Uno sguardo alla ricerca italiana sull’inclusione scolastica

Uno sguardo alla ricerca italiana sull’inclusione scolastica

Gli studi di sintesi, come le meta analisi e le systematic review, svolgono il ruolo di accorpare, descrivere e offrire informazioni dettagliate sui trend e sui gap nella ricerca empirica all’interno di un settore o di una determinata tematica, fornendo indicazioni concrete sui principali risultati disponibili e su questioni metodologiche (es. ampiezza dei campioni, popolazioni studiate, metodi più spesso applicati). La letteratura internazionale sull’inclusione scolastica annovera moltissimi studi di sintesi, da cui troppo spesso l’Italia, pur nella sua eccezionalità, resta esclusa. Questi studi rischiano di restituire un’immagine distorta delle politiche sull’inclusione, mettendo in luce quasi esclusivamente i Paesi dove l’inglese è una delle lingue nazionali (es. USA, Gran Bretagna, Canada, Australia, ecc.), e lasciando di fatto in disparte non solo l’esperienza italiana ma anche quella di molti Paesi con una fitta letteratura nella lingua nazionale o con poche opportunità di realizzare progetti di ricerca su questi temi, come i Paesi a medio e basso reddito. Per ovviare a questo enorme problema, ascrivibile a un più ampio discorso sull’egemonia linguistica dell’inglese nella ricerca internazionale e sullo squilibrio economico nella produzione scientifica, abbiamo deciso di condurre un lavoro di systematic review, ampio e dettagliato, sulla ricerca italiana sull’inclusione scolastica, utilizzando una definizione «larga» del termine (ossia associata a un’attenzione alle differenze in senso lato). Questo lavoro comprende la ricerca pubblicata su riviste di fascia A del settore disciplinare MIUR 11/D2 (Didattica e pedagogia speciale) a partire dal 2009, e sintetizza trend e risultati relativi a oltre 200 studi. Come l’inclusione scolastica, anche questo progetto è in continuo divenire, sempre in itinere. Al momento sono stati pubblicati un articolo in formato open access (R. Bellacicco, S. Dell’Anna e F. Marsili, L’inclusione scolastica in Italia, «L’integrazione scolastica e sociale», vol. 21, n. 4, pp. 40-79, gratuitamente scaricabile dal sito della rivista) e un libro (S. Dell’Anna, R. Bellacicco e D. Ianes, Cosa sappiamo dell’inclusione scolastica in Italia?, Trento, Erickson, 2023). Ma il progetto non si ferma: il team è attualmente al lavoro per completare le ultime due annualità e per mettere a disposizione affondi su aree tematiche più circoscritte, come la disabilità.

Proviamo a restituire, in queste pagine, uno spaccato dei risultati emersi per aiutare a intravedere prospettive di sviluppo concrete per il settore e, ci auguriamo, una rinnovata fiducia nella fattibilità di questo ambizioso obiettivo.

Dalle nostre analisi si evidenzia una crescita, pressoché costante, nel numero di articoli a partire dal 2009, con una leggera inflessione dopo il 2017. Sono le riviste di settore (come l’Italian Journal of Special Education for Inclusion e L’Integrazione Scolastica e Sociale) a pubblicare il maggior numero di ricerche sull’inclusione scolastica in Italia. Osservando le tendenze, colpisce l’attenzione rivolta agli aspetti più operativi dell’inclusione: le categorie tematiche più numerose sono infatti quelle che presentano interventi o descrivono prassi scolastiche. Preoccupa, invece, la poca ricerca in materia di esperienze e competenze, in particolare degli alunni, che permetterebbe di mettere in luce le ricadute positive del modello.

È interessante, inoltre, notare che gli studi sono spesso circoscritti al contesto classe, travalicando raramente i suoi confini per concentrarsi anche sull’organizzazione e gestione a livello di scuola, sui servizi territoriali, o sulle politiche a livello provinciale, regionale o nazionale. La scuola primaria e la scuola secondaria di I grado sono i segmenti di istruzione più coinvolti in attività di ricerca, mentre il nido e la formazione professionale rimangono marginali.

Soffermandosi sugli alunni target, ossia l’utenza su cui lo studio pone l’attenzione, si evidenzia una polarizzazione tra gli studi che considerano l’eterogeneità della popolazione scolastica, senza riferirsi a specifiche categorie, e gli studi che al contrario definiscono un focus specifico attorno a una categoria, generalmente nominando quelle riconosciute dalla nostra normativa (disabilità, DSA, BES, stranieri, ecc.). In questi due schieramenti la disabilità emerge come tema di nicchia, che viene preso in considerazione singolarmente da uno studio su sei. Questo dato può essere interpretato sia come un segnale positivo, di un’apertura verso una concettualizzazione dell’inclusione scolastica come riconoscimento, accoglimento e valorizzazione di tutte le differenze individuali, sia come una grave criticità che rischia di appiattire e uniformare le differenze, inglobando la disabilità in un reame indistinto dove le specificità ad essa legate vengono trascurate. Si pone, inoltre, la questione interna alla stessa categoria della disabilità, di fatto già di per sé estremamente eterogenea, anche se spesso non riconosciuta come tale. Nella categoria disabilità compaiono, solo raramente, specifiche tipologie, come la disabilità intellettiva o quella visiva. Sebbene il tema delle barriere e dell’accessibilità accomuni tutti gli alunni con disabilità (e non solo), ciascuna tipologia di disabilità affronta situazioni e si confronta con circostanze specifiche.