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Collana: Il Margine / Pinova
“Non si spaventi chi legge il numero di pagine di questo romanzo-saggio. Non si annoierà, anzi: sarà sorpreso e si divertirà. Quando sarà arrivato in fondo, potrebbe rammaricarsi di averlo finito. E non smetterà di riflettere.” (Prof. Andrea Canevaro)
Un romanzo-saggio decisamente inusuale, capace di solleticare le certezze di ognuno di noi.
L’autore, con umoristico piglio scientifico, accompagna il lettore a interrogarsi attraverso la storia di Orsola Armida Stecker, una brava assistente sociale che misteriosamente “rinasce”, dopo un lungo periodo di burnout, nel corpo di un famoso orso alpino.
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Prefazione (John Steward Boronin)
Introduzione — Preamboli
Dove appaiono per la prima volta in letteratura tre premesse concatenate. Il numero tre non allude al Trentino, la meravigliosa terra dove il libro è ambientato. È uscito così, quasi per caso
Parte prima — Contorni
Varie considerazioni dalle quali Musil direbbe che «significativamente non si ricava nulla», ma che qui appaiono forse indispensabili
Parte seconda — E venne l’insight Dove si racconta del momento topico in cui si generò l’intuizione trascendentale da cui trae origine il nostro racconto. Nonché del modo in cui tale ipotesi fu valutata per non essere resa di pubblico dominio senza le necessarie verifiche
Parte terza — Belle illusioni
In merito alla necessità di guardare indietro al periodo giovanile di Orsola Armida Stecker, quando si formò da assistente sociale incubando uno stile di pensiero che l’avrebbe resa sofferente di esaurimento nervoso nell’età matura
Parte quarta — Disfacimento
Sezione grigia o dark dove si descrive il tracollo esistenziale della nostra protagonista. Trascinata a fondo dal suo stesso pensiero, Orsola si rifugia orgogliosamente nella sofferenza
Parte quinta — Momentaneo sollievo
Parte chiara o construens dove si documenta la determinazione personale di Orsola nel cercare aiuto e risollevarsi. Due persone illuminate, per non dire due Maestri, la incoraggiano a raddrizzare il suo pensiero e a sperare. Qui il livello di profondità dell’Opera s’innalza fino a diventare un ostico saggio (ma c’è a chi non dispiace)
Parte sesta — Neo welfare
Dove il testimone passa al giovane orso JJ1 il quale, con la baldanza tipica di chi non è ancora vecchio, ben radicato nei fitti boschi trentini ma a volte anche fuori, diventa il primo operatore sociale della storia addetto al welfare forestale
Parte settima — Sconclusioni
Dove con evidente compiacimento l’Autore torna a riflettere sulle sue ottime aspettative iniziali e dichiara ufficialmente che esse furono di gran lunga superiori ai risultati raggiunti
Appendice — Le immagini
Indice dei nomi e dei luoghi
La mente di un’assistente sociale, Orsola Armida Stecker, nel preciso istante del trapasso trasmigra, attraverso una sorta di trapianto psichico, nella mente di un orso nascituro in carne e ossa in quel dei boschi di Spormaggiore, Trentino. I loro spiriti varcano i confini delle rispettive specie e… si fondono assieme!
Di questa incredibile storia non sarebbe tuttavia rimasta memoria se altri due personaggi non avessero frequentato in quei tempi i medesimi, incontaminati ambienti montani. Uno è Luigi, Gigioti, un guardaparco tanto burbero nei modi quanto dotato di robuste capacità di osservazione. L’altro è l’Autore stesso di quest’Opera, amico di lunga data di Orsola Stecker, il quale non ha esitato ad attingere alle proprie competenze professionali e alle letture di una vita per spiegare il mirabile arcano.
Il lettore tra queste pagine troverà dunque un romanzo, o forse un romanzo-saggio, dove si narra quasi scientificamente il mistero della vera storia di Orsola, una brava assistente sociale, e di un famoso orso buono: JJ1.