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I mini gialli dei dettati 2
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Search-ME - Erickson 1 Italiano
L’importanza dello storytelling nella vita quotidiana dei bambini (e non solo…)
Nonostante il termine sia entrato da poco tempo nel nostro vocabolario, lo storytelling, ovvero l’arte di narrare, ci coinvolge da tempi lontanissimi, essendo una costante di popoli e culture diverse. Sia in forma orale che scritta, la capacità dell’essere umano di creare storie per riferire eventi, credenze, emozioni e, direttamente o indirettamente, trasmettere valori e conoscenza alle nuove generazioni, ossia per insegnare, rappresenta uno dei punti fermi della relazione umana. Anche oggi impariamo ascoltando storie. Lo facciamo fin da bambini: crescendo le narrazioni cambiano, ma tendono a trasportarci in contesti sempre di apprendimento. Con le storie cerchiamo di comprendere la realtà, di affrontare un problema e di superare le incongruenze che spesso la vita ci mette di fronte. Le storie ci aiutano a ragionare: secondo Bruner il pensiero narrativo ci serve a mettere in ordine le informazioni, a stabilire nessi causali — nessi indispensabili per il ragionamento logico —, a spiegare e interpretare gli eventi. Lo storytelling viene spesso associato a strategie di marketing e all’ambiente pubblicitario, ma viene utilizzato spesso anche nel linguaggio scientifico, per renderlo maggiormente comprensibile a chi scienziato non è. Inoltre viene usato dagli storici per farci rivivere epoche e culture lontane e trova applicazioni anche nel campo della matematica. Che cos’è la narrazione? La narrazione è una pratica sociale e educativa ed è capace di dare voce alle emozioni, anche quelle più nascoste; le storie sono la nostra memoria e attraverso di esse veicoliamo le esperienze. Inventare e condividere storie, oltre a essere un’esperienza gratificante e divertente, è un esercizio pratico di condivisione sociale, una modalità per imparare il lavoro di gruppo e l’ascolto. In questo senso, la narrazione è indispensabile per la quotidianità di ognuno di noi: anche se alcuni lavori non richiedono particolari abilità in fatto di lettura e scrittura, in tutti sono indispensabili capacità di ascolto e dialogo. Nelle relazioni, qualsiasi relazione, dobbiamo saper ascoltare e se riusciamo a narrare e comunicare efficacemente è probabile che le stesse relazioni risultino più positive, meno complesse. Raccontare una storia è un’arte È necessario saper trasmettere emozioni ma anche descrivere un contesto, i personaggi, i problemi e le scelte dei personaggi; lo storytelling coinvolge chi ascolta perché crea empatia con il suo pubblico, e coinvolge chi lo usa perché non si può restare immuni dal suo fascino. Con il bambino prevale il racconto orale che, grazie al feedback del piccolo ascoltatore e alla continua interazione tra chi parla e chi ascolta, rappresenta una eccezionale palestra di crescita per entrambi: chi racconta impara non solo a organizzare logicamente gli eventi, ma anche a potenziare l’efficacia espressiva della sua comunicazione, calibrando tono della voce, pause, prosodie, ecc., avendo subito immediato riscontro. Chi ascolta sviluppa l’attenzione, il ragionamento, il linguaggio.
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Search-ME - Erickson 2 Problemi e logica
Un giallo a fumetti per potenziare le abilità visuo-spaziali
Nell’ambito delle skills cognitive l’intelligenza visiva in particolare rappresenta una dimensione di grande rilevanza sociale e professionale, il più grande potenziale tra tutte le tecniche di training mentale  Pur rimanendo solitamente assai trascurata nei comuni curricola scolastici, essa può rappresentare un ponte preliminare per intercettare potenzialità, anche insospettate, in bambini piccoli e anche con disabilità. Gli esercizi presenti nella collana “I misteri della logica - Le indagini di zia Teresa” derivano da un programma per il potenziamento dell’intelligenza logica, in primo luogo visiva, seguita poi da quelle linguistica e numerica, frutto di tre anni di ricerca dell’Associazione SApIE - Società per l’Apprendimento e l’Istruzione Informati da Evidenza (www.sapie.it). Sono stati selezionati un sottoinsieme di esercizi e giochi rappresentativi delle tipologie più rilevanti sul piano cognitivo.  Nei quaderni vengono presentati esercizi graduati per difficoltà, andando a incrementare anno per anno la «sfida» e le componenti logiche e visive da allenare. La caratteristica del metodo seguito nella collana consiste nel contestualizzare le attività nella cornice narrativa del genere «giallo», che si adatta perfettamente al tipo di attività proposta e che ha lo scopo di motivare il bambino e coinvolgerlo in una continua capacità esplorativa. Il bambino dovrà infatti aiutare la protagonista “Zia Teresa” a raccogliere gli indizi e scoprire cos’è successo, risolvendo accattivanti sfide logiche. Ecco alcuni esempi degli sfide proposte.
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Search-ME - Erickson 3 Autismo e disabilità
Un’attività utile per lo sviluppo della socializzazione tra coetanei, in modo particolare in presenza di ragazzi con disturbi del neurosviluppo
L’attività di musicoterapia, che all’interno del contesto scolastico può essere presentata come «attività per lo sviluppo della socializzazione mediata dalla musica», è una delle attività ritenute adatte per accompagnare processi di inclusione per bambini e ragazzi con Disturbi dello Spettro Autistico (ASD) con altri coetanei. Questa attività può essere proposta all’interno del progetto di rete esistente, come delineato nel modello SEAI (Supporto Emotivo e Attivazione dell’Intersoggettività) e nel modello italiano di intervento, e deve essere condivisa con il Consiglio di classe e supportata dagli insegnanti di riferimento dei bambini/ragazzi con ASD. L’attività deve essere intesa come integrativa del percorso di didattica inclusiva, con la finalità specifica di sviluppare e mantenere le abilità sociali a supporto del percorso di sviluppo e degli apprendimenti previsti dal Progetto Educativo Individualizzato (PEI). Si devono indicare uno spazio e del tempo per il progetto, il numero dei compagni che partecipano al gruppo, la durata delle singole attività e dell’intero percorso. Due sono i possibili percorsi da attivare a scuola. Attività di piccolo gruppo di preadolescenti/adolescenti con strumenti idiofoni e a percussione di semplice utilizzo, che permettano ai giovani di proseguire con la conduzione dell’insegnante di riferimento. Sono attività che possono presentare affinità con le tecniche del drum circle con conduzione (tecnica con cui un gruppo di individui suona delle percussioni per costruire un prodotto musicale o ritmico), in cui si dà inizialmente spazio alle competenze e alla sensibilità musicale dei bambini/ragazzi con ASD. Le attività possono essere iniziate imitando le produzioni del compagno con ASD e si può procedere stabilendo dei turni di conduzione del ritmo da parte dei pari. È un’attività di apprendimento cooperativo fra pari che deve prevedere tempi precisi di attuazione anche in base alle capacità dell’alunno con ASD. Attività di gruppo musicale inclusive per ragazzi adolescenti con ASD nel caso in cui ci siano soggetti che abbiano competenze musicali di base su specifici strumenti. Particolare attenzione, in questo tipo di attività, deve essere posta alla possibilità dei bambini/ragazzi con ASD di mantenere i tempi di attenzione necessari alle attività in piccolo gruppo, alle difficoltà nella regolazione emotiva e ai segnali di disagio manifestati con comportamenti anomali o poco regolati. Gradualmente, quando sarà raggiunto un buon adattamento alla situazione, il musicoterapeuta lascerà spazio alle interazioni spontanee nel gruppo, in modo che bambini o adolescenti possano vivere questa attività come una scelta condivisa, al fine di strutturare relazioni autentiche, che possano essere generalizzate naturalmente in altri momenti della giornata scolastica.
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Metodo Montessori e anziani fragili Didattica
Bianca Bertol, insegnante di una scuola secondaria di primo grado di Fondo (Trento), racconta le attività fatte in classe dal momento dello scoppio del conflitto in Ucraina
La guerra in Ucraina sta cambiando anche la didattica in classe. Ragazzi e ragazze ormai pre-adolescenti, anche loro sommersi da una marea di informazioni provenienti dalle fonti più disparate, si sentono coinvolti da quanto sta accadendo, pongono domande, fanno ragionamenti, condividono stati d’animo. Soprattutto hanno bisogno di essere accompagnati nell’approfondimento e nella comprensione dei fatti. È un tipo di lavoro che diversi insegnanti hanno avvertito l’esigenza di portare avanti in questi mesi. Così è stato anche per Bianca Bertol, insegnante di scuola secondaria di primo grado presso l’ICI Fondo Revò a Fondo, in provincia di Trento. Bianca Bertol quest’anno insegna italiano, storia e geografia in una seconda e in una terza.L’abbiamo sentita per farci raccontare la sua esperienza didattica in classe in questi mesi, da quando è scoppiato il conflitto tra Russia e Ucraina. Che tipo di attività avete fatto in classe sul tema del conflitto in Ucraina? «Abbiamo fatto un percorso interdisciplinare finalizzato alla conoscenza di quella che è stata la storia, facendo ricerche ed elaborando materiali. Di fronte a fenomeni complessi noi docenti abbiamo il dovere di non fornire risposte semplicistiche, ma di sostenere i ragazzi in un lavoro di ricerca delle molteplici cause e della pluralità di sguardi di cui un fenomeno di questo tipo necessita. In classe, abbiamo provato a costruire questo percorso di ricerca.Siamo partiti dal sito di divulgazione scientifica Geopop.it che ha video molto interessanti e comprensibili per i ragazzi per capire le dinamiche politiche ed economiche del presente. Poi, utilizzando Padlet, abbiamo creato una linea del tempo dove i ragazzi caricano gli aggiornamenti sintetizzando le notizie dei tg. In questo stesso ambiente raccolgono una rassegna stampa con gli articoli più significativi che trovano.L’idea che sta dietro a questo lavoro è che per avvicinarsi alla comprensione della realtà bisogna accedere a una pluralità di canali». Qual è stato l’atteggiamento dei ragazzi rispetto a queste attività? «Fin da prima dello scoppio della guerra in Ucraina, il 24 febbraio, quando iniziavano ad arrivare le prime notizie pre-belliche, i ragazzi facevano tante domande su questo argomento. Nel loro essere incalzanti ho percepito la loro voglia di sapere, di conoscere e mi sono sentita in dovere di percorrere questa strada.Quando abbiamo iniziato con le attività, c’è stato un grande interesse e coinvolgimento da parte di tutti. Anche qualche ragazzino che di solito rimaneva più in disparte si è rivitalizzato e ha portato un bel contributo. Alcuni ragazzi sono andati molto in profondità, arrivando a fare elaborazioni importanti, “da grandi”. Sono stati raggiunti risultati diversi, ma ognuno a modo suo si è sentito coinvolto e si è dato da fare». Qual è il ruolo dell’insegnante in un lavoro di questo tipo? «Gli studenti sono inondati di informazioni, il nostro lavoro di insegnanti è quello di aiutarli a selezionare le fonti più autorevoli. Un altro compito del docente è quello di aiutarli a fare ordine tra le tante informazioni che ricevono. Quando si affrontano questi argomenti, vengono verbalizzati anche dubbi e paure, come la paura della bomba atomica. Fare questo tipo di lavoro in classe è stato importante anche da questo punto di vista, per aiutare i ragazzi a esprimere la propria emotività». Nel fare queste attività, ha avuto la classica paura di non riuscire a portare a termine il programma? «No, perché non ho vissuto gli approfondimenti che abbiamo fatto come un intoppo nel programma, ma come qualcosa che fa parte della didattica e che semplicemente abbiamo fatto in modo diverso. Ad esempio, in terza si parla di globalizzazione, così ho scelto di trattare questo argomento a partire dal conflitto tra Russia e Ucraina e da come questo incida su altri stati del mondo, perché siamo interdipendenti.Credo che noi insegnanti dobbiamo avere il coraggio di fare delle scelte. Personalmente ho scelto di tagliare su altri temi e di approfondire questo argomento. Questo ci ha permesso di fare un lavoro che i ragazzi non sono abituati a fare, quello di approfondire. In questo modo, le cose rimangono di più, e rimane anche il metodo. Le attività che abbiamo fatto ci hanno consentito di lavorare non solo su contenuti ma anche su competenze, come le soft skills». A suo parere, che tipo di responsabilità educativa hanno gli insegnanti oggi, in una realtà complessa come quella che stiamo vivendo? «Gli insegnanti hanno la grande responsabilità di crescere cittadini consapevoli da una parte, dall’altra di aiutare i ragazzi ad avere un atteggiamento di fiducia e speranza nei confronti della realtà. Noto spesso che i ragazzi colgono solo gli aspetti di fatica nelle cose e non la loro bellezza. Penso che sia una responsabilità educativa aiutarli a cogliere anche la bellezza».
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Metodo Montessori e anziani fragili Laboratori e attività in gruppo
Con qualche piccolo accorgimento si può creare un luogo di apprendimento naturale a scuola per imparare stando all’aperto
I botanici Wandersee e Schussler osservano che l’amore per le piante nasce molto spesso dall’influsso di un mentore: quasi tutti noi abbiamo bisogno di essere accompagnati nel mondo vegetale da qualcuno che lo comprende.  Avere a che fare con un orto, o ancor meglio con un orto-giardino, significa garantire un’interazione continua e costante con il mondo naturale, anche se in una forma «addomesticata», e occasioni di familiarità con il mondo naturale attraverso la sperimentazione di pratiche, pressoché quotidiane, di orticoltura e giardinaggio. Un orto-giardino è uno straordinario luogo di apprendimento all’aperto, nel quale si usano il corpo e la testa, è fonte continua di stimoli e sperimentazioni, e offre esperienze appassionanti e motivanti, che consentono ai bambini di sviluppare una propria consapevolezza e autonomia, di affinare le abilità e mettersi in gioco, in un’ottica di autoapprendimento. Inoltre è un ambiente sicuro e accogliente nel quale tutti sono i benvenuti. Un orto-giardino in ogni scuola è stato il sogno e il desiderio di tanti maestri: perchè non provare a far germogliare nuove esperienze nelle nostre scuole come se fossero semi lasciandoci accompagnare dalla meraviglia dei bambini stessi? Allestire un orto-giardino richiede di porre l’attenzione su pochi ma essenziali elementi che interagiscono fra loro:  Il terreno: base di partenza per allestire un orto-giardino sano è il terreno; è infatti sufficiente una manciata di terreno fertile per ritrovare una moltitudine di organismi viventi, che come trasformatori e decompositori della sostanza organica sono responsabili della sua fertilità e della formazione di una buona struttura. Avere a disposizione un orto-giardino significa quindi avere a che fare con un ecosistema estremamente complesso, dove coesiste una moltitudine di organismi viventi e sostanze non viventi che si relazionano tra loro; un contesto fortemente stimolante per l’intelligenza dei bambini, un’officina di sperimentazione con la natura in cui osservare, scoprire, acquisire competenze e condividere esperienze. Le piante: la scelta delle piante (ortaggi, fiori, aromatiche, alberi da frutto e così via) risulta essere determinante e pertanto necessita di numerose considerazioni che tengano conto degli aspetti educativi, di quelli tecnico-agronomici e di quelli legati alle tradizioni del luogo e alla sua vocazionalità. Scegliamo piante con cui giocare affinando le capacità linguistiche, oppure che abbiano diverse provenienze geografiche, o ancora che si prestino a metafore o che ci diano l’occasione di ripercorrere la storia in modi curiosi e suggestivi. Lo spazio: partendo dal presupposto che un orto-giardino debba lasciare spazio all’autonomia del bambino e che ogni gruppo-classe di bambini ha caratteristiche sue proprie, si deduce che non esistono formule preconfezionate che riguardano la progettazione e la gestione di uno spazio che possano andare bene per tutti; ogni situazione è a sé e pertanto va costruita partendo dalle caratteristiche dei bambini e dalle risorse messe a disposizione dal contesto in cui si opera. La comunità: lo scenario ideale e certamente più opportuno è quello che al progetto possa collaborare l’intero team di insegnanti delle classi coinvolte, dando vita così a una vera «comunità dell’orto», che potrebbe coinvolgere poi via via altri soggetti con specifiche competenze che andrebbero ad arricchire ulteriormente il progetto.  Anche se iniziare un progetto di questo tipo può sembrare complicato, non bisogna lasciarsi abbattere dalle difficoltà o dalle scarse conoscenze iniziali. Sapere di non avere tutte le risposte è un ottimo punto di partenza che consentirà di conoscere, ricercare soluzioni, creare nuove opportunità, stimolare il pensiero divergente, entrare in confidenza con tutto ciò che ha vita, guardare, ascoltare, odorare e toccare ogni creatura per capire cosa ne possa venire di buono o di cattivo, affrontare con positività ostacoli e insuccessi.
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Metodo Montessori e anziani fragili Didattica
Cinque idee di attività da realizzare in classe per fare il bilancio dell’anno scolastico che sta per concludersi e ripartire bene a settembre
Anche quest’anno siamo arrivati alla fine della scuola. È stato un anno difficile, in cui il persistere della pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina hanno preoccupato e affaticato sia il corpo docente, sia alunni e alunne. Hanno appesantito il clima in classe, e reso l’insegnamento e l’apprendimento più complesso e faticoso del solito.  Alla fine di ogni anno scolastico, generalmente ci si ferma a festeggiare e riflettere sull'anno trascorso. Quest’anno è particolarmente importante farlo, proprio per dare a studenti e studentesse l'opportunità di elaborare ciò che hanno vissuto durante l’anno, prima di staccare per l'estate.  Al convegno “Supereroi fragili” di Erickson di un paio di settimane fa, si è parlato dell’aumento dei problemi di salute mentale nell’età adolescenziale. Sebbene la salute mentale di molti e molte adolescenti fosse già compromessa prima del 2020, le interruzioni in ambito scolastico, i limiti imposti alle relazioni interpersonali, e i traumi causati dalla pandemia hanno ulteriormente eroso il senso di benessere di molti giovani.  Una nota positiva è che sicuramente la scuola può svolgere un ruolo di sostegno vitale e che quando studenti e studentesse provano un senso di cura, sostegno e appartenenza alla comunità scolastica si sentono molto più fiduciosi. In questo articolo, proponiamo cinque attività che possono aiutare alunne e alunni della vostra classe a riflettere sull'anno scolastico trascorso, riconoscere i risultati raggiunti, rinsaldare il senso di appartenenza alla comunità scolastica e guardare al futuro. Ogni attività può essere utilizzata da sola, quindi scegliete l’attività o la combinazione che più si addice alla vostra classe. Riflettere Attività 1: Riflessione finale sul diarioIl teorico dell'educazione John Dewey ha scritto: "Non impariamo dall'esperienza... impariamo riflettendo sull'esperienza". Il diario è un metodo importante per studenti e studentesse per elaborare le loro esperienze e collegare ciò che hanno imparato alla loro vita. Può essere particolarmente utile per aiutarli ad elaborare pensieri, sentimenti e incertezze riguardo ai cambiamenti nella loro vita e nel mondo. Se durante l’anno hai invitato studenti e studentesse a tenere un diario, chiedi loro innanzitutto di leggere il proprio diario, segnandosi i passaggi che possono aiutarli a formulare una riflessione finale. Chiedi loro poi di scrivere una riflessione finale per elaborare gli eventi e l'apprendimento dell'anno passato. Se invece, durante l’anno non hai usato il diario come strumento di lavoro, puoi iniziare ora e per dargli un po’ di continuità, potresti trasformarlo in un compito per le vacanze. Per la riflessione finale sull’anno trascorso, puoi chiedere a studenti e studentesse di scegliere tra i seguenti suggerimenti o scriverne uno proprio: In questa classe sono stato messo alla prova da ... Una cosa che ho imparato su di me quest'anno è stata ... Una cosa che ho imparato sul mondo quest'anno è stata ... Una domanda che mi porto dietro è ... Prima pensavo ... ma ora penso ... Infine, chiedi loro di condividerne alcune delle loro riflessioni in classe. Attività 2: Portfolio digitalePer aiutare studentesse e studenti a riflettere su ciò che hanno realizzato quest'anno, chiedi loro di scegliere tre compiti che hanno svolto nella tua disciplina e che li hanno aiutati a imparare qualcosa su sé stessi o sul mondo. Ricorda loro che ciò che hanno imparato attraverso il compito è più importante del voto ricevuto. Puoi chiedere loro di fare una fotografia di ciascun compito.Chiedi poi a studenti e studentesse di scrivere una riflessione sul motivo per cui hanno scelto ciascun compito. I seguenti suggerimenti possono aiutare a guidare le riflessioni: Che cosa ho imparato su di me attraverso questo compito? In che modo questo compito ha cambiato il modo in cui vedo qualcosa nella mia vita o nel mondo? In che modo ciò che ho imparato attraverso questo compito può cambiare il mio modo di agire o di apprendere in futuro? Infine, chiedi a studentesse e studenti di assemblare i loro portfolio inserendo le foto dei compiti e le loro riflessioni in un unico documento, insieme a un frontespizio, che può includere illustrazioni o immagini che si riferiscono alla classe. Festeggiare Attività 3: Lavagna dei ricordi Crea una lavagna con ricordi, storie e riflessioni dell'anno. Puoi creare una lavagna fisica, attaccando un grande foglio di carta in classe e poi chiedi a studenti e studentesse di aggiungere note scritte o immagini. In alternativa, puoi creare una lavagna virtuale utilizzando una piattaforma come Padlet, Flipgrid o Google Docs. Alcuni spunti di riflessione da suggerire alla classe: In questa classe, ho apprezzato quando ... Questa disciplina mi ha aiutato a riflettere su ... Una cosa che ho imparato a fare bene quest'anno è stata ... Mi è piaciuto imparare ... Questo gruppo mi ha aiutato a superare... Grazie per ... Incoraggia studenti e studentesse a scattare una foto della lavagna, per conservarla come ricordo della comunità che avete costruito insieme. Dedica un'ora di lezione a leggere gli articoli sulla lavagna e a commentare ciò che noti. Guardare avanti Attività 4: Speranze e paureÈ probabile che studentesse e studenti provino una serie di emozioni in vista delle vacanze estive. Il tempo da trascorrere lontano dalla scuola può sembrare entusiasmante. Ma, allo stesso tempo, alcuni di loro potrebbero sentire la mancanza di compagni e compagne e della routine scolastica.Chiedi a studenti e studentesse di fare due elenchi, uno con le cose che non vedono l'ora di fare quest'estate e uno con le cose che potrebbero trovare difficili e impegnative. Poi, chiedi loro di riflettere sulle seguenti domande: Che cosa ti entusiasma di più di questa estate? Cosa puoi fare per notare e festeggiare i momenti positivi? Quali strategie puoi usare per gestire le sfide che l'estate potrebbe portare? Quali sono le cose che puoi fare e che ti possono aiutare a sentirti tranquillo/a o in contatto con altre persone? Cosa potresti fare durante l'estate nella tua comunità? Come potresti renderti utile? Attività 5: E-mail a sé stessiA studenti e studentesse che torneranno a scuola l'anno prossimo, chiedi di scrivere una e-mail di incoraggiamento da leggere prima di iniziare l'anno successivo. Molte applicazioni di posta elettronica (come Gmail) consentono agli utenti di programmare l'invio di una e-mail in una data diversa. Se i tuoi studenti e le tue studentesse sono in grado di utilizzare questa funzione, chiedi loro di programmare la data di invio della e-mail per il giorno prima dell'inizio del prossimo anno scolastico.Chiedi loro di usare le seguenti domande come traccia per scrivere le loro e-mail: Cosa non vedi l'ora accada quando riprenderà la scuola?  C'è qualcosa che speri sia diverso nel prossimo anno scolastico? Qual è una cosa che hai imparato su di te quest'anno e che vuoi ricordare? L’articolo (Activities to connect and celebrate at the end of the school year) è tratto dal sito facinghistory.org
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