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I mini gialli dei dettati 2
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Search-ME - Erickson 1 Self help
Strategie per contrastare i pregiudizi e migliorare la qualità della propria vita
Alcune donne vivono con vera sofferenza i sintomi fisiologici della menopausa, sentendo di aver perso completamente il proprio ruolo. Intendere la menopausa come un evento naturale cui va incontro ogni donna nella propria vita e non come una malattia, imparare ad accettarla e a non rifiutarla, è la base da cui partire per avere una visione più razionale e sentirti meno preoccupata dei sintomi a essa correlati.   Il modo in cui la società considera l’idea della menopausa influisce sul modo in cui tu stessa vivi la tua condizione. È in effetti innegabile che la dimensione sociale e culturale concorra a determinare il benessere individuale: è stato dimostrato che, in generale, le donne che hanno interiorizzato lo stigma sociale sull’invecchiamento (e più in particolare sulla fine della capacità di riprodursi) patiscono maggiormente il trovarsi in questa fase della vita.     Lo stereotipo contemporaneo di donna giovane, bella, sexy, professionalmente affermata ma al contempo in grado di gestire e accudire la famiglia ed essere adeguata in tutte le situazioni cozza contro l’esistenza di alcuni sintomi del tutto naturali (come le vampate o il mal di testa) e impedisce a tante donne di vivere serenamente i cambiamenti della menopausa. Se ti capita di provare disagio perché hai le vampate, presta attenzione a questo concetto: la causa di ciò che provi non è, spesso, nel sintomo vero e proprio (avere caldo, sudare) ma nei pregiudizi che, senza volerlo, hai interiorizzato, i quali causano emozioni di imbarazzo e vergogna difficili da tollerare   Le convinzioni e i pensieri legati ai sintomi possono peggiorare o migliorare la gestione dei sintomi stessi. Leggere e documentarsi sono ottimi mezzi per contrastare il rischio di essere vittima dei propri stereotipi: per proseguire nell’esempio concreto, se diventi consapevole della tua tendenza a interpretare le vampate come un indice di inadeguatezza e senilità, questa tendenza avrà meno potere su di te. Una volta che avrai compreso i meccanismi psicologici alla base del disagio che provi per il sintomo otterrai una visione più realistica e meno angosciante di te stessa come donna in menopausa, perché diventerai capace di cambiare la convinzione erronea di essere inadeguata. Questa consapevolezza ti può guidare verso l’accettazione di tutte le manifestazioni fisiologiche della menopausa che, anche se poco piacevoli, non dicono affatto che tu sei inadeguata.   Ampliare la tua conoscenza, documentarti e confrontarti ti preserva dal restare intrappolata nei luoghi comuni e subirne i condizionamenti: sapere cosa è la menopausa, come si esprime, l’età media in cui arriva, le manifestazioni fisiologiche e l’eventuale sovrapposizione di sintomi psicologici, ti permette di riconoscere i preconcetti e i pregiudizi nutriti dagli altri, ma anche da te stessa, e prevenire comportamenti disfunzionali che comprometterebbero la qualità della tua vita. Inoltre, naturalmente, avere informazioni significa anche conoscere le risorse che hai a disposizione per vivere al meglio questa fase della vita.
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Search-ME - Erickson 2 BES DSA e ADHD
I benefici nell’iperattività di un training promettente
La meditazione di consapevolezza mindfulness costituisce un training fisico e mentale volto alla rieducazione dell’attenzione. L’interesse della ricerca psicologica e neuroscientifica sugli effetti della meditazione mindfulness è notevolmente aumentato negli ultimi due decenni, probabilmente a causa degli effetti benefici che questa pratica sembra avere sul benessere psicologico delle persone. Lo sviluppo, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, di una serie di protocolli e modelli terapeutici basati sulla mindfulness ha permesso di sperimentarne gli effetti nella cura di diversi problemi fisici e psicologici come quelli legati allo stress, ai disturbi alimentari, ai disturbi d’ansia, alla depressione e molti altri.    LA MINDFULNESS NEI CONTESTI EDUCATIVI Negli ultimi quindici anni stiamo assistendo a un’estensione dei protocolli mindfulness in bambini e adolescenti nei contesti educativi, scolastici e riabilitativi. La regolazione dell’attenzione sarebbe coinvolta nella pratica della mindfulness secondo quattro aspetti: regolazione dell’attenzione sostenuta, per mantenere la consapevolezza dell’esperienza nel momento presente; ri-direzione dell’attenzione, per permettere il ritorno dell’attenzione al momento presente dopo una distrazione; inibizione del processo elaborativo, per evitare di ruminare o rimuginare su pensieri o sentimenti che sono al di fuori del momento presente;  attenzione non direzionata, per migliorare la consapevolezza dell’esperienza presente, non influenzata da ipotesi o aspettative.   … E CON BAMBINI E ADOLESCENTI CON ADHD Nel complesso, i risultati degli studi condotti finora indicano la mindfulness come un training promettente per i bambini e gli adolescenti con ADHD. Da questi studi sembra infatti emergere come la pratica della consapevolezza possa avere un ruolo importante nel favorire l’attenzione, l’autoregolazione emotiva-comportamentale, l’inibizione della risposta e l’autocontrollo nelle persone con questo disturbo del neurosviluppo.  Tuttavia bisogna tener presente che anche negli studi che hanno applicato training mindfulness su popolazioni di ragazzi con ADHD, i risultati attuali sono limitati dalla mancanza di studi clinici randomizzati e controllati con una metodologia replicabile. Nasce quindi la necessità di sviluppare metodi manualizzati, i cui risultati siano confrontati con quelli ottenuti da gruppi di controllo che svolgono training non mindfulness con caratteristiche simili (per frequenza e durata).   NEL Q-TALK AL CONVEGNO Nel corso del Convegno “La Qualità dell’inclusione scolastica e sociale” in programma a Rimini il 15 novembre, Stefano Vicari, Cristiano Crescentini, Deny Menghini presenteranno una panoramica aggiornata e rigorosa sull’applicazione clinica della mindfulness che agisce mediante un rafforzamento dell’attenzione e della concentrazione e promuove una migliore gestione e regolazione delle emozioni, focalizzando l’attenzione sul «qui e ora». Offriranno inoltre nuovi spunti per le future ricerche nell’ambito dei disturbi del neurosviluppo.
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Search-ME - Erickson 3 Psicologia
Quanto è diffuso e come si può trattare il disturbo d’ansia per la salute
La maggior parte di noi ha provato, in qualche momento della sua vita, una forte ansia per la propria salute o quella dei propri cari. Sperimentare ansia riguardo alla salute e alla morte è assolutamente normale. L’ansia per la salute diventa un vero e proprio disturbo quando si manifesta come una paura o una preoccupazione continua ed eccessiva. Molti individui che sperimentano eccessiva ansia per la salute ispezionano ripetutamente il proprio corpo per cercare segni, rigonfiamenti, eruzioni cutanee e piccole ferite che possano indicare l’inizio di una malattia fisica. Altre persone invece temono moltissimo l’andare da un dottore per la paura che gli confermi il sospetto di avere una malattia grave e quindi evitano di farsi visitare e/o di fare accertamenti, anche se continuano a preoccuparsi. Molte persone alternano questi comportamenti. Quanto è diffusa l’ansia per la salute?  Le stime suggeriscono che dal 3 al 10% della popolazione generale soffre di una significativa ansia per la salute, mentre più del 30% sperimenta al riguardo paure occasionali o più leggere. L’ansia per la salute colpisce in uguale misura sia uomini che donne e si può sviluppare a ogni età. Come si manifesta? L’andamento del disturbo è generalmente a fasi: una persona può nutrire preoccupazioni eccessive per la sua salute per alcuni periodi di tempo anche lunghi, alternati a momenti in cui esse non si manifestano o sono più leggere e transitorie. In generale, se non trattato questo disturbo frequentemente tende a diventare cronico e a far vivere sempre con una sensazione di precarietà e insicurezza per la propria vita. Quali sono le principali cause dell’ansia per la salute?  Nonostante sia un disturbo che si conosce da moltissimo tempo, come per tutti i disturbi mentali non sono ancora state trovate le cause precise della sua insorgenza, la cosiddetta eziologia. Gli studi di questi ultimi anni hanno però permesso di ipotizzare l’azione di più fattori nel determinare la maggiore vulnerabilità di alcune persone: alcuni sono di tipo biologico e genetico, altri di natura psicologica, altri ancora di tipo sociale e culturale. Chi è lo specialista più adatto per un trattamento del disturbo d’ansia per la salute? Lo specialista che può confermare la diagnosi e suggerire un trattamento adeguato è lo psichiatra; per un trattamento psicologico è necessario uno specialista nelle tecniche psicologiche, cioè uno psicoterapeuta, che può essere uno psichiatra o uno psicologo, purché esperto nel trattamento di questo tipo di problema.
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Search-ME - Erickson 4 Self help
L’importanza dell’impegno e dell’evoluzione della coppia per una relazione felice e di lunga durata
Quello di costruire relazioni affettive è un bisogno molto umano: gli essere umani sono fatti per stare in relazione, per legarsi con gli altri, per cercare condivisione e vicinanza con qualcuno.  Ma avere relazioni affettive stabili e felici non è semplice. Ricette universali di facile applicazione non esistono. È possibile però riflettere su quello che ci fa stare bene come persone, su quello che cerchiamo in una relazione di coppia e, se siamo in coppia, impegnarci nella nostra relazione per farla crescere ed evolvere. Oggi vi proponiamo una breve riflessione sulla vita di coppia di Duccio Baroni, psicologo e psicoterapeuta che si occupa di difficoltà emotive e relazionali legate alle dinamiche relazionali, tratta dal libro “L’arte di riparare un cuore” di cui è autore. Anche la coppia evolve «La coppia è formata da due individui. Affermarlo appare una banalità, e forse lo è, tuttavia molte coppie sembrano dimenticarlo. Nel corso della vita ciascuno di noi evolve e cresce, affronta difficoltà, sventure, momenti di serenità e periodi di sconforto. Ogni sfida, ogni ostacolo, amplia la conoscenza di noi stessi: cosa riteniamo importante, cosa ci rende felici, cosa ci fa sentire vivi. Aumentiamo continuamente le nostre capacità di affrontare il futuro. Il risultato è che cambiamo. Ogni giorno, ogni mese, siamo diversi da come eravamo e, senza accorgercene, quando ci guardiamo indietro quasi non ci riconosciamo. È del tutto normale. Così come cambiano gli individui anche le coppie devono evolversi. La persona che abbiamo accanto dopo anni di relazione non è più quella che abbiamo scelto un tempo. Noi non siamo gli stessi. Questo è il motivo per cui le relazioni, per durare, hanno bisogno di cura e impegno. È necessario essere disposti a fare compromessi e sacrifici, senza arrivare ad annullarsi.  Può, tuttavia, arrivare il momento in cui i due individui di una coppia sono andati incontro a tali e tanti cambiamenti che quel che li separa è più di quello che hanno in comune. Anche questo è normale e richiede onestà e coraggio per essere ammesso e concludere il rapporto».
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Search-ME - Erickson 5 Didattica
Il punto del professor John Lochman, ideatore della versione originale
Il Coping Power Scuola è un intervento di prevenzione universale rivolto agli alunni progettato per diminuire le manifestazioni del comportamento aggressivo, il non rispetto delle regole e le difficoltà di autocontrollo nel contesto scolastico. Tale programma nasce come adattamento al contesto della classe dell’intervento originale Coping Power Program, un modello di intervento selettivo di matrice cognitivo-comportamentale da me sviluppato oltre vent’anni fa con l’obiettivo di migliorare la gestione della rabbia e di controllare l’aggressività in bambini ritenuti a rischio. Partendo dal protocollo originario, tre psicologi e psicoterapeuti italiani - Iacopo Bertacchi, Consuelo Giuli e Pietro Muratori - hanno iniziato a riadattare l’intervento per applicarlo al contesto scolastico, nello specifico per lavorare con la classe intera. Sono nati così “Coping Power nella scuola primaria”, a cui hanno fatto seguito “Coping Power nella scuola per l’infanzia” e “Coping Power nella scuola secondaria”.   Mentre il programma originario prevedeva lo svolgimento di sessioni di psicoterapia di gruppo, in parte dedicate ai bambini e in parte dedicate ai genitori, l’aspetto più innovativo del programma Coping Power Scuola è legato al fatto che può essere interamente svolto dall’insegnante all’interno della propria classe, integrandola autonomamente nella programmazione didattica. L’implementazione autonoma è resa possibile dalla formazione periodica degli insegnanti, dalla ulteriore elaborazione delle attività e dalla disponibilità di materiali che servono da supporto e filo conduttore per tutto il percorso delle attività. A noi sembra che un altro elemento distintivo del Coping Power Scuola sia legato al fatto che tramite questo modello è possibile effettuare un intervento precoce quando questo pattern interattivo non è ancora consolidato, prevenendo il possibile peggioramento nel funzionamento dei bambini a rischio e intervenendo anche sui comportamenti più sfumati. Un altro importante punto a favore del modello Coping Power Scuola è di essere legato a diversi studi scientifici che ne dimostrano l’efficacia. Tali studi sono piuttosto promettenti, nel breve periodo migliora il clima della classe e diminuiscono le problematiche comportamentali del gruppo. L’intervento preventivo, però, è ancora nelle sue fasi iniziali di sperimentazione e mancano i dati sulle potenzialità a lungo termine. Crediamo che questa possa essere la sfida futura del modello, accanto alla diffusione in un sempre più ampio di Istituti Comprensivi italiani.
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Metodo Montessori e anziani fragili Psicologia
Provare emozioni negative è normale, ma imparando a dare loro un nome è possibile affrontarle e renderle positive.
Ogni emozione, che sia positiva o negativa, ha un senso se viene ascoltata e compresa. Talvolta le persone non sono in grado di capire immediatamente che emozione stanno provando e quale sia la causa, e questo vale anche per le emozioni legate all’ambiente naturale.  Quando una persona avverte un disagio che non riesce a spiegare, è difficile che lo riesca a comunicare. Molte persone che vivono uno stato emotivo spiacevole possono aiutarsi cercando di comprenderlo e di dargli un nome ricercando una causa e successivamente comunicandolo ad altri. La comprensione e la condivisione permettono di trovare strategie operative che hanno il doppio fine di ridurre l’impatto negativo dell’emozione e di agire in senso proattivo in funzione di essa. Diviene di fondamentale importanza dare un nome alle emozioni collegate al cambiamento climatico non solo per legittimare l’esistenza di queste ultime, ma anche per legittimare il cambiamento climatico stesso.  Eccone alcuni esempi. Solastalgia: si riferisce a quello stato emotivo che si manifesta quando una persona soffre percependo che il proprio ambiente naturale sta inesorabilmente mutando e perdendo quelle caratteristiche che ha sempre avuto.  Ecoansia: questo termine comprende un’esperienza emotiva molto comune nella quotidianità della società occidentale: l’ansia, ovvero quell’emozione di affanno e preoccupazione che qualcosa di dannoso, minaccioso e terribile possa accadere da un momento all’altro, senza avere la possibilità di controllarlo o prevederlo. Ecoparalisi: è un termine che è stato coniato per descrivere lo stato emotivo caratterizzato dalla perdita di speranza, senso di impotenza, depressione, perdita di motivazione e annullamento di ogni senso di efficacia di fronte ai cambiamenti climatici. Terrafurie: corrisponde a quell’esperienza di furiosa ed estrema rabbia generata in risposta ai disastrosi cambiamenti del clima mondiale, diretta a quelle istituzioni politiche ed economiche che vengono viste come uno status quo rigido, cieco e ostacolante le riforme per il sostentamento dell’ambiente naturale. È lo stato d’animo che si può visibilmente notare nelle varie manifestazioni per la sensibilizzazione sul cambiamento climatico, che possono avere una funzione utile e produttiva per esprimere la rabbia. Global dread o terrore globale: è un vissuto emotivo di terrore, angoscia, disperazione, perdita di speranza e depressione. Per chi subisce il global dread, il presente e il futuro sono solo una fonte di incombente minaccia. Ecological grief o dolore ecologico: è quell’esperienza di perdita, in relazione ai cambiamenti evidenti dell’ambiente naturale, si riferisce a quelle mutazioni negative dell’ambiente, dei paesaggi e dell’ecosistema ma anche alla perdita del proprio stile di vita. Worry o preoccupazione: è un particolare stato mentale che le persone possono sviluppare confrontandosi con le informazioni catastrofiche circa il cambiamento climatico; si presenta come un costante e intenso rimuginio sui pericoli imminenti e futuri circa i cambiamenti incontrollabili che possono verificarsi nell’ecosistema e i possibili effetti disastrosi. Disturbo da deficit di natura: rappresenta la descrizione di un insieme di comportamenti problematici per la persona causato dalla deprivazione di una corretta interazione con l’ambiente. Alcune categorie di persone, in particolare i bambini, trascorrono molto meno tempo all’aperto interagendo con l’ambiente naturale, e si ritiene che questo possa avere come effetto una vasta gamma di problemi comportamentali.  Le emozioni negative che si provano in relazione ai cambiamenti climatici si possono invertire, trasformandole anche in azioni positive concrete. Infatti è dimostrato che rispondere alle emozioni ambientali negative aumentando il proprio senso di autoefficacia (quindi il senso che le proprie azioni abbiano un effetto sull’ambiente) determini la rimodulazione dell’emozione da negativa a positiva, consentendo alle persone di avere più fiducia in quello che stanno facendo, aumentando la quantità di azioni per raggiungere le soluzioni proposte e stimolando sia la creatività sia la cooperazione.
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