativi individualizzati.   Quali sono i punti di forza della DDI? E quali le criticità? La DDI si differenzia per le diverse condizioni in cui va attivata, si adatta cioè ai contesti e può essere funzionale per un solo soggetto, per alcuni soggetti o per classi intere. Le modalità di prestazione prevedono vari scenari: L’erogazione per uno studente “fragile”, che, non potendo frequentare in presenza, per attestati motivi di salute che lo esporrebbero a rischi gravi legati alla pandemia, segue le lezioni con un Piano personalizzato di DDI da casa. Il piano settimanale delle lezioni, sincrone e/o asincrone, sarà adattato alle sue condizioni di salute, in accordo con la famiglia; L’erogazione di lezioni ad un alunno o a gruppi di alunni in isolamento fiduciario o quarantena per Covid-19, in cui la DDI è contemporanea e/o complementare ad attività in presenza: gli studenti che seguono l'attività a distanza rispettano lo stesso orario di lavoro della classe in presenza tranne nel caso in cui la metodologia in uso non richieda una diversa organizzazione temporale o una diversa metodologia (ad esempio di verifica) tra studenti in DID e in DIP. L’erogazione dell’intero percorso formativo in caso di quarantena di tutta la classe o per un lungo periodo in DDI esclusiva in caso di lockdown: si prevederà un orario minimo differenziato per ordine di scuola, fermo restando l'orario settimanale dei docenti stabilito dal CCNL. In questo caso il dirigente scolastico, insieme ai referenti di plesso, sulla base dei criteri stabiliti dal Collegio Docenti e sentito il parere del Consiglio di Istituto, predispone un orario per ciascuna classe e ciascun docente, in modo che venga assicurato l'insegnamento di tutte le discipline previste, anche in un’ottica interdisciplinare. La possibilità di tenere “collegati” alla classe tutti gli studenti è sicuramente uno degli elementi che dà validità a questo approccio, che da “emergenziale” diviene stabile ed innovativo: garantisce continuità al percorso di insegnamento-apprendimento anche in caso di assenze o dell’impossibilità per chi soffre di particolari patologie di frequentare in presenza. L’alternarsi di attività sincrone ed asincrone favorisce forme di personalizzazione. La DID diviene un approccio fortemente strutturato, con attenzione al target, ai tempi e alle possibilità didattiche offerte dalle diverse piattaforme, che creano ambienti di apprendimento differenti dalla DIP e necessitano di un uso del tempo fortemente “pensato” e programmato. Gli stessi punti di forza possono divenire criticità se non gestiti: i collegamenti possono divenire una brutta copia della lezione trasmissiva, poco coinvolgenti e collaborativi, se non si prevedono momenti di interazione; la permanenza in DAD per alcuni soggetti può portare all'isolamento e favorire un “effetto capanna” che spinge i ragazzi a chiudersi in se stessi; senza la partecipazione emotiva e la presenza fattiva dei docenti, la personalizzazione potrebbe ridursi ad una mera diversificazione di compiti per casa o a qualche “registrata” in più ad integrare il sincrono, ma senza un’effettiva presa in carico delle esigenze di individualizzazione di una didattica veramente inclusiva.   Come vengono calate nel contesto scolastico le Linee Guida sulla DDI? Per questo è importante che le Linee Guida si calino nei contesti attraverso i documenti che i Collegi Docenti hanno elaborato ad inizio d’anno, in coerenza con il PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa). In tali potranno emergere le articolazioni innovative di tale approccio quali, ad esempio, la versatilità verso gli approfondimenti disciplinari e interdisciplinari; la personalizzazione dei percorsi e il recupero degli apprendimenti; lo sviluppo di competenze disciplinari e personali; il miglioramento dell’efficacia della didattica in rapporto ai diversi stili di apprendimento (sensoriale: visuale, uditivo, verbale o cinestesico, globale-analitico, sistematico-intuitivo, esperienziale, etc.); una funzionale risposta alle esigenze dettate da bisogni educativi speciali (disabilità, disturbi specifici dell’apprendimento, svantaggio linguistico, etc.). Tali azioni innovative potranno trovare nell’alternanza di momenti sincroni, al mattino e/o al pomeriggio, e asincroni un efficace contesto di applicazione. Ovviamente si dovrà tenere conto dell’età anagrafica degli studenti, delle loro competenze digitali, delle caratteristiche del gruppo-classe andando a costruire un orario di massimo 15 ore di sincrono, ben distribuito nella settimana che andrà ad arricchirsi di lavori di gruppo, recupero e potenziamento. Per rendere possibile tale risultato è necessaria anche la collaborazione delle famiglie, che sono quindi chiamate a sottoscrivere una integrazione del Patto di corresponsabilità educativa riguardante la DDI. Le famiglie si impegnano a supportare i figli durante la DDI, utilizzando tutti gli strumenti informatici (PC, tablet, smartphone) in loro possesso, ovvero di segnalare al docente curricolare o al coordinatore di classe eventuali esigenze di device e dispositivi, così che la scuola possa provvedere a concederne l’utilizzo in comodato d’uso gratuito, tramite stipula di regolare contratto. Inoltre le famiglie sono tenute a garantire la regolarità della frequenza e della partecipazione dei propri figli, sia in presenza sia a distanza e sono direttamente tenute ad un controllo assiduo e costante dei comportamenti dei propri figli e a segnalare eventuali inadempienze ai docenti di riferimento.   Quali misure sono state adottate per promuovere l’equità digitale nella didattica? Ma le famiglie sono tutte in grado di supportare i figli nella DDI? La crisi sanitaria che abbiamo vissuto e che tuttora stiamo affrontando e che ha costretto a casa la nostra popolazione studentesca, ha impattato negativamente sulla povertà educativa, riportando in primo piano il tema del digital divide (divario digitale), della diversità di accesso agli strumenti di connessione. Il quadro emerso dalle statistiche ISTAT di Aprile 2020 propone un quadro poco rassicurante in un momento in cui la DDI diviene strumento determinante per il percorso di istruzione. I limiti vanno però ben oltre il solo aspetto didattico e ci portano a riflettere sulle implicazioni in termini di inclusione. In questa fase d’emergenza le famiglie, gli insegnanti, si sono ritrovati costretti ad affrontare un nuovo modo di vivere la scuola, in alcune situazioni senza avere a disposizione né gli strumenti adeguati, come connessioni, pc o tablet né le disponibilità finanziarie necessarie a dotarsene, con il rischio che soprattutto i giovani già più esposti alla povertà educativa vedano minato il proprio diritto allo studio. In questa fase abbiamo assistito alla promozione di iniziative sia ministeriali sia del terzo settore volte a favorire l’equità digitale nella didattica, promuovendo l’implementazione delle dotazioni informatiche delle scuole per il comodato gratuito degli strumenti alle famiglie. In una situazione in cui diventa cruciale ogni sforzo per garantire l’equità, ogni istituzione scolastica deve provvedere alla rilevazione del fabbisogno per avere un quadro delle necessità degli studenti in merito a device e connettività predisponendo un monitoraggio sia rivolto alla popolazione studentesca sia ai docenti a tempo determinato.   Chi promuove la formazione digitale delle famiglie? Diventa parte del compito dell’istituzione scolastica, allora, verificare anche che le famiglie siano informate degli aiuti disponibili sul territorio e rispondere, grazie agli acquisti effettuati con i finanziamenti predisposti, alle richieste di comodato d’uso dei genitori. Tuttavia, l’uso del registro elettronico, delle Google Suite, delle piattaforme, non sono conoscenze da dare per scontate né negli adulti né nei bambini e nei ragazzi. Per questo gli Animatori digitali degli Istituti potrebbero farsi promotori, su stimolo del Dirigente scolastico, di iniziative di “informazione e formazione” delle famiglie e di implementazione delle competenze digitali dei docenti. I docenti poi saranno chiamati, ciascuno per il suo gruppo classe e nella specificità della situazione di partenza, a organizzare momenti strutturati di lezione per stimolare le competenze stesse degli alunni.   Quali sono le linee guida del Miur sulla Didattica Digitale Integrata? Il Miur, oltre alle Linee Guida sulla DDI emanate con Decreto del Ministro 89 del 7 agosto 2020, con la Nota 11600 del 3 settembre 2020, ha pubblicato un documento, predisposto da un Gruppo di lavoro congiunto tra Ministero dell'istruzione e l'Ufficio del Garante per la protezione dei dati personali, per fornire alle scuole le linee di indirizzo comuni e dettare i principi generali per l'implementazione della didattica digitale integrata. Si raccomanda che la scuola, nella scelta degli strumenti digitali da adottare per il lavoro a distanza, privilegi piattaforme per la didattica, attivi solo i servizi strettamente necessari alla finalità e si assicuri della modalità di gestione dei dati personali degli utenti. Ė auspicabile, anche in tal senso, una buona comunicazione alle famiglie, tramite un'informativa sintetica, trasparente e scritta con un linguaggio comprensibile. Non è necessario il consenso delle famiglie per l’impiego di tali servizi in quanto la sua funzione è direttamente riconducibile in questa fase d’emergenza agli scopi istituzionali della scuola, ciò tuttavia non esonera, come già detto, la scuola dalla trasmissione dell’informativa.   Cos’è previsto rispetto alla didattica per gli alunni con disabilità e per gli alunni con BES? Nella Nota 1990 del 5 novembre, si pone l’accento sulla necessità di una progettualità più attenta per i BES: richiama infatti il passaggio del DCPM in cui si sottolinea il principio fondamentale della “garanzia” della frequenza in presenza per gli alunni con disabilità, segna nettamente la necessità che tali attività in presenza realizzino un’inclusione scolastica “effettiva” e non solo formale, volta a “mantenere una relazione educativa che realizzi effettiva inclusione scolastica” (pag.3). Allo stesso modo si ricordano le esigenze dei BES, lasciando alla comunità educante, scuola, famiglia, ente locale e terzo settore, la scelta di attivare misure per garantire la frequenza in presenza agli alunni con altri bisogni educativi speciali, “qualora tali misure siano effettivamente determinanti per il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento da parte degli alunni coinvolti” (pag.4). Le singole istituzioni sapranno vagliare se e in quali casi la DIP sarà necessaria per il benessere formativo, relazionale e didattico di tali studenti. Tuttavia, la DID può divenire un “approccio inclusivo” se si rispettano alcune condizioni. Diviene necessario, ancor più forse che in presenza, che il docente diventi un “accompagnatore” lavorando con tutta la classe sulle strategie che migliorano e rafforzano l’apprendimento. La DID non è inclusiva se diventa una lunga lezione in videocall: se diviene mera trasmissione dei saperi, in tal caso è “esclusiva”. I ragazzi con BES troveranno ancora più complesso, mancando il feedback del docente e dei compagni comprendere il loro percorso ed apprendere serenamente. La DID infatti mantiene il carattere di inclusività se è collaborativa, se diventa di sostegno sia individuale sia collegiale alla classe, se è attenta ad una valutazione formativa per l’apprendimento. In conclusione occorre che il Dirigente monitori, grazie ai referenti di istituto, che le metodologie utilizzate in DDI siano improntate all’innovazione e non creino contesti demotivanti e frustranti per i più fragili. .cap-glossario{ top: -150px; position: relative; height: 1px; } .url-glossario {padding-inline-start: 20px;} .url-glossario li, .url-glossario li a {color: #b5161a; font-size: 1.2rem; text-decoration: none; font-weight: bold; list-style: circle; } .url-glossario li a:hover {color:#122969; background: rgba(149,165,166,0.2); content: ''; -webkit-transition: -webkit-transform 0.3s; transition: transform 0.3s; -webkit-transform: scaleY(0.618) translateX(-100%); transform: scaleY(0.618) translateX(-100%);}
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Incontro con Camillo Bortolato, Giusi Antonia Toto, Mary Semeraro
Metodo Montessori e anziani fragili Didattica
Anche a scuola è importante esercitare il senso critico per rendere bambini e bambine, ragazzi e ragazze cittadini partecipi attivamente della democrazia
Alcuni anni fa un insigne costituzionalista, già presidente della Corte costituzionale, Gustavo Zagrebelsky, segnalava con parole accorate il fatto che l’educazione civica fosse stata gradualmente emarginata. Ribadiva all’opposto che non si dà democrazia se non la si coltiva. In questo senso, la nostra società ha più che mai bisogno di scuola; ha bisogno di un luogo «salvo» - come lo definiva Giuseppe Deiana nel suo libro Insegnare l’etica pubblica - in cui tutti i giovani possano sviluppare la passione del conoscere e del vivere civile e, con ciò, condividere i valori della democrazia partecipata. La democrazia, infatti, è quella forma di governo della cosa pubblica che richiede una diffusa partecipazione dei cittadini in grado di esercitare il senso critico.  L’esercizio del senso critico è fondamentale per distinguere la democrazia da altri modi di organizzazione politica caratterizzati da un coinvolgimento di massa. Il termine «critico» è fondamentale non solo per distinguere la democrazia da sistemi politici totalitari, nei quali colui che dissente è perseguito come nemico della società, ma soprattutto da quelle democrazie che appaiono, per così dire, assopite. In queste ultime la democrazia si è ridotta al semplice principio maggioritario, per il quale chi ottiene la maggioranza dei consensi è legittimato a esercitare il potere, al di là di ogni critica. Educare alla cittadinanza assume invece un’idea di democrazia presa sul serio che non può fare a meno di persone consapevoli di essere portatori di diritti e doveri.  Come creare questa consapevolezza? Nella società rendendo remunerativo il fatto di esercitare i diritti e i doveri della cittadinanza; nella scuola interiorizzando l’ethos della democrazia. Insegnare la democrazia non è riducibile a quelle forme di educazione civica che, in passato, si limitavano a una informazione sommaria sulle istituzioni. Occorre che l’educazione civica si apra all’interiorizzazione di una serie di principi che costituiscono l’ethos della democrazia, che consiste in dedizione alla cosa pubblica e disponibilità a destinarvi le proprie energie. È, quindi, il concetto di cittadinanza attiva che si vuole sviluppare nei vari ambiti in cui si articola e si svolge la vita delle persone. Da un punto di vista educativo l’approccio alla cittadinanza corrisponde all’esigenza di fornire alle nuove generazioni conoscenze e modi di rapportarsi alla realtà globale, ove occorra, con il linguaggio del rischio o dell’incertezza. Si tratta di un lavoro educativo che è indispensabile iniziare dalla scuola primaria, accanto ai cosiddetti saperi di base, per evitare che si fissino strutture mentali persistenti per le quali l’etica pubblica è un «bene» superfluo per l’individuo e per la società.
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Search-ME - Erickson 3 Didattica
Dall’Archivio dei Quaderni di Scuola - un’imponente collezione online di quaderni di scuola - alcuni temi ci regalano uno scorcio sul Natale dei tempi passati, visto con gli occhi di bambini e bambine della scuola elementare
L’Archivio dei Quaderni di Scuola, o Exercise Book Archive, è un imponente archivio digitale che propone al pubblico, già digitalizzati e catalogati, migliaia di quaderni scolastici appartenuti a bambine e bambini di generazioni diverse. La raccolta, curata da Thomas Pololi, Anna Teresa Ronchi e Valentina Colombo attraverso l’associazione “Quaderni Aperti”, era partita nel 2004 raccogliendo quaderni di scuola da una ristretta cerchia di familiari e amici. Con il tempo, la collezione si è allargata all’intero territorio nazionale e oggi raccoglie contributi provenienti da Paesi di tutto il mondo. Oltre 250 volontari partecipano al progetto trascrivendo il contenuto dei quaderni (alcuni risalgono a periodi storici anche lontani da noi, il più antico è della seconda metà del Settecento) e traducendoli in inglese. Nel 2019 la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Lombardia ha riconosciuto l’Archivio dei Quaderni di Scuola come “archivio di interesse storico particolarmente importante”. Perché i componimenti di bambini e bambine non rappresentano semplici esercitazioni di scrittura, ma permettono di rivivere momenti di vita quotidiana dal punto di vista storico, comprendendo l’evoluzione della società e dei suoi modelli culturali ed educativi. Sulla base dei materiali raccolti nell’Archivio - che ha anche una sede fisica a Milano, in via Broletto - Thomas, Anna Teresa e Valentina organizzano tante attività divulgative e laboratoriali che propongono al pubblico interessato, in maniera particolare alle scuole. Qui di seguito, presentiamo alcuni componimenti tratti dall'Archivio sul tema del Natale, un argomento sempre caro ai più piccoli. “Il prossimo anno faremo le vacanze di Natale sulla Luna. Chissà che troveremo” Tema di un bambino di quarta elementare di Milano, 27 dicembre 1969. Meno cinque, meno quattro, meno tre……. Sta per partire il razzo che mi porterà a trascorrere le le vacanze di Natale sulla luna…….. Ecco il razzo si stacca da terra, prende quota, vedo la terra rimpicciolire, mi pare di vedere la mia patria ed anche la mia Milano con la Madonnina del Duomo, vedo anche delle masse blu, sono gli oceani. Ormai la terra non è che un granello di sabbia e mi appare la facca bonaria della luna. Ormai sono occupato nelle manovre di atterraggio per poter toccare dolcemente il suolo lunare. Ecco sono giunto, apro lo sportello del LEM e mi guardo attorno e vedo delle rocce con incavate dentro delle grotte, poi giro l'angolo e vedo degli strani esseri luminosi che si muovono lentamente; poi vedo una chiesa di cristallo con una grotta affollata. Spinto dalla curiosità entro e scopro che sulla luna ci sono le stesse usanze della terra: v'è un presepe tutto di ghiaccio e penso: -Dio è giunto anche qui.- Poi guardo tutti i crateri che vi sono intorno da cui entrano ed escono i lunari, sono preso ad ammirare il paesaggio lunare quando un sibilo mi avverte che è ora di tornare a casa, abbraccio con un ultimo sguardo il paesaggio poi metto in moto il LEM e mi stacco dalla crosta lunare. "Il Natale ed il Presepio" Tema di una bambina di quinta elementare di Canepina (Viterbo), 1941. Il Natale viene sempre d'inverno cioè il 25 dicembre. Se questo Santo giorno non venisse con il rigido inverno e con tanta neve non sarebbe grande la festa. Tutti i nostri parenti e quelli che abbiamo in guerra cercano di avere la licenza proprio in questi giorni per stare un po' di tempo insieme per dirci tutto quello che ci detta il cuore di bello in quei giorni santi. Ogni anno noi tutti sentiamo il desiderio di fare un piccolo Presepio sia in chiesa, nella scuola e nella nostra amata casa. Il Presepio lo fece per la prima volta San Francesco d'Assisi. Egli pensò di scolpire il Divin Salvatore in una tavola di legno. E tutti gli altri personaggi cioè la Madonna, S. Giuseppe, il bue, l'asinello, i pastori ecc. erano le genti che l'adoravano. Dopo di Lui tutti abbiamo fatto uguale e ne siamo contenti di rinnovare questo sacro ricordo ogni anno, specialmente noi bambini. Esercizio di copiatura di una lettera nel quaderno di una bambina delle elementari di Montefalcione (Avellino), probabilmente 1918. Caro fratello, Noi credevamo di riabbracciarti nell’occasione di queste feste di Natale; invece, ieri mattina giunse al babbo il tuo telegramma, col quale avvertì che non hai potuto ottenere, come speravi, il permesso, e che rimandi la tua venuta a Pasqua, nella prossima primavera. Me ne dispiace assai, non già per il regalo che mi promettesti, che avrò a Pasqua e farà lo stesso, ma perché desideravo proprio di rivederti. La mamma ieri pianse un pochino, ma poi si consolò pensando che tu stai bene, e che a Pasqua verrai di sicuro. Ti auguro, anche a nome dei genitori, buone feste natalizie, ricevi un abbraccio e un bacio dal tuo aff.mo fratello Pippo Leggi anche “Un tema di scuola è la voce dei bambini e delle bambine, di ieri e di oggi, che ci raccontano le loro storie” con l’intervista al fondatore di “Quaderni Aperti” Thomas Pololi
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