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I mini gialli dei dettati 2
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Metodo Montessori e anziani fragili Didattica
Chiara Soldi, docente di inglese alla scuola secondaria e autrice di “Inglese facile: grammatica” spiega alcune possibili applicazioni dell’UDL all’insegnamento della lingua inglese
Con Universal Design for Learning si indicano quei principi che permettono di sviluppare percorsi formativi che garantiscono a tutti gli studenti e le studentesse pari opportunità per apprendere. Lo Higher Education Opportunity Act definisce l’UDL come un quadro scientificamente valido che “garantisce la flessibilità nei modi in cui le informazioni vengono presentate, in cui gli studenti rispondono o dimostrano le proprie conoscenze e abilità, nei modi in cui gli studenti vengono motivati e coinvolti”. Nel medesimo documento si legge, inoltre, che questo insieme di principi aiuta a ridurre “le barriere dell’istruzione, fornisce adattamenti, sostegni e sfide appropriati e mantiene elevante aspettative di rendimento per tutti gli studenti”. Come tutte le progettazioni universali anche quella basata sull’UDL soddisfa i bisogni specifici dei singoli rivelandosi contemporaneamente di grande aiuto per l’apprendimento della maggior parte di studenti e studentesse.  Nel tentativo di realizzare interi curricula basati sui principi dell’Universal Design for Learning, possiamo cominciare, nella nostra progettazione didattica quotidiana, dalla costruzione di singoli percorsi che cerchino di rispettarne alcuni aspetti fondamentali. Flessibilità, personalizzazione e accessibilità sono alcune delle parole chiave più significative che caratterizzano questa visione di apprendimento, che potremmo definire democratica. Proviamo, quindi, a capire che relazione c’è fra i principi dell’Universal Design for Learning ed il processo di insegnamento-apprendimento: - il primo principio è fornire molteplici mezzi di rappresentazione, è il principio che riguarda il “cosa” dell’apprendimento; - il secondo principio è fornire molteplici mezzi di azione e di espressione e si riferisce al “come” dell’apprendimento; - il terzo principio è fornire molteplici mezzi di coinvolgimento e riguarda il “perché” dell’apprendimento. Ora che abbiamo indicato la relazione fra UDL e apprendimento, cerchiamo di capire come calare questi principi nella nostra pratica didattica quotidiana di docenti di lingua inglese. Potremmo iniziare ponendoci alcune domande alle quali rispondere con una serie di buone pratiche. A tal proposito, il volume Inglese facile: grammatica prova a fornirci alcuni esempi. Una prima domanda significativa potrebbe essere, qual è il modo più efficace per presentare le informazioni ai nostri studenti? Una valida pratica è presentare le informazioni in formati diversi. A fronte del testo esclusivamente scritto, è utile presentare testi accompagnati da video, audio, oppure grafici. Nella sezione “Osservo e rifletto” le informazioni vengono proposte sia in forma scritta ma sono anche affiancate dalla relativa immagine e dal relativo audio. Integrando queste modalità di rappresentazione, i contenuti saranno maggiormente comprensibili e raggiungeranno un maggior numero di studenti.  Una seconda domanda potrebbe essere, come chiediamo ai nostri studenti di comunicarci quello cha hanno appreso? Un’ulteriore buona pratica è permettere ai nostri studenti di usare molteplici mezzi di espressione, ad esempio raccontare oralmente, per iscritto, oppure attraverso le immagini. Se lo riteniamo opportuno, possiamo sollecitare attività di tipo manuale, ad esempio facendo realizzare flash cards, poster o giochi didattici. Alla fine della sezione “Mi esercito e rifletto” allo studente viene chiesto di presentare ai compagni di classe l’argomento che ha consolidato durante il percorso, facendo finta di essere insegnante per un giorno. Attraverso alcuni step-guida lo studente realizza la sua presentazione. In fasi come questa, laddove vi sia un uso consapevole del digitale, possiamo chiedere ai nostri studenti di realizzare video o presentazioni con software e app a loro piacere. Una terza, ma non ultima, domanda potrebbe essere la seguente: come possiamo coinvolgere i nostri studenti nell’apprendimento? È prassi consigliata coinvolgerli in modi diversi, sollecitando il loro interesse e provando a tenere viva la loro attenzione. A questo proposito è fondamentale che l’insegnante partecipi attivamente al loro apprendimento. È prioritario allenarli ad una riflessione costante sui processi e sulle strategie applicate, così come fornire loro un feedback sistematico, sia in itinere che alla fine delle attività svolte. Questo permette loro di acquisire sempre maggiore consapevolezza. La sezione il mio percorso, che si trova alla fine di ogni argomento, è uno degli esempi di come lo studente venga guidato a riflettere sul perché delle attività e sulle strategie adottate durante la revisione degli argomenti proposti, stimolandolo ad un atteggiamento metacognitivo.
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Search-ME - Erickson 1 DIDA
Un’opportunità per le educatrici, non solo per i bambini
Avvicinare i bambini a una lingua straniera significa accompagnarli nella scoperta del «fenomeno linguistico» tenendoli per mano in modo rassicurante e facendo loro comprendere che esistono nel mondo molte lingue e che queste si possono imparare. Per svolgere questo compito di accompagnamento in modo efficace è però necessario che l’adulto possieda le competenze metodologiche e linguistiche necessarie a costruire un ambiente di apprendimento stimolante. E ancora non basta: bisogna anche disporre di un tempo disteso, e di un contesto privo di ansie da prestazione e valutazioni della performance, proprio come accade nella relazione spontanea tra una mamma con il suo bambino. I nidi e le scuole dell’infanzia rappresentano in questo senso un contesto particolarmente favorevole: i bambini della fascia 0-5 possiedono un «vantaggio neurobiologico» per l’apprendimento linguistico, educatrici e insegnanti dispongono di una grande quantità di tempo per esporre i bambini all’input linguistico e il contesto esperienziale permette di inserire quell’input in un quadro che ne facilita la decifrazione. Tuttavia, la costruzione di progetti innovativi ed efficaci per accostare i bambini alle lingue straniere in tenera età si scontra da un lato con la persistenza di stereotipi e preoccupazioni infondate sulla presunta «confusione» che si verrebbe a creare nella mente dei bambini, dall’altro con questioni legate a una formazione linguistica e metodologica di qualità delle educatrici, che di norma nel nostro contesto educativo non sono madrelingua. Il nuovo volume Piccoli esploratori dell’inglese nasce dall’esigenza di offrire uno strumento concreto e basato sulla ricerca scientifica a tutti coloro che desiderano promuovere un incontro sereno ed efficace dei bambini con la lingua inglese nei primi anni di vita, tenendo presenti le grandi opportunità per i bambini, ma anche le sfide che si presentano agli adulti. L’opera è un unicum nel panorama editoriale odierno perché aiuta l’educatore (ma anche il genitore!) a prepararsi alle attività con i bambini a livello non solo metodologico ma anche linguistico. Si tratta di uno strumento per l’auto-formazione ricco di spunti teorici, suggerimenti didattici e materiali operativi. L’opera accompagna l’adulto nell’intero percorso di accostamento dei bambini alla lingua inglese, dalla riflessione iniziale alla progettazione, dalla preparazione linguistica e didattica alla realizzazione delle attività. L’articolo completo “La lingua straniera nei primi anni di vita” è disponibile sul numero di aprile 2022 della rivista Erickson “DIDA”
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