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I mini gialli dei dettati 2
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Search-ME - Erickson 1 Gioco
Mille idee per inventare storie infinite e raccontarle
Come stimolare creatività e fantasia nei bambini? Inventare storie è senza dubbio un’attività utile in questo senso.  Ideata e illustrata da Giulia Orecchia, una delle più famose illustratrici italiane, Le mille e una storia è una semplice scatola che ha il potere di dar vita a interi universi, grazie ai materiali che stimolano la creatività e la fantasia. Le mille e una storia propone tanti giochi, come la Tombola delle storie, mappe e carte, che si possono intrecciare, modificare e reinventare all’infinito: i bambini inventeranno sempre nuove storie, sviluppando così linguaggio e abilità narrative. Potranno giocare sia a casa che a scuola, sfidandosi tra loro o collaborando per scrivere un’unica storia.  Quando l’unico limite è la fantasia, tutto diventa possibile: i più piccoli potranno battere i grandi e i grandi sfidare i più piccoli. Cosa aspetti? Inventa la tua storia!
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Search-ME - Erickson 2 Motricità
Come condurre un’osservazione all’interno del gruppo
Nel suo lavoro con i bambini, lo psicomotricista, formato all’osservazione attenta del singolo individuo, rivolge l’attenzione verso precisi parametri relativi al corpo in movimento, in relazione allo spazio, al tempo, ai materiali e all’altro. Condurre un’osservazione completa del bambino implica però anche osservare le dinamiche relazionali che emergono all’interno del gruppo dei pari. Ilgruppo dei pari, infatti, offre una ricchezza di situazioni relazionali che lo psicomotricista può utilizzare per avvicinarsi maggiormente al mondo espressivo del bambino. Nelle dinamiche di gruppo emergono molte situazioni che consentono di osservare lo sviluppo del bambino, la sua personalità e i suoi conflitti interni. Com’è possibile condurre un’osservazione delle dinamiche relazionali con i pari all’interno di un gruppo? Ecco alcuni riferimenti indicativiper orientare una possibile osservazione.   • La modalità di entrata in relazione Si riferisce a come il bambino si attiva nel gruppo nella scelta dell’altro: se è lui a scegliere, o come viene scelto da un compagno, se ricerca la relazione con l’altro, se viene rifiutato, eccetera. • La modalità di mantenimento della relazione L’attenzione si sposta su come e attraverso quale via corporea si mantiene la relazione con l’altro e per quanto tempo, ad esempio attraverso il mantenimento dello sguardo o l’uso della parola. • Il tempo della relazione Facciamo riferimento alle modalità con cui il bambino mantiene la relazione: per un tempo breve/lungo, il ritmo degli scambi si presenta veloce/lento, si presentano rotture, discontinuità o continuità. • La tipologia di relazione Si tratta qui invece di definire l’ampiezza del contesto relazionale in cui il bambino tende a sperimentarsi: vengono ricercate prevalentemente situazioni di coppia, di triade, di piccolo o di grande gruppo. • La qualità della relazione Le relazioni possono dispiegarsi lungo differenti polarità: dalla collaborazione all’oppositività, dall’assumere ruoli propositivi all’essere ricettivi alle proposte altrui, dall’assumere posizioni attive o passive… • Le modalità dell’interazione La tipologia di interazione può inoltre assumere connotazioni di esclusività, inibizione, conflittualità, trasgressione, tirannia, adesione, dipendenza, o essere autoreferenziata.   • La gestione della frustrazione Le reazioni del bambino in relazione alle frustrazioni possono manifestarsi in modo esplosivo (rabbia, opposizione, sfida) o determinare ritiro dall’azione (rinuncia, pianto, isolamento) o, infine, generare capacità di adattamento e/o richieste di tipo rassicurativo all’adulto. • La gestione del conflitto Le reazioni emotive al conflitto possono manifestarsi con comportamenti di evitamento/rinuncia, di scontro/mediazione, di alleanze pro o contro pari, oppure con richieste di intervento da parte dell’adulto. • La tipologia di gioco prevalente Qui si tratta di riflettere sulle modalità ludico-espressive maggiormente percorse nel gioco dal bambino (ad esempio: sensomotorie, simboliche, narrative), sulle loro caratteristiche e sulla relativa attivazione. • I ruoli emergenti nel gruppo Diventa significativo rilevare le costanti relative alla scelta di ruolo e le variazioni che subiscono nell’evoluzione del gioco. Particolare attenzione va dedicata a cogliere l’assunzione di ruoli (leader, gregari, leader complementari), a osservare i bambini non ricercati, quelli esclusi, quelli soli e la fissità di ruolo. • L’adattamento al gruppo Comprende gli aspetti legati all’adattamento al contesto: il rispetto delle regole, del materiale, il livello di ascolto, l’adeguamento dei singoli al ritmo e ai tempi complessivi del gruppo, le modalità di inizio e di chiusura delle attività. • L’espressione e la regolazione delle emozioni Si fa riferimento agli aspetti di riconoscimento, espressione e regolazione emotiva, con particolare attenzione alle situazioni in cui si manifestano nel gruppo difficoltà legate al contenimento e al mantenimento del livello del gioco. • Le tematiche emergenti Nei gruppi si possono rilevare aspetti quali: l’esplorazione sensoriale, il riconoscimento, l’affermazione di sé, i conflitti, l’opposizione, il contenimento, l’espressione delle emozioni, il confronto, la competizione, il piacere della collaborazione, ecc.
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Search-ME - Erickson 3 Didattica ludica
Il gioco offre ai bambini la possibilità di mettere in pratica ciò che stanno imparando.
Il gioco è una delle principali modalità attraverso le quali i bambini apprendono. Come più volte affermato da diversi ricercatori ed educatori, il gioco, oltre ad essere presente nei più svariati background culturali (Lillemyr et al., 2011), può contribuire ad arricchire l’apprendimento e a sviluppare competenze indispensabili per la vita di tutti i giorni. La ricerca sottolinea, in particolar modo, l’importanza del gioco alla scuola dell’infanzia in quanto contribuisce, come anticipato nello scorso intervento, allo sviluppo cognitivo, sociale, motorio e linguistico dei bambini (Lynch, 2015). Già nei tempi antichi, l’importanza del gioco era riconosciuta, ma esso rimaneva una materia di studio, legata alle regole e alle strategie o agli esercizi ginnici. In tempi più recenti, l’istruzione veniva considerata come un momento di serietà e di lavoro disciplinato, affatto “contaminato” dagli intenti più allegri del giocare. Si deve, dunque, a Russeau l’iniziativa di introdurre il gioco nell’educazione del fanciullo e ai pedagogisti moderni, quali Montessori, Dewey e Decroly, l’impostazione psicologico-educativa e l’adeguamento del materiale ludico alla maturità del bambino.   Secondo Piaget (1959), l’attività ludica orienta verso uno sviluppo completo dell’individuo poiché facilita la socializzazione, grazie a giochi a carattere comunitario e all’insegnamento del rispetto delle regole, e lo sviluppo dell’intelligenza, attraverso diverse fasi cognitive, in relazione alle quali dovrebbero essere proposte attività ludico-didattiche appropriate: 1. Tappa dei giochi d’esercizio (0-2 anni): corrisponde allo sviluppo dell’intelligenza sensomotoria attraverso la quale il bambino acquisisce progressivamente il controllo degli arti e la capacità di esplorazione sensoriale. In questa prima fase, il gioco di imitazione assume un ruolo significativo in quanto consente al bambino di imparare a riconoscere e ad esprimere le emozioni. 2. Tappa dei giochi simbolici (2-7 anni): corrisponde alla fase pre-operativa dello sviluppo cognitivo durante la quale, grazie al naturale impulso creativo, il bambino impara a distinguere ciò che è frutto della fantasia, e che permette di superare attivamente i limiti della realtà, da ciò che è reale e percepito attraverso i sensi e che dona consapevolezza dell’esistenza e delle sue regole. In questa fase, il bambino è anche in grado di effettuare le prime operazioni concrete, ovvero quelle logico-matematiche, che gli consentono di agire sugli oggetti e di stabilire relazioni fra di essi, e quelle spazio temporali, che consistono nel dare una collocazione spazio-temporale agli oggetti. 3. Tappa dei giochi di regole (7-11 anni): corrisponde all’acquisizione cognitiva delle operazioni concrete e formali e al progressivo sviluppo del concetto di regola. A questo stadio, tuttavia, il fanciullo tende a modificare le regole a proprio vantaggio. 4. Tappa dei giochi di costruzione (dagli 11 anni in su): a questa fase vi è il passaggio alla codifica della regola e alla logica formale e alle operazioni di seriazione e classificazione.   IL GIOCO NELLA DIDATTICA  Ad un livello educativo-didattico, il gioco, se significativo (Nell e Drew, 2013), rende i bambini attivamente partecipi rispetto all’ascolto passivo di una lezione. Possiamo menzionare diverse attività che favoriscono l’apprendimento: - La sabbia e l’acqua possono essere un’introduzione a discipline quali scienze e matematica, dal momento che permettono di imparare che l’acqua è un liquido, non un solido, e che può essere misurata in contenitori di diversa capienza. - Giocare con la plastilina, disegnare e dipingere, travestirsi, giocare con le bambole sono tutte attività che incoraggiano la creatività, l’immaginazione e l’espressione delle emozioni. Il gioco del “fare finta”, inoltre, è essenziale per lo sviluppo socio-emotivo del bambino, in quanto gli permette di interpretare la realtà da un punto di vista differente, e favorisce lo sviluppo delle rappresentazioni mentali e del linguaggio. - I mattoncini colorati e i puzzle aiutano a riconoscere le diverse forme e le loro dimensioni, a mettere gli oggetti in ordine e a sviluppare il pensiero logico. - Giocare con la palla, danzare, correre, arrampicarsi sono attività che favoriscono lo sviluppo muscolare e aiutano a ottimizzare forza, flessibilità e coordinazione motoria. - I giochi con le regole, benché possa sembrare in contraddizione con l’idea di gioco libero e volontario, aiutano a far rispettare i turni, a condividere le esperienze e a socializzare con gli altri. - Cantare e suonare strumenti musicali aiuta a sviluppare il senso del ritmo e allena le abilità di ascolto. - Grazie alla recitazione, i bambini hanno l’opportunità di drammatizzare delle scene e di esprimersi, migliorano la loro fiducia sociale e le loro competenze letterarie, di narrazione e scrittura, nonché l’interazione e la cooperazione.
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Search-ME - Erickson 4 Didattica ludica
Un modo alternativo di viaggiare nello spazio stellare esercitando le abilità logiche
In questi giorni in cui ricorre il cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla luna, si parla molto di spazio e di esplorazione spaziale. Questo argomento affascina moltissimo e accende, da sempre, la fantasia di bambini e bambine. Per l’attuale generazione di bambini, il sogno di viaggiare nello spazio potrebbe anche realizzarsi in un giorno non molto lontano da adesso, se è vero che “il bambino che camminerà su Marte è già nato”, come diceva l’astrofisico Giovanni Bignami. Nel frattempo, in attesa che prendano forma i nuovi programmi di sbarchi lunari ed extra-lunari, noi proponiamo ai bambini – ma, perché no? anche agli adulti – di provare a viaggiare nello spazio in modo alternativo, con “Missione Spazio”, un gioco educativo ideato da Eva Pigliapoco e Ivan Sciapeconi. Con “Missione spazio”, tutti – ma proprio tutti – possono raggiungere mondi lontani, congiungendo pianeti e satelliti attraverso un favoloso viaggio intergalattico in cui occorre individuare le traiettorie giuste, avendo cura di evitare il contatto con temibili alieni e pericolosi asteroidi. Gli autori di questo gioco sono Eva Pigliapoco e Ivan Sciapeconi, due insegnanti di scuola primaria e formatori. A loro abbiamo chiesto di farcelo conoscere meglio. Ci raccontate com’è nato “Missione spazio”? Le nostre pubblicazioni per Erickson nascono sempre da un’esigenza che sperimentiamo come insegnanti ed educatori in generale. Abbiamo cercato a lungo un gioco divertente e orientato allo sviluppo del pensiero computazionale, ma non l’abbiamo trovato. La nostra esigenza era fare del coding unplugged in modo stimolante per i bambini. Abbiamo trovato proposte interessanti da punto di vista delle abilità cognitive, ma noiose sotto il profilo ludico, oppure all’opposto, molto divertenti ma poco significative. Alla fine abbiamo deciso di crearcelo e lo abbiamo sperimentato con i bambini.   Quali abilità stimola questo gioco? Missione spazio è un gioco che stimola il ragionamento strategico, il problem solving legato alla costruzione di percorsi. È un gioco che si avvicina molto alla riflessione di Jeannette Wing sul pensiero computazionale, ovvero aiuta a “pensare come un informatico, in modo algoritmico e a livelli multipli di astrazione”. Tutto questo, ovviamente, senza far ricorso al computer. Il primo livello di gioco è incentrato su stimoli visivi e quindi la comprensione del problema da risolvere è demandata alle immagini. Il secondo livello propone delle sfide testuali, semplici e lineari. Il terzo livello, il più complesso, ha una struttura narrativa.   Quali impressioni avete avuto vedendo i bambini giocarci? Prima di proporlo a Erickson, abbiamo testato il gioco con decine di bambini diversi. Abbiamo constatato una grande velocità nella comprensione delle regole del gioco. Questo aspetto è stato per noi molto importante perché ha confermato le nostre premesse: si può fare coding unplugged con strumenti semplici e immediati. Tra i tanti feedback, uno dei più significativi è stato quello fornito da un bambino di sette anni. Dopo aver sperimentato il gioco nella versione “casalinga”, fatta di fotocopie plastificate, ha deciso di costruirne una versione per la sorellina più piccola. Dopo questo episodio, ci siamo detti: “missione raggiunta” anche in questo “spazio”.
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Search-ME - Erickson 5 Didattica
Alcuni spunti di riflessione per creare contesti in cui il gioco sia strumento di partecipazione attiva e di relazione tra bambini e tra bambini e adulti
C’è un gioco che ci piace fare spesso, è quello di trovare parole che si possono scomporre per poi spiegarne il significato in modo divergente. La parola animazione si presta in modo particolare a questa esperienza. Dividiamola in due parti, anima e azione e iniziamo la nostra ricerca. Anima è legata alla vita, all’essenza del nostro essere, ma proviamo a fare un passo avanti, cogliamo il verbo animare e andiamo a leggerne la sua definizione in un vocabolario: “Infondere l’anima, dare la vita…con riferimento all’arte, dare vivacità, calore, vivacizzare, movimentare, Incoraggiare, incitare”. Una parola, un mondo da esplorare. Non è da meno azione, che “indica l’agire, l’operare, in quanto manifestazione della volontà… spesso indica un gesto, con riferimento soprattutto al suo valore morale, mentre in altri casi indica movimento. Azione può significare potere, forza, soprattutto in riferimento a cose che hanno la capacità di produrre un effetto su altre.” Ora siamo pronti per completare il nostro gioco e ricomporre la parola con piccolo intervento, animazione diventa “anima in azione”, intesa come movimento della mente, del corpo, come condizione necessaria per la crescita di ogni individuo. Visto che però il processo educativo è sempre frutto di una relazione, spesso asimmetrica tra adulto e bambino, nel senso dell’animazione ecco che il ruolo di un educatore diventa quello di stimolo del gruppo o del singolo in senso maieutico, affinché possano dare il meglio di se stessi e crescere attraverso l’impegno concreto e le esperienze, affinché possano mettere l’anima in azione. L’animazione storicamente si è espressa attraverso «una pratica sociale finalizzata alla presa di coscienza e allo sviluppo del potenziale represso, rimosso o latente, di individui, piccoli gruppi e comunità», ma anche con percorsi di animazione teatrale e creativa, sino ad arrivare a un approccio maggiormente educativo e culturale, con strumenti ludici e di partecipazione attiva, che favoriscono lo sviluppo personale di bambini, ragazzi e anche adulti. Prendiamo spunto dal ruolo ricreativo dell’animazione per poi portarla dentro un contesto sicuramente molto strutturato, come quello del mondo scolastico. Il primo spunto di riflessione è legato al significato del gioco, necessario per comprendere come questo possa trasformare l’animazione culturale in animazione ludica. Secondo Bernard Suits “Il gioco è il tentativo volontario di superare ostacoli non necessari” e identifica nel gioco: Un obiettivo pre-lusorio: ogni gioco ha un suo obiettivo predefinito Delle regole costitutive: che limitano l’azione dei giocatori nel raggiungere lo scopo finale L’ attitudine ludica: il giocatore vuole seguire quelle regole costitutive volontariamente, nonostante questo possa limitare la sua libertà all’interno del gioco stesso. Ma per fare in modo che tutto ciò sia applicabile e che renda il gioco uno strumento realmente valido e partecipato è necessario avere consapevolezza di una condizione, che i giochi sono tutti una questione di divertimento. Come scrive Bernard de Koven “giocare bene, significa essere nella nostra condizione migliore. Pienamente coinvolti, del tutto presenti, anche se, al contempo, stiamo solo giocando”. Partendo da questi presupposti proviamo a riflettere sulla funzione sociale del gioco, come strumento di relazione tra pari, di relazione tra adulti e bambini, di partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti nell’azione ludica; questo ci fa tornare al significato di animazione che avevamo prima esplorato, il gioco può essere inteso come collante delle nostre azioni maieutiche, attraverso un approccio metodologico ludico, trasformiamo il pensiero in azione, creando spazi protetti di esperienza. Tutto ciò si può realizzare anche a scuola, perché il gioco crea contesto di apprendimento, attraverso la produzione di dopamina favorisce nel cervello una maggiore disponibilità ad apprendere. Il gioco favorisce l’apprendimento di competenze e attraverso l'acquisizione di un metodo le mette alla prova. Il gioco favorisce l’apprendimento di saperi, attraverso la partecipazione attiva e la curiosità. Infine a completare la relazione tra gioco e scuola è il fatto che nell’animazione ludica una variabile importante è quella narrativa, in cui gioco e ambientazione si fondono per dare vita a mondi da esplorare, questa fusione può essere funzionale e utile ad un approccio legato alla didattica ludica; si potrebbe, ad esempio, creare un modulo ambientato nel mondo dei pirati, inserendo giochi rompighiaccio, giochi di movimento, giochi di parole, giochi cooperativi, giochi a squadre, giochi di osservazione, giochi di logica, giochi di memoria e tantissimo altro, ognuno pensato per l’acquisizione di competenze o saperi, creando un flusso di attività che possano rispondere ai nostri bisogni educativi e didattici, mettendo sempre l’anima in azione.
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Search-ME - Erickson 6 Didattica ludica
Come tenere la mente attiva combattendo la noia
La scuola è finita ed è finalmente estate. Periodo ricco di gite in montagna e bagni al mare per fuggire dal caldo torrido. Ma per tenere fresca la mente nuotare non basta. E allora cosa c’è di meglio di un buon gioco per ingannare la noia nei momenti di attesa durante le ore più calde? O per passare divertendosi le lunghe serate prima di andare a caccia di stelle cadenti? A proposito: se aveste bisogni di consigli su come guardare il cielo. Ecco allora le nostre proposte per non smettere mai di imparare divertendosi in compagnia. ZOOM Chi avrebbe mai pensato che l’ortografia potesse essere divertente? Di sicuro l’infallibile ispettore Ortografoni che dovrete aiutare a trovare più indizi possibili per scovare tutti assieme i colpevoli dei molti crimini da risolvere. Leggete la trama del caso, visualizzate la scena del crimine, lanciate i dadi, pescate le carte e girate la clessidra: dovrete battere i vostri amici trovando più parole nel minor tempo possibile. Le scene del crimine sono ricchissime di dettagli: dovrete stare attenti a muovervi fra acqua, cappelli, gioielli rubati per risolvere indagini selvagge e non lasciare scampo al colpevole. C'ERA UN PIRATA Per chi sogna il mare ma anche l’avventura cosa c’è di meglio di un gioco sui pirati? Com’è risaputo per essere buoni pirati servono buona memoria e spregiudicatezza: bisogna ricordare i luoghi segreti in cui nascondere i tesori e sapersi muovere velocemente nascondendosi fra isole caraibiche inesplorate. Allena la memoria e diventa uno di loro. Ricordati l’aspetto stravagante dei pirati del gioco e batti tuoi amici sul tempo grazie alla tua memoria di ferro e alla tua velocità nell’accaparrarti le carte giuste prima di loro. Cosa aspetti a salpare con la ciurma? TITTI FRITTI Siete in viaggio o fuori casa e volete viaggiare leggeri? Titti fritti è quello che fa per voi. Piccolo, portatile e semplice da giocare. Dovrete urlare il nome dei simpatici frutti protagonisti del gioco, ma attenti a non farvi distrarre dalle loro facce buffe! La concentrazione è la chiave per vincere le sfide di questo gioco. Lanciate i dadi e prestate attenzione ai colori. Dovrete individuare prima dei vostri amici il frutto giusto e il modo in cui gridare il suo nome prima degli altri partecipanti. Ma occhio a non farvi prendere dalla foga e a non sbagliare. Le risate sono assicurate, vi garantiamo che vorrete riservare sempre un piccolo spazio per avere questo gioco con voi dovunque andiate quest’estate.
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