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I mini gialli dei dettati 2
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Search-ME - Erickson 1 Prerequisiti per l'apprendimento
Potenziare le abilità di base per arrivare pronti alla scuola primaria
Numerose ricerche dimostrano come il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria sia un momento cruciale per gli apprendimenti e lo sviluppo delle capacità di base. È fondamentale osservare il livello di prontezza di fronte a questo grande passo, perché riveste un importante ruolo preventivo nei confronti di abbandoni scolastici e futuri insuccessi. Una valutazione precoce delle competenze di base può aiutare insegnanti ed educatori a riconoscere punti di forza e di debolezza dei bambini, così da programmare interventi didattici volti a sostenere un adeguato sviluppo di abilità e competenze. Possedere un buon livello di readiness nell’infanzia, ossia di “prontezza” cognitiva, permette di affrontare con serenità le sfide dell’apprendimento che si presenteranno nel futuro percorso scolastico. Se in bambini così piccoli si rilevano alcune carenze, per esempio, queste potranno essere affrontate e anche risolte con successo, attraverso compiti mirati all’interno di un programma di potenziamento cognitivo. È quindi importante creare le condizioni perché ciascuno possa sviluppare il proprio potenziale attraverso l’attivazione di contesti in cui ciascun bambino si senta supportato dall’adulto, che con la sua sensibilità dovrà essere in grado di rispondere ai bisogni fisici ed emotivi dei bambini. Si tratta quindi non solo di offrire un ambiente protetto in cui il bambino possa imparare a conoscere sé stesso e gli altri, ma anche di offrire opportunità di esplorazione e apprendimento attraverso la messa in atto di pratiche cognitivamente stimolanti e in grado di fornire supporto emotivo. Nello sviluppo individuale è importante la creazione di un «ponte» che favorisca esperienze condivise e continuità formativa. Il sistema educativo rappresenta il contesto privilegiato per garantire continuità, come ben descritto anche dalle Linee pedagogiche per il sistema integrato Zerosei proposto dal Miur, che intende promuovere la continuità del percorso educativo e scolastico riducendo svantaggi socio-culturali e promuovendo la qualità del percorso formativo complessivo. Il passaggio da una scuola all’altra, scandito dalla conclusione di un ciclo scolastico, rappresenta per l’alunno e per i genitori un momento estremamente delicato, non privo di timori e interrogativi. L’alunno troverà nuove organizzazioni, nuovi ambienti, nuove relazioni, nuovi insegnanti e nuovi compagni di classe: tutti elementi di incertezza che necessitano di supporto e attenzione. Un progetto ben strutturato di potenziamento delle abilità di base consente ai docenti di garantire  continuità,  attraverso  esperienze  di  interazione  didattica di qualità, e agli alunni di essere pronti ad affrontare il futuro percorso senza fratture tra i vari ordini di scuola. Arrivare a scuola «pronti», sia dal punto di vista cognitivo che emotivo, a partecipare attivamente è senz'altro fondamentale per rendere positive le esperienze vissute dai bambini. Il concetto di readiness o «prontezza», ossia l’idoneità del bambino a intraprendere il cammino verso l’alfabetizzazione, è stato introdotto per la prima volta negli anni Venti per poi affermarsi soprattutto in America a partire dagli anni Ottanta. Ad oggi questo concetto assume anche in Italia una visione integrata che possiamo ritrovare nelle Indicazioni Nazionali del 2012, che mettono l’accento su come la continuità, e pertanto la prontezza, si costruisca gradualmente nei primi anni di vita mediante interazione tra le naturali capacità cognitive del bambino e l’ambiente sociale in cui si trova, famiglia e scuola dell’infanzia in particolare. Si tratta in sostanza dell’insieme di abilità, conoscenze e comportamenti che ci si attende che ogni bambino acquisisca ed eserciti per uno sviluppo sano e un sereno percorso di apprendimento. Obiettivo della scuola dell’infanzia è infatti accogliere, promuovere e arricchire l’esperienza vissuta dai bambini in una prospettiva evolutiva. Le attività educative devono dunque offrire occasioni di crescita e devono essere orientate alla promozione del benessere. Nell’ottica della continuità è importante che nel periodo dai tre ai sei anni lo sviluppo di abilità funzionali ai prerequisiti di apprendimento venga sostenuto con proposte didattiche e metodologiche specifiche e coinvolgenti. In questo senso si identificano sei ambiti fondamentali dello sviluppo sui quali è bene lavorare nell’arco del percorso prescolare: 1. Abilità percettive 2. Abilità cognitive e logico-matematiche 3. Abilità linguistiche 4. Imparare a imparare e utilizzo delle funzioni esecutive 5. Competenze socio-emotive e di autoregolazione 6. Sviluppo psico-motorio e benessere generale. Un progetto di potenziamento assume quindi il ruolo di un intervento in grado di favorire lo sviluppo, al meglio delle potenzialità individuali, di una funzione che sta emergendo, fornendo occasioni di apprendimento che stimolano il bambino a imparare e che gli permettano di farlo serenamente nell’arco di tutta la vita. Durante lo svolgimento delle attività non deve essere privilegiato solo l’insegnamento di un concetto, ma soprattutto l’insegnamento delle strategie di apprendimento metacognitive. Obiettivo del potenziamento è infatti quello di lavorare con il bambino sul mantenimento della concentrazione e dell’attenzione; l’acquisizione di nuove conoscenze e abilità, infatti, molto spesso dipende da come i bambini prestano attenzione alle istruzioni che vengono loro date e agli eventi che li circondano. Possono essere utili a questo scopo attività come quelle contenute nel libro “Materiali SR 4-5”, che facciano sentire i bambini e le bambine coinvolti in un gioco stimolante e che allo stesso tempo permettano a insegnanti, educatori e genitori di osservarli e sostenerli nel loro percorso di preparazione all’apprendimento.
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Metodo Montessori e anziani fragili Didattica
La comunità scientifica ha dimostrato come esista una relazione tra il training musicale e le abilità di percezione linguistica
In letteratura numerose evidenze riportano l’esercizio di un’influenza positiva delle esperienze musicali sullo sviluppo della cognizione e del comportamento sociale. Le esperienze musicali sono presenti in numerosi contesti di vita dei bambini, sia in ambito familiare che scolastico. I caregiver sono i primi maestri di musica, cantano per i loro bambini fin da quando sono molto piccoli, li dondolano e li cullano a ritmo di musica, comportamento che spesso esercita una funzione calmante. La musica e le parole condividono una serie di proprietà interessanti, prima tra tutte il fatto che entrambe sembrano essere capacità esclusivamente umane. Ascoltare la musica richiede alcune abilità percettive, tra cui la discriminazione del tono, la memoria uditiva e l’attenzione selettiva al fine di percepire la struttura temporale e armonica della musica, abilità che sono proprie anche dell’ascolto del linguaggio. La percezione metrica delle sequenze uditive svolge un ruolo fondamentale nell’ascolto di pezzi musicali e di suoni linguistici. Entrambe le tipologie di suono si dipanano nel tempo, perciò il ritmo e la periodicità con cui si alternano battiti forti e deboli sono centrali per l’organizzazione sequenziale del suono in entrambi i domini; questi elementi sono noti come «organizzazione metrica» nella musica e «struttura sillabica» nel discorso.  In altri termini il legame tra musica e linguaggio deriva dall’idea che entrambi consistono di unità più piccole, ossia l’alternanza di note nella musica e la combinazione di lettere nella lingua. Queste unità più piccole possono, quindi, essere combinate per formare strutture più complesse, come un brano musicale in un caso o frasi nell’altro. L’esperienza gioca un ruolo chiave nello sviluppo di questa abilità. Alcuni studi volti a valutare le conseguenze neurali delle esperienze musicali informali tipiche della prima infanzia, per esempio cantare in gruppo canzoni per bambini e muoversi a tempo di musica, mostrano che lo svolgimento di queste attività è associato a una migliore elaborazione del suono a livello sia corticale che sottocorticale della via uditiva, abilità fortemente coinvolta nei processi di elaborazione linguistica e nello sviluppo delle abilità linguistiche e comunicative. Risulta esemplare, a proposito dei benefici legati allo svolgimento di attività musicali informali, l’esito di Soundplay, un progetto musicale che ha coinvolto due asili nidi e due scuole dell’infanzia del Regno Unito, rivolto a bambini di età compresa tra i 2 e 4 anni che prevedeva lo svolgimento di workshop musicali nelle classi e la formazione dei docenti. Le valutazioni condotte sulle abilità linguistiche dei bambini all’inizio del progetto e nel corso del suo svolgimento mostrano uno sviluppo delle abilità linguistiche superiore alla media tra quei bambini che erano stati identificati come a rischio di ritardo evolutivo. Al di là di quanto si osserva nei bambini entro i 3 anni, più avanti nello sviluppo la ricezione di una formazione musicale unita alla presenza di buone abilità musicali promuove lo sviluppo delle abilità di literacy, influenzando in particolare lo sviluppo della consapevolezza fonetica e fonologica coinvolte nel processo di lettura.
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Metodo Montessori e anziani fragili Adolescenza
Un romanzo di formazione di Loris Taufer, rivolto agli adolescenti, letto e interpretato in chiave pedagogica da Sara Franch, Ricerca e Sviluppo Erickson
Nel volume “Le radici nascoste – Viaggio filosofico di un adolescente”, definito “un libro ibrido, a metà tra un romanzo di formazione e un saggio di filosofia” (Daniele Benfanti, “Viaggio filosofico di un adolescente. Loris Taufer ritorna sul tema dei giovani”, L’Adige, 25 settembre 2022)l'espediente narrativo è l'incontro tra un adolescente, Leonardo, e un saggio, esperto di filosofia. Molte sono le chiavi di lettura per quest’opera che alterna capitoli filosofici, a capitoli di carattere storico-narrativo. Qui vorrei fornire una lettura pedagogica, e lo farò attraverso alcune parole chiave, alcuni concetti trattati nel libro e che mi sembrano particolarmente rilevanti per la scuola e per i processi di insegnamento ed apprendimento che essa innesca.  Riconoscere di non sapere  Citando Aristotele, il saggio sottolinea come la meraviglia, lo stupore, la curiosità nei confronti delle cose e di ciò che succede siano alla base di ogni atteggiamento di ricerca, e direi anche di apprendimento. Per provare stupore e meraviglia è necessario assumere una distanza dalla realtà, un atteggiamento critico che rende la realtà ‘problema’, questione, davanti alla quale si riconosce di non sapere. La meraviglia è quindi intesa come un atteggiamento di apertura, di ricerca, di disponibilità alla messa in gioco radicale – di sé stessi e del senso comune. Citando Socrate, il saggio dice il sapiente è “chi sa di non sapere, cioè colui che non pretende di essere in possesso, in maniera più o meno dogmatica, di salde certezze sulla vita”. E poi sottolinea, in un passaggio molto bello, la centralità del porsi domande, del non dare tutto per scontato, dell’essere curiosi: sono convinto che l’importante, nella vita, sia saper porsi delle domande; riuscire a formularle nella loro giusta rilevanza, in modo che non venga dato tutto per scontato, in maniera banale e uniforme. Far sì che ciò che accade non scivoli via in modo acritico, come l’acqua piovana che scorre sulle foglie, opporre resistenza, nel senso di sollevare degli interrogativi: questo mi sembra un modo significativo di vivere, esercitando fino in fondo la nostra capacità umana di voler conoscere, di essere curiosi intorno al mondo e alla nostra esistenza (pp. 243-244) Questo atteggiamento, in ambito scolastico, ritengo sia importante sia per studenti e studentesse, ma anche per l’insegnante, che quindi riconosce di non sapere, si interroga, e assume il ruolo di levatrice, che Socrate attribuisce a sé stesso. Come la levatrice aiuta le donne a partorire, così l’insegnante non riempie la testa di studenti e studentesse di nozioni, ma attraverso il dialogo, cerca di stimolarli a indagare, porsi domande, ragionare e riflettere criticamente. Connettere conoscenza e coscienza Una dimensione importante dell’apprendimento è la conoscenza, che secondo il saggio presuppone una dimensione attiva: non è qualcosa che ci cade addosso, ma richiede una dimensione del fare, una prassi. Il saggio illustra come conoscenza e prassi siamo collegate. È importante acquisire e coltivare la conoscenza, la dimensione teoretica, ma è necessario collegarla ad una dimensione pragmatica, relativa all’azione. E poi il saggio fa un ulteriore passo e collega la conoscenza ad una dimensione etica. Conoscenza, prassi e coscienza, nella proposta del saggio, sono quindi strettamente connesse. Facendo riferimento al pensiero di Hanna Arendt, il saggio sottolinea l’importanza del dialogo con sé stessi per sviluppare coscienza e pensiero critico: questo dialogo proprio a partir da sé stessi è ciò che costituisce la nostra coscienza ed è anche essenziale per potersi formare un’opinione personale, non subordinata a verità uniche e metafisiche. Senza quel dialogo e quella coscienza il nostro fare sarebbe qualcosa di irriflesso, obbedirebbe a logiche esterne, a verità rivelate che dovremmo soltanto subire (p. 171) Ritengo che l’insegnante possa creare per i suoi studenti e le sue studentesse spazi di auto-riflessione, di dialogo con sé stessi per aiutarli a sviluppare non solo la propria coscienza ma anche un’opinione personale. Ciò permette di coltivare in loro una resistenza ad accogliere verità uniche, storie uniche, ideologie.  Decentrarsi nella complessità La complessità della realtà richiede la capacità di decentrarsi, tenere assieme le contraddizioni e la pluralità dei punti di vista. Il saggio incoraggia Leonardo a cercare, nelle sue riflessioni, di non mettere al centro solo sé stesso, ma anche i punti di vista degli altri, dell’altro con cui ci si confronta. Lo stimola ad avere un atteggiamento di apertura verso idee che all’apparenza sono in contraddizione tra loro. Attraverso la trattazione del pensiero di Hannah Arendt, illustra poi l’importanza di assumere un atteggiamento attento alle differenze e alla pluralità, che tiene insieme le contraddizioni e rende “più debole la certezza ideologica del proprio punto di vista”: bisogna mettere fra parentesi l’assolutezza delle proprie posizioni ideologiche e riconoscere realmente, e fino in fondo, la diversità delle differenti opinioni politiche. E non solo. Si tratta inoltre di capire che la pluralità è “insita in ogni essere umano” (p. 133) La scuola può giocare un ruolo nello sviluppare in studenti e studentesse un atteggiamento che tiene assieme punti di vista diversi, che non prende subito delle prese di posizione precise, unilaterali, ma mira a cogliere la complessità del reale, la ricchezza che sta nella pluralità dei punti di vista. Questo è fondamentale data la complessità del mondo contemporaneo. Interesse per le questioni del mondo Connessa alla capacità di decentrarsi è il sentirsi responsabili di ciò che accade nel mondo, nella comunità in cui si vive innanzitutto ma anche a livello più ampio, più globale. Il saggio stimola Leonardo a riflettere sulla nostra dimensione politica, sul nostro io sociale che ci caratterizza e completa come esseri umani. Ho trovato molto interessante il passaggio in cui il saggio spiega a Leonardo che per capire che cosa sia la politica è necessario fare i conti innanzitutto con una dimensione prepolitica fatta di sentimenti, emozioni, valori, ideali, sogni, utopie. Lo chiama un substratum, che è alla base del nostro essere e agire come cittadini e cittadine all’interno di una collettività, di una comunità. Il saggio evidenzia sia la dimensione individuale sia quella comunitaria della politica. E ciò rimanda all’etica e alla morale. Secondo il saggio, infatti, “la politica non può fare a meno di intrecciarsi con la dimensione etica”. Mi è piaciuto molto un passaggio in cui il saggio spiega a Leonardo perché è importante per i giovani come lui interessarsi di politica e occuparsi dei problemi degli altri, della collettività di cui fanno parte, sia essa la comunità locale in cui si vive o il mondo intero. Lo fa raccontando l’esperienza dei movimenti del ’68 e degli anni successivi: l’esperienza da me fatta in quegli anni … mi ha lasciato qualcosa di fondamentale: la capacità di indignarsi contro le ingiustizie, senza alcuna stanchezza o rassegnazione, e il senso di responsabilità verso la comunità a cui appartengo e verso il mondo….Per me la politica è fare i conti, in maniera empatica e progettuale, con il destino degli uomini e delle comunità; si caratterizza anche per il suo aspetto utopico da una parte e realistico dall’altra (pp. 133-134) La scuola, attraverso l’educazione alla cittadinanza, impostata come disciplina trasversale, può svolgere un ruolo importante nel coltivare in studenti e studentesse, indignazione di fronte alle ingiustizie, senso di responsabilità, e capacità di agire nelle comunità di appartenenza.  In conclusione, leggendo il libro ho pensato che l’approccio filosofico proposto potrebbe proprio caratterizzare l’insegnamento di tutte le discipline, non soltanto la filosofia. E ho provato a sintetizzare l’approccio in quattro dimensioni: comunità di apprendimento didattica maieutica abilità di pensiero cittadinanza globale Comunità di apprendimento Il saggio crea una relazione con Leonardo, coinvolgendo anche altre persone. Di fatto crea una comunità di apprendimento. La creazione di un clima di classe favorevole e di sostegno, di una comunità, è un prerequisito cruciale dell’apprendimento. Ciò significa creare un ambiente in cui bambine, bambini e adolescenti possano soddisfare i bisogni di appartenenza, accudimento e riconoscimento del proprio valore. Dove si sentano sicuri, accettati, inclusi. Significa anche creare un ambiente sicuro ed equo dove si può discutere liberamente, si può esprimere il proprio pensiero, la propria opinione. Ma dove si riconosce anche che la libertà di parola deve essere temperata dal rispetto per i diritti dell’altro.  Didattica maieutica Il saggio dialoga con Leonardo, lo stimola a mettere in relazione la conoscenza con la sua esperienza. Di fatto mette in atto una didattica maieutica. A scuola è importante adottare pratiche di insegnamento partecipative ed incentrate su chi apprende. Rendere i temi che vengono trattati in classe rilevanti per alunni e alunne e pertinenti alle loro vite. Adottare metodologie che valorizzino l’esperienza e le conoscenze pregresse.Offrire occasioni e strumenti per la riflessione individuale e collettiva in modo che studenti e studentesse esaminino le proprie opinioni, i meccanismi con cui si creano, ma anche i propri valori, le proprie emozioni, i propri sentimenti. Suscitare interesse reciproco e sviluppare la capacità di cogliere i punti di vista degli altri. Facilitare lo sviluppo di capacità discorsive e argomentative. Elementi chiave di una didattica maieutica sono: Indagine: adottare un modello di insegnamento basato sull'indagine, che stimola studenti e studentesse a formulare domande, ad investigare, piuttosto che fornire risposte alle domande dell’insegnante; Dialogo: dare spazio alla discussione, strutturata come dialogo, piuttosto che dibattito. Nel dialogo, l'obiettivo è ascoltare, imparare dal punto di vista degli altri e capire più a fondo. Il dibattito invece tende a polarizzare in quanto si concentra sul dimostrare che si ha ragione e che l'altra persona/gruppo ha torto.  Auto-riflessione: strutturare spazi ed occasioni per assumere ed allenare un atteggiamento riflessivo e autocritico, capace di mettere in discussione le proprie prospettive e posizioni Abilità di pensiero Il saggio stimola Leonardo a fermarsi, a riflettere, ad approfondire, e di fatto tenta di affinare le abilità di pensiero di Leonardo. Dare l’opportunità ad alunni ed alunne di sviluppare abilità di pensiero risulta fondamentale per una scuola che assolve alla funzione di educare. La scuola che insegna a pensare offre ad alunni e alunne l’opportunità di sviluppare ed allenare quattro tipi di pensiero: 1. Il pensiero attento, cioè la capacità di ascoltare in modo concentrato e attento, di valorizzare e apprezzare il contributo di altre persone (dimostrare interesse e sensibilità verso le opinioni, le esperienze ed i valori degli altri); 2. Il pensiero critico, cioè la capacità di porsi domande e interrogarsi, ragionare, collegare, valutare (ricercare significati, ragioni, evidenze, elementi distintivi, giudizi validi); 3. Il pensiero creativo, cioè la capacità di collegare e mettere in relazione concetti e idee, suggerire e immaginare (fare comparazioni, esempi, proporre spiegazioni o idee alternative); 4. Il pensiero collaborativo, cioè la capacità di comunicare, rispondere, supportare e conciliare (costruire sulle idee degli altri, mediare, dare forma a posizioni condivise).  Cittadinanza globale Il saggio stimola Leonardo ad occuparsi di politica, ad interessarsi alle questioni del mondo. Di fatto ad esercitare la cittadinanza. Al centro dell’attenzione della scuola e delle altre realtà educative ci sono persone che stanno crescendo e «imparando a vivere» in un mondo globale, interconnesso e interdipendente. La pandemia da Covid 19 e la guerra in Ucraina ci hanno reso oggi più consapevoli che mai che uno shock o una crisi in una parte del mondo ha ripercussioni dirette ed indirette a livello planetario, sulla vita di persone a migliaia di chilometri di distanza. Il locale e il globale sono intrecciati e i processi globali influenzano tutte le comunità. Tutto ciò suona molto moderno ed attuale. Eppure, più di 50 anni fa, Martin Luther King l'aveva già capito. La Vigilia di Natale del 1967, pochi mesi prima del suo assassinio, disse: “tutta la vita è interconnessa. Siamo tutti presi in una rete ineluttabile di mutualità.... prima che tu finisca di fare colazione al mattino, avrai fatto affidamento su più di metà del mondo”. Ecco, quindi, che capiamo come la nostra vita quotidiana, a partire da un semplice atto come il fare colazione al mattino, sia intrecciata alla vita di persone che vivono a migliaia di km da noi. Di fronte a ciò la scuola ha un ruolo nell’educare alla cittadinanza globale, formando cittadine e cittadini che comprendono le questioni globali, regionali, nazionali e locali e sono consapevoli dell’interazione e interdipendenza dei diversi Paesi e dei diversi popoli. Cittadini e cittadine con una mentalità globale, che sentono di appartenere ad una comune umanità, dimostrano rispetto per le differenze e l’alterità e sono consapevoli dei modi in cui loro e le loro nazioni sono implicati in problemi locali e globali. Cittadini e cittadine che credono nella giustizia sociale, nell’equità e nella sostenibilità e sono disposti ad impegnarsi per costruire relazioni etiche all’interno di comunità a livello locale e globale, salvare e proteggere il pianeta e portare il proprio contributo alla realizzazione di un mondo più equo, giusto e sostenibile.  .me-text ul li { font-size: 22px; line-height: 34px; }
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Metodo Montessori e anziani fragili Didattica
Attraverso il confronto dialettico e il dibattito critico gli studenti della scuola primaria si mettono al centro del loro percorso di apprendimento
La prassi didattica diffusa a livello internazionale con il nome Debate può essere concepita sia come metodologia sia come disciplina. In estrema sintesi, si tratta di un confronto strutturato tra posizioni diverse (pro e contro) su tematiche di carattere curricolare o extracurricolare. Non esiste una definizione univoca di Debate né tantomeno un unico modello o un unico impiego, bensì; una pluralità; di modelli, impieghi e scopi. Tra le possibili definizioni, ecco quella data da Avanguardie Educative: «Confronto dialettico, dibattito critico, fortemente regolamentato, nel quale due squadre sostengono e controbattono un'affermazione o un argomento assegnato ponendosi in un campo (pro) o nell'altro (contro)». Come noto, l'origine della metodologia è riconducibile all'epoca classica, in particolare alla nascita e allo sviluppo della democrazia ateniese: è qui che l'arte del parlare in pubblico sviluppa e consolida il legame con l'esercizio democratico della parola, come espressione personale e civile. Nel contesto scolastico, si configura come una metodologia capace di porre lo studente al centro del proprio percorso di apprendimento, motivandolo alla discussione e alla partecipazione attraverso la ricerca e l'approfondimento, sviluppando competenze di base e competenze trasversali, soft skills. Proprio per la sua flessibilità;, la varietà; di modelli, la pluralità di impieghi, è l'insegnante a determinare quali competenze e abilità; sviluppare attraverso l'impiego della metodologia. La prima scelta fondamentale è stabilire se optare per un modello competitivo o per un modello formativo. Sono numerose le esperienze riguardanti il modello competitivo, documentate e diffuse in modo particolare tra le scuole secondarie di 2° grado. Esiste però anche un modello formativo, pensato e sperimentato all'interno della scuola primaria, che trova nell'attività stessa, e non nella gara, la propria finalità.
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Metodo Montessori e anziani fragili Didattica
Con l’esercizio della discussione e dell’ascolto gli studenti si preparano ad affrontare i problemi della vita reale
Realizzare un dibattito è un vero e proprio compito di realtà: si tratta infatti di una situazione-problema aderente al mondo reale che si concretizza attraverso l’utilizzo delle conoscenze e delle abilità acquisite. La realizzazione di un progetto, lo svolgimento di un dato compito e la produzione di un manufatto sono gli obiettivi dei diversi compiti di realtà.  La preparazione di un discorso logico, argomentato e personalizzato, la capacità di sostenere un discorso pubblico, l’ascolto degli altri al fine di un confronto sono tutti prodotti di un compito autentico. L’attività fa inoltre riferimento a contesti sociali diversificati, perlopiù contemporanei, anche esterni alla pratica didattica e risponde affermativamente e in modo completo alle domande guida per la verifica di un compito di realtà efficace proposte da Elena Vaj (Gentili, 2019): È progettuale, perché nasce da una progettualità intenzionale. È realistico, perché risponde a uno stimolo del mondo circostante e si inserisce in un contesto sociale e reale. È operativo, perché richiede azione precise degli studenti, ha risvolti pratici e operativi, incentiva lo spirito di iniziativa. Offre agli allievi spazi di responsabilità e autonomia, perché in tutte le fasi dell’attività gli studenti sono chiamati a contribuire, lavorare in gruppo, assumere ruoli. È spendibile, perché non è riferito unicamente a una conoscenza astratta ma è un sapere contestualizzato nel vissuto personale e all’esperienza personale e condivisa. È complesso, perché è un’attività che mette in gioco la persona a 360 gradi e mette in gioco molteplici competenze. Necessita di conoscenze e abilità per essere realizzato, poiché è ancorato al percorso didattico, attinge alle discipline, ne sfrutta i contenuti e gli strumenti. È trasversale, infatti anche quando viene utilizzato all’interno di uno specifico contesto didattico non perde mai la natura trasversale e funge da collante tra le varie discipline. È auto-consapevolizzante, perché genera stimoli, motivazioni, spunti di autovalutazione e assunzione di responsabilità. È elaborato socialmente, perché si realizza attraverso la condivisione sociale delle informazioni e delle conoscenze.
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Metodo Montessori e anziani fragili Abilità cognitive
Perché è importante potenziare le abilità dei bambini per prevenire le difficoltà a scuola.
Le difficoltà dei bambini che frequentano la fine della scuola dell’infanzia e i primi anni della scuola primaria sono talvolta attribuite a cause per lo più di tipo educativo-comportamentale, a una facile distraibilità o una particolare irrequietezza dell'alunno: «Non ascolta!», «È disattento!», «È svogliato!», «Potrebbe fare di più... ma non si applica!». Ma di questi comportamenti i bambini sono effettivamente consapevoli? Potrebbero invece essere il risultato di difficoltà specifiche, riguardanti quelle abilità di base che supportano l’apprendimento. Queste abilità si chiamano “funzioni esecutive” e sono definite come quelle abilità cognitive necessarie per programmare, mettere in atto e portare a termine con successo un comportamento finalizzato a uno scopo. Appare evidente che le funzioni esecutive sono il motore di tutte le attività di vita quotidiana che richiedono problem solving, dalla programmazione di una giornata alla preparazione della cartella, ma dall’altra possono diventarne il freno se non correttamente sviluppate fin dall’infanzia. Non è possibile stabilire con certezza quante e quali siano le funzioni esecutive, poiché con questo termine ci si riferisce, non a una singola entità, ma a uninsieme di abilità che lavorano in maniera simultanea. Tuttavia è possibile individuare almeno tre abilità che stanno alla base di tutte le altre:  memoria di lavoro: capacità di memorizzare e manipolare le informazioni; inibizione: capacità di inibire le risposte non adeguate al compito; flessibilità cognitiva: capacità di passare da un compito a un altro; attenzione: capacità che fa da “carburante” al funzionamento di tutte le altre, ossia la capacità di gestire efficacemente le risorse attentive necessarie al raggiungimento di un determinato scopo. Le funzioni esecutive emergono già nel corso del primo anno di vita e maturano fino alla tarda adolescenza, tuttavia, l’età prescolare è un periodo particolarmente critico per il loro sviluppo: la maggior parte dei cambiamenti quantitativi e qualitativi si osserva nel periodo prescolare (3-6 anni). In questa fase si può osservare un aumento nelle capacità di controllo dell’attenzione, flessibilità cognitiva e memoria di lavoro.  Attraverso il gioco alla scuola dell’infanzia ciascun bambino può migliorare, incrementando di volta in volta le sue abilità di attenzione, inibizione e memoria. In questo modo, ogni alunno ha a disposizione tutte le risorse necessarie per apprendere in maniera efficace, a scuola e in generale durante il suo percorso di vita. Poiché la rapida crescita delle funzioni esecutive in età prescolare consente ai bambini di organizzare il proprio pensiero e comportamento con maggiore flessibilità, ridotta impulsività, maggiore autoregolazione e rispetto delle regole, risulta importante intervenire sul loro potenziamento per il successo scolastico. I bambini con un miglior funzionamento esecutivo nella scuola d’infanzia, infatti, otterranno prestazioni migliori in lettura, scrittura e calcolo. Anche l’adattamento nel contesto scolastico è influenzato da un buono sviluppo della capacità di autoregolazione, permettendo un’adeguata modulazione del comportamento degli alunni, ad esempio nell’osservare il rispetto delle regole e le giuste modalità di interazione con i pari e gli insegnanti. Il potenziamento delle funzioni esecutive in età prescolare, dunque, consente di attuare percorsi di prevenzione utili a sostenere lo sviluppo delle funzioni esecutive e di tutte le acquisizioni da queste influenzate e ridurre il rischio di esiti negativi nel passaggio alla scuola primaria e nell’approccio dei primi apprendimenti.
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