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Dodici testimonianze - dodici storie - e una scelta di scritti brevi che raccontano la «vita che resta»: la vita che si vive dopo un infortunio invalidante, nonostante quel che è successo, e a volte persino - come dice Alex Zanardi nell’intervista con cui si apre il libro - grazie a quel che è successo, sebbene da allora, ripetono i protagonisti, tutto sia cambiato. Perché la vita, come certe erbe o certi fiori tenaci, è capace di germogliare e di assumere forme e colori sorprendenti, anche in situazioni avverse e di apparente marginalità.
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Tracce che restano
Grazie a ciò che mi è accaduto. Intervista ad Alex Zanardi
PRIMA PARTE – MI RACCONTO
Raccontare di sé
Mi sono fatto male e... ho trovato un po’ di bene
Cosa vuol dire avere pazienza
Quel proverbio veneto: da un disgrasià da Dio...
Quella volta che mia figlia disse a sua madre: «Ti odio, perché stai sempre con il babbo»
Cosa ci faccio qui il giorno di Natale?
Volevo essere indipendente
Il mio incidente non ha lasciato niente al caso
La vita ti prende anche se sei così
Glielo devo dare un futuro a questo bambino!
Partire dalle cose belle che sono rimaste
Io la vita la gusto
Ero morto. Un preambolo e dieci capitoli per una storia.
SECONDA PARTE – SCRIVO
Esprimersi attraverso la scrittura
Di me
Del (mio) mondo
CONCLUSIONI
Del curare (le parole)
Dei compagni di viaggio
Dodici testimonianze - dodici storie - e una scelta di scritti brevi che raccontano la «vita che resta»: la vita che si vive dopo un infortunio invalidante, nonostante quel che è successo, e a volte persino - come dice Alex Zanardi nell’intervista con cui si apre il libro - grazie a quel che è successo, sebbene da allora, ripetono i protagonisti, tutto sia cambiato. Perché la vita, come certe erbe o certi fiori tenaci, è capace di germogliare e di assumere forme e colori sorprendenti, anche in situazioni avverse e di apparente marginalità.