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I mini gialli dei dettati 2
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Metodo Montessori e anziani fragili ADHD DOP e altri disturbi del comportamento
Come fissare regole efficaci e adeguate per i bambini con difficoltà comportamentali nella prima infanzia
Le difficoltà comportamentali sono spesso solo un piccolo frammento delle sfide che affrontano giornalmente bambini con disturbi nella regolazione del comportamento, mentre sono più significative le ricadute determinate dalle esperienze negative sulla costruzione di se stessi: percezione di inadeguatezza ed esclusione, bassa autostima, identificazione con ruoli negativi. Fin dalla scuola dell’infanzia le caratteristiche di iperattività, impulsività e disattenzione possono interferire con un sereno adattamento al contesto e creare condizioni di disagio.  La situazione può migliorare però quando il bambino coglie la possibilità di autodeterminarsi in un ambiente sufficientemente fermo e supportivo. La strada maestra per promuovere una crescita armonica è la costruzione di un ambiente inclusivo nel quale ognuno abbia il proprio spazio e possa sentirsi valorizzato con una progettazione personalizzata e calibrata. Naturalmente per poter convivere con sensibilità e caratteri molto diversi all’interno del contesto scolastico è necessario stabilire delle regole.  Ma come fare in modo che queste regole vengano rispettate? Le regole aiutano a ridimensionare il senso di onnipotenza tipico di questa età e forniscono un senso di protezione: i bambini necessitano di sapere quali sono i limiti prestabiliti all’interno dei quali possono muoversi e per loro è importante sentire che l’adulto ha il controllo della situazione. Talvolta però i bambini non rispettano le regole perché non le hanno ancora comprese, altre volte invece perché il comportamento è più veloce del pensiero. Già nel momento in cui le regole vengono stabilite è importante che abbiano determinate caratteristiche per rendere possibile ai bambini capire come rispettarle e agli educatori come farle rispettare.  Le regole dovrebbero quindi essere: chiare e visibili: devono essere comprensibili, espresse in positivo e orientate a comportamenti concreti; poche e monitorate in modo sistematico;  fisse e adeguate: se i limiti cambiano costantemente, il bambino si sente disorientato, così come se non rispondono alle sue esigenze; buone: anche le regole possono avere un’anima, impersonate il valore di ogni regola. Intervenire in ciascuno di questi casi senza farsi sopraffare dalle emozioni del momento può non essere facile, ma vengono in aiuto i consigli degli esperti: Non demordete! A volte dobbiamo avere fiducia e insistere con pazienza, perché i piccoli imparano anche con la ripetizione. Rimanete calmi e fermi! I bambini riconoscono nella forza di volontà dell’adulto un modo per rafforzare la loro. Curate i messaggi non verbali! Monitorate i vostri messaggi non verbali per assicurarvi che la regola arrivi ai bambini in modo chiaro e contenitivo. Siate coesi e coerenti! Confrontatevi all’interno del vostro gruppo di lavoro e stabilite regole condivise.
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Search-ME - Erickson 1 BES
Cosa fare (e non fare) quando un alunno con Disturbo del Comportamento ha una crisi di rabbia
Con il termine «Disturbi del Comportamento» ci riferiamo allacondizione di bambini che mostrano comportamenti aggressivi,difficoltà a regolare le proprie emozioni e scarso rispetto delle regole date dagli insegnanti e dai genitori.Alcuni bambini sviluppano questa sintomatologia a causa diuna mancata regolazione delle emozioni di base, spesso associata a marcate difficoltà nelle capacità attentive; altri tendono amostrare le loro maggiori difficoltà nell’ambito del rispetto delleregole e sono caratterizzati anche da deficit nelle capacità empatiche.Prendersi cura di bambini DOP può essere molto difficile estancante, ma al contempo anche fonte di grande soddisfazione,gioia e affetto nella relazione.  Il bisogno fondamentale che questi bambini ci esprimono è quello di essere valorizzati. Un bambino o una bambina DOP manifesta una crisi di rabbia perché vive le emozioni, soprattutto paura e rabbia, in modo totalizzante. Ad esempio, la paura di non farcela a gestire un compito, o la rabbia derivante da un rifiuto da parte di un compagno, generano emozioni molto intense e gli rendono difficile assumere l’atteggiamento più funzionale per affrontare queste tempeste emotive. Sintonizzare le emozioni Il bambino che ha spesso crisi di rabbia soffre molto in tutti quei momenti di disregolazione. Se riuscisse a regolarsi lo farebbe. Sicuramente, quindi, non lo fa apposta. Provare a sintonizzarsi sulla sua sofferenza può aiutare a mantenere l’autocontrollo necessario ad affrontare la situazione in classe. Come farlo? Provate a pensare a un episodio nella vostra vita in cui siete stati sopraffatti da un’emozione: non avete sofferto? Non avreste voluto semplicemente che qualcuno vi stesse accanto? Dare sfogo all’energia Un’emozione intensa attiva il corpo: è energia che cerca sfogo. Promuovete modalità funzionali di espressione della rabbia, che aiutino a scaricare l’energia: correre sul posto, stringere una pallina antistress, accartocciare uno o più fogli, scarabocchiare liberamente. Saper aspettare Se il bambino è troppo «su di giri» dal punto di vista emotivo sarà inutile cercare di attivare in lui meccanismi di autoregolazione basati su strategie cognitive e dialogo. Sarà utile, piuttosto, lasciare che sfoghi in parte questa energia e, quando sarà più calmo, parlarci e capire le motivazioni della crisi e/o fornire strumenti e indicazioni più «cognitive». Cercare di parlare con lui quando l’emozione è al picco sarebbe come cercare di comunicare da terra con qualcuno che si trova su un aeroplano: potremo urlare o sbraitare quanto vogliamo, ma lui non potrà sentirci. La rabbia non è per sempre Inoltre, ricordate che le emozioni, per quanto intense o prolungate, sono temporanee: non possono durare per sempre. Per come funziona la fisiologia delle emozioni umane, le crisi di rabbia si attenueranno naturalmente in circa cinque-dieci minuti.
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Search-ME - Erickson 2 ADHD DOP e altri disturbi del comportamento
Le caratteristiche di un disturbo che riguarda mediamente il 10% della popolazione studentesca
Il DOP, Disturbo Oppositivo Provocatorio, è un disturbo del comportamento, così come l’ADHD (Deficit di Attenzione e Iperattività), ma a differenza di quest’ultimo, che è inserito nella categoria dei disturbi dello sviluppo, il DOP è stato recentemente classificato come disturbo dirompente (insieme al Disturbo della condotta e al Disturbo di personalità antisociale). Si tratta di un disturbo che, con differenti gradi di severità, riguarda una percentuale significativa di soggetti in età scolare: mediamente 10 alunni ogni 100; emerge di solito precocemente, al punto che alcuni comportamenti già significativi possono essere notati prima dei cinque anni, anche se il periodo in cui il disturbo si manifesta in tutta la sua complessità è quello della scuola secondaria di primo grado. È in questa fase che, oltre alle difficoltà e alle sfide tipiche dell’età, si presentano in modo più evidente le disfunzioni dovute al disturbo e, in parallelo, la limitata capacità di instaurare e mantenere relazioni appaganti, fondamentali per il benessere individuale. Esiste la possibilità che un alunno con DOP, se non correttamente monitorato, in presenza di avversità ambientali e di fattori di sviluppo sfavorevoli, aumenti la frequenza e l’intensità dei suoi comportamenti oppositivi a tal punto da aggravare il suo quadro clinico. In questi casi si possono manifestare comportamenti assimilabili a una forma psicopatologica assai più grave, sia in termini di comportamenti che di esiti/conseguenze. È quindi fondamentale per gli insegnanti conoscere e riconoscere le principali manifestazioni del DOP e impostare tempestivamente interventi adeguati. Le caratteristiche del Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) individuate nel DSM-5. Le principali caratteristiche del Disturbo sono state illustrate nel DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (APA, 2013), facendo riferimento a tre categorie ben distinte. All’interno di ogni categoria sono stati inseriti dei comportamenti chiaramente osservabili. Umore arrabbiato e irritabile si arrabbia; è suscettibile o facilmente irritato dagli altri; è arrabbiato e rancoroso. Comportamenti polemici e condotte di sfida litiga con le persone che rivestono ruoli di autorità o con gli adulti; sfida attivamente o rifiuta di rispettare le richieste o le regole degli adulti; irrita deliberatamente gli altri; accusa gli altri per i propri errori e per il proprio cattivo comportamento. Condotte vendicative assume atteggiamenti vendicativi o dispettosi. Se questi sintomi riguardano alcuni dei vostri alunni, dovete sapere che non basta aver messo in atto uno di questi comportamenti per poter essere definiti alunni con DOP, perché questi agiti oppositivi devono essere presenti spesso, oltremisura e in maniera persistente. Come riconoscere un alunno con DOP in classe A scuola non è difficile individuare gli alunni che presentano spesso comportamenti oppositivi e che tendono a superare il limite: sono i ragazzi che si arrabbiano, litigano, sfidano, irritano, accusano e/o si dimostrano vendicativi non con un singolo insegnante, ma con gli adulti con cui entrano in relazione in più occasioni: durante una verifica, nel corso di un lavoro di gruppo o semplicemente quando vengono interpellati per essere coinvolti attivamente durante una lezione. Le loro risposte negative oltremisura sono chiaramente distinguibili dalle reazioni negative di chi, sebbene dimostri un atteggiamento polemico o irritante, non supera mai i limiti. Si tratta di modalità disfunzionali che modificano sostanzialmente il clima di classe, creando gelo e imbarazzo nei compagni così come nel docente. Non è oltremisura la reazione scocciata dell’alunno che sbuffa, borbotta e magari sussurra qualche insulto perché sorpreso da un docente a guardare il cellulare. È oltremisura invece la reazione del ragazzo che, nella stessa situazione appena descritta, lancia il cellulare in direzione dell'insegnante, lo apostrofa con un’offesa pesante, tira un calcio alla cattedra prima di allontanarsi dall’aula senza permesso In situazioni come queste notiamo la presenza non solo dei principali comportamenti associabili al DOP, ma anche di un certo livello di stress nell’individuo o in coloro che fanno parte del suo contesto sociale, che lo stesso DSM-5 considera elemento fondamentale per la diagnosi del disturbo. Le conseguenze del DOP sul clima di classe Condotte oppositive e provocatorie creano difficoltà sia ai giovani insegnanti poco esperti nella gestione della classe, sia ai docenti più maturi, poiché hanno un forte impatto negativo sul proprio senso di autoefficacia, sul clima della classe e, non ultimo, sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi formativi previsti sia per il gruppo che per il singolo. Non va però dimenticato che anche l’alunno DOP soffre per il suo disturbo: è soggetto a un livello di tensione fisica e psicologica molto alta, manifesta spesso una compromissione della propria capacità di adattamento a 360°, con ripercussioni non solo sul contesto scolastico ma, più in generale, sull’intera area della socialità. Una delle conseguenze negative principali in presenza di DOP è proprio il rifiuto sociale, soprattutto il rifiuto dei pari. Gli alunni DOP non sono leader negativi, ma spesso sono allontanati dai compagni e tendono ad essere isolati a causa del loro disturbo.
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Search-ME - Erickson 3 BES DSA e ADHD
I comportamenti caratteristici dei bambini con difficoltà di autoregolazione
I bambini con difficoltà di autocontrollo possono manifestare comportamenti problema differenti. Quali sono i principali comportamenti problema? Reazioni impulsive che possono essere scambiate per comportamenti aggressivi. Questi bimbi, se provocati da un compagno volontariamente, o più spesso involontariamente, mettono in atto reazioni eccessive e quindi inadeguate rispetto al contesto. Raramente iniziano per primi una lite o un conflitto, di solito reagiscono a commenti o azioni che vivono come provocazioni, indipendentemente dalla volontà di chi ha parlato o agito. Non è corretto definire questi bambini «aggressivi», l’aggettivo che meglio li rappresenta è «altamente reattivi». Russell A. Barkley (2016), nel descrivere il loro comportamento, utilizza il termine «iperreattività», proprio a indicare la tendenza a reagire in maniera esagerata, «irruente». Interventi verbali continui associati a incapacità di rispettare i turni di parola. Questi bimbi parlano in continuazione, fanno domande, considerazioni, interrompono l’interlocutore. I loro interventi risultano non tanto inadeguati nei contenuti, quanto inappropriati nella forma. Genitori e insegnanti dicono del bambino: «I suoi interventi sono interessanti, ma deve capire che non esiste solo lui, ci sono anche gli altri, non è possibile sempre interrompere o inserirsi nel discorso in maniera prepotente». Anche in questo caso «prepotente» non è corretto, renderebbe meglio l’idea l’utilizzo di termini come «travolgente», «impetuoso», «prorompente». Tendenza a spostare continuamente l’attenzione da un punto di interesse all’altro. Questi bambini sembrano presi da mille impegni, a volte incapaci di soffermarsi su un unico compito poiché già incuriositi da quello successivo. Potrebbero apparire distratti, in realtà spesso stupiscono per la loro capacità di gestione simultanea di più azioni. L’insegnante, vedendoli giocherellare con la gomma, cerca di «prenderli in castagna» chiedendo, a sorpresa, di continuare la lettura di un brano: sorprendentemente loro iniziano a leggere dimostrando di «avere il segno». Ovviamente, più sono le attività su cui un bambino divide la propria attenzione, maggiore è la probabilità di non riuscire a gestirle in maniera adeguata. Si definiscono disattenti, ma sono in realtà incapaci di focalizzare l’attenzione. Necessità di muoversi in continuazione, come se avessero dentro un motorino che gira sempre al massimo. Ogni idea che passa loro per la testa si trasforma seduta stante in azione. Questi bimbi, vedendo un nido di vespe appeso a un ramo di pino, in men che non si dica afferrano una pigna e fanno il tiro al bersaglio, senza pensare a cosa potrebbe accadere se colpisse l’obiettivo. La loro iperattività è quasi sempre finalizzata a portare a termine un compito che, ai loro occhi, appare non rinviabile (sia che ci si trovi al parco giochi, a scuola, a tavola o seduti al ristorante nel bel mezzo del pranzo per festeggiare il compleanno della nonna). Quando «si accendono» è veramente molto complicato «spegnerli». Queste difficoltà sono legate a particolari modalità di funzionamento: tuttavia, è sempre bene ricordare che un bambino non è un problema, ma può avere dei problemi, e che nessun bambino è identificabile con le sue difficoltà sebbene possa presentare comportamenti molto difficili da gestire.
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Search-ME - Erickson 4 ADHD DOP e altri disturbi del comportamento
Un’esperienza per tutti i bambini con difficoltà nell’autocontrollo
Oggi anno, la seconda settimana di luglio, accade qualcosa di magico. Un gruppo di folli decide di seguire me e altri quattro visionari in quella che è l’avventura più straordinaria che abbia mai deciso di intraprendere: Oggi anno, la seconda settimana di luglio, accade qualcosa di magico. Un gruppo di folli decide di seguire me e altri quattro visionari in quella che è l’avventura più straordinaria che abbia mai deciso di intraprendere: il campus START. É difficile descrivere a parole questa esperienza, credo che sia l’iniziativa che più di tutte mi ha segnato, quella che mi è entrata in profondità.  Quando ebbi l’idea, ormai sei anni fa, di proporre un’esperienza aperta a bambini con difficoltà nell’autocontrollo, i loro genitori, i loro fratelli e sorelle, non avevo assolutamente idea di che cosa sarebbe accaduto. Non potevo immaginare, nemmeno lontanamente, la forza di condividere una passione così grande con persone meravigliose come i master e i tutor che, ogni anno, offrono il loro tempo e le loro energie per dar vita a questo sogno. Vorrei ringraziarli tutti, vorrei lasciare a loro il palco e spegnere i riflettori che, non sempre meritatamente, puntano solo sulla mia persona.  Il campus non sono io, il campus è una famiglia che si muove, nasce in quei giorni e ha una forza vitale talmente grande da resistere nel tempo. Chi vi ha preso parte sente di essersi legato a qualcosa a cui difficilmente riuscirà a slegarsi.  Il campus ti segna, fonde le tue credenze e le rimodella dando loro nuova forma e nuova luce.  Se entri in contatto così con le famiglie e con i bambini con difficoltà non potrai più fare a meno di di sorridere ripensando a loro volti, di sentirli vicini, di provare quel senso di fragile spavalderia che ti fa sentire orgoglioso di esserci, non di esserci stato.  Se entri in contatto così con le famiglie e con i bambini con difficoltà impari che cosa significhi realmente inclusione. Ho la presunzione di credere che nulla possa avere un effetto così devastante.  Guardate il video che troverete in coda a questo articolo, non fermatevi a pensare chi sono, quale formazione hanno, quali difficoltà presentano, come si chiamano. Guardatene i volti, osservate come si guardano tra loro, come si sfiorano, si abbracciano, si sorridono. Immaginateli guardare questo video come lo state guardando voi ora, e sappiate che i loro occhi brillano.
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Metodo Montessori e anziani fragili ADHD DOP e altri disturbi del comportamento
Quali sono i principali benefici e com’è organizzato un intervento di meditazione orientata alla mindfulness.
Perché utilizzare la mindfulness nell’intervento con bambini con ADHD? Quali sono i benefici della mindfulness nell’ADHD? Qual è l’obiettivo della Meditazione Orientata alla Mindfulness (MOM) nei bambini con ADHD? Quanto dura e come si svolge un intervento di training MOM? Com’è organizzato il setting terapeutico? Come si struttura l’inizio di un percorso di Meditazione Orientatata alla Mindfulness? In cosa consiste il momento di condivisione al termine delle sedute? In cosa consistono gli homeworks?     Perché utilizzare la mindfulness nell’intervento con bambini con ADHD? La mindfulness sostiene l’attenzione in diversi modi: Regolazione dell’attenzione sostenuta, per mantenere la consapevolezza dell’esperienza nel momento presente; Ri-direzione dell’attenzione, per permettere il ritorno dell’attenzione al momento presente dopo una distrazione; Inibizione del processo elaborativo, per evitare di ruminare o rimuginare su pensieri o sentimenti che sono al di fuori del momento presente; Attenzione non direzionata, per migliorare la consapevolezza dell’esperienza presente, non influenzata da ipotesi o aspettative.     Quali sono i benefici della mindfulness nell’ADHD? Gli studi presenti in letteratura hanno riportato benefici dell’utilizzo di tecniche di mindfulness nell’intervento con bambini con ADHD su tre livelli: Livello comportamentale, con maggiore autoregolazione e diminuita impulsività Livello neuropsicologico, con miglioramenti a carico delle funzioni esecutive; Livello cerebrale, con cambiamenti nell’attività dei circuiti fronto-striatali particolarmente implicati negli aspetti comportamentali e psicologici dell’ADHD.     Qual è l’obiettivo della Meditazione Orientata alla Mindfulness (MOM) nei bambini con ADHD? Il training di Meditazione Orientata alla Mindfulness (MOM) per i bambini con ADHD ha come scopo principale quello di offrire un percorso che sia di supporto all’autoregolazione emotiva e comportamentale, all’attenzione, all’autocontrollo e all’impulsività. Più specificatamente, tra gli obiettivi del training MOM in questa tipologia di pazienti troviamo: Aumntare la capacità di attenzione e concentrazione; Accrescere la consapevolezza dei propri pensieri; Migliorare la percezione temporale, la consapevolezza del tempo che scorre, la tolleranza alla frustrazione per gratificazioni non immediate; Promuovere la consapevolezza delle emozioni, delle situazioni attivanti, delle conseguenze delle proprie azioni, sperimentando soluzioni alternative per gestirle; Ridurre l’attivazione psicofisiologica attraverso esercizi di rilassamento e pratiche di consapevolezza del respiro; Aumentare la consapevolezza dello schema corporeo; Favorire le abilità sociali e la condivisione tra pari nel piccolo gruppo; Diminuire il grado di stress in bambini/adolescenti e nei genitori.     Quanto dura e come si svolge un intervento di training MOM? Una caratteristica importante del training MOM è l’aumento graduale del tempo dedicato alla pratica della meditazione: dagli iniziali 6 minuti, si arriva fino a 30 minuti di meditazione. Il training MOM ha una durata complessiva di 8 settimane, con 3 incontri settimanali. Ogni incontro è articolato in una prima fase di meditazione (momento iniziale di focalizzazione sul respiro, successivo momento di esplorazione del corpo, ed un momento di consapevolezza dei propri pensieri e delle emozioni associate) ed una seconda fase di condivisione. Durante il training, ai partecipanti è richiesto di applicare le tecniche anche al di fuori degli incontri, per favorire la generalizzazione e l’utilizzo ecologico delle attitudini mindful. Inoltre, vengono dati degli homeworks, che consistono in diari di meditazione.     Com’è organizzato il setting terapeutico? Il setting adibito alla meditazione deve essere ampio e tranquillo, privo di interferenze e stimoli distraenti. È utile avere a disposizione solo ciò che serve alla meditazione: sedie o cuscini, lavagna, materiali per attività carta e matita, fogli, pastelli, stickers.     Come si struttura l’inizio di un percorso di Meditazione Orientatata alla Mindfulness? All’inizio del percorso, nella prima settimana, è utile presentarsi e far presentare i bambini tra di loro, spiegare e far comprendere cos’è la mindfulness, a cosa può essere utile nella loro vita e come si svolgeranno gli incontri. Successivamente si fissano sulla lavagna le regole, chiedendo ai bambini se hanno qualche altra idea di comportamenti utili e rispettosi da aggiungere. Alcune regole potrebbero essere: gentilezza verso sé stessi e gli altri; alzare la mano per avere la parola; rispetto dei turni conversazionali senza prevaricare gli altri.     In cosa consiste il momento di condivisione al termine delle sedute? Al termine dei 6, 9…30 minuti di meditazione, viene chiesto ai bambini di condividere le esperienze e confrontarsi su ciò che è stato eseguito durante il training. Il trainer spiega ai bambini, ad esempio, l’utilità di farli volare leggeri come bolle d’aria, senza lasciarli in sospeso, senza annullarli o trattenerli, lasciando che attraversino liberamente la mente.     In cosa consistono gli homeworks? Il training MOM prevede alcuni compiti a casa, che vengono assegnati tra una settimana e l’altra ai bambini e consistono in diari di meditazione. Ai partecipanti viene chiesto di riprodurre a casa gli esercizi fatti durante gli incontri settimanali, nella modalità preferita (scrivendo, disegnando o utilizzando simboli), riportando la descrizione di queste attività, segnando ad esempio quale bolla di pensiero prevale, com’era il respiro, ecc. Gli homeworks vengono poi discussi durante il momento di condivisione della settimana successiva. .url-glossario{ z-index: 1000; position: relative; } .cap-glossario{ top: -150px; position: relative; } .url-glossario li, .url-glossario li a {color: #b5161a; font-size: 1.2rem; text-decoration: none; font-weight: bold; } .url-glossario li a:hover {color:#122969; background: rgba(149,165,166,0.2); content: ''; -webkit-transition: -webkit-transform 0.3s; transition: transform 0.3s; -webkit-transform: scaleY(0.618) translateX(-100%); transform: scaleY(0.618) translateX(-100%);}
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