Didattica
L’immagine di una scuola che si apre al territorio non è nuova, si ricollega all’idea di John Dewey che nel 1916, in Democrazia e educazione, scriveva: «la scuola stessa diventa una forma di vita sociale, una comunità in miniatura, una comunità che ha un’interazione continua con altre occasioni di esperienza associata al di fuori delle mura della scuola».
L’obiettivo ultimo della scuola è porre l’alunno e l’alunna al centro del progetto educativo, creando le condizioni ottimali per garantire loro il successo scolastico e la loro piena realizzazione, come persone e come cittadini e cittadine.
Ciò presuppone che una scuola allarghi il proprio orizzonte formativo e operativo al contesto sociale, economico e territoriale, esercitando verso di esso un ruolo attivo e propositivo. Per fare ciò è necessario che la scuola stabilisca un legame biunivoco con il territorio, attingendo da esso in termini culturali e finanziari, e proponendosi, a propria volta, come soggetto in grado di rispondere alle richieste provenienti dal contesto.
Una scuola che interagisce con il territorio è innovativa lungo tre direttrici:
il tempo, che si dilata oltre l’orario scolastico tradizionalmente inteso;
lo spazio dell’insegnamento e quello delle relazioni che si arricchiscono della partecipazione di soggetti molteplici (famiglie, enti locali, enti del terzo settore, aziende, ecc.);
la didattica che, in questa nuova visione, si orienta verso il superamento dei modelli trasmissivi e si apre a scenari di sperimentazione che superano lo spazio fisico dell’aula.
Per quanto riguarda la didattica, l'insegnamento e le esperienze di apprendimento che hanno luogo al di fuori dei confini delle mura dell'aula hanno una serie di benefici per bambine, bambini e adolescenti. Quando ad alunne ed alunni viene chiesto di mettere in pratica "nel mondo reale" ciò che hanno imparato stando seduti in un banco di scuola, il risultato è un'esperienza di apprendimento incentrata su di loro. È un’esperienza che migliora l'apprendimento e promuove lo sviluppo personale e sociale. La ricerca dimostra che bambine, bambini ed adolescenti impegnati in esperienze di apprendimento al di fuori della classe tendono ad avere livelli più alti di motivazione, ricordano i contenuti in modo più vivido, e hanno migliori risultati dal punto di vista dell’apprendimento.
Le esperienze di apprendimento al di fuori della classe sono forme di apprendimento esperienziale (Dewey, 1897). Queste esperienze sono radicate nel semplice principio che "l'esperienza è il miglior insegnante". In questo quadro, l'apprendimento fuori dall'aula è un processo attivo, in cui alunni ed alunne incontrano problemi autentici, costruiscono nuove ipotesi, cercano soluzioni reali e interagiscono con gli altri per dare un senso al mondo che li circonda.
Fuori dalla scuola, alunni ed alunne incontrano il mondo nel suo insieme, nella sua complessità, e quindi l’insegnante, le alunne e gli alunni devono assumere sguardi molteplici, e modalità di interazione diverse, non importa quale paio di "lenti" disciplinari indossi l’insegnante. L'apprendimento esperienziale è infatti intrinsecamente interdisciplinare; l’insegnante di materia umanistica o scientifica si trova quindi costretto a considerare i modi in cui le altre discipline potrebbero arricchire il suo approccio disciplinare al particolare tema, questione o problema incontrato nel territorio.
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