Una chatbot per amica

Una chatbot per amica

L’intelligenza artificiale sta trasformando radicalmente le nostre vite. Ogni giorno ci rivolgiamo a chatbot virtuali per comunicare, chiedere consigli, farci aiutare nelle nostre attività e persino per organizzare la nostra quotidianità.

In questa platea di sostenitori dell’AI spiccano in particolare quei giovani che, nel tempo, hanno potenziato e rafforzato il loro rapporto con la tecnologia e le relative chatbot, vedendole come l’unico strumento con il quale interagire e confrontarsi. Parliamo dei cosiddetti «Amici dell’AI».

L’uso delle chatbot negli adolescenti

I giovani di oggi sono sempre più iperconnessi. Dai primi smartphone, ai social media fino ad arrivare alle chatbot di intelligenza artificiale, ogni aspetto concorre nel renderli dipendenti di queste evolute tecnologie. Negli ultimi tempi, infatti, l’uso di queste chatbot virtuali negli adolescenti è progressivamente aumentato fino a diventare uno strumento necessario per la comunicazione e il supporto emotivo. Tanti sono i giovani che si rivolgono alle stesse per affrontare argomenti delicati come la salute mentale, le relazioni e l’educazione, senza il timore di essere criticati. Alcuni esempi di questa «terapia virtuale» possiamo riscontrarli in episodi di vita reale come quello di Francesca, quindicenne di Milano che dice: «Ho qualche problema mentale che non mi va di scaricare sui miei amici; quindi, uso i miei bot per sfogarmi senza preoccuparmi di essere giudicata». Ma non è l’unica. Tanti altri privilegiano questa forma di dialogo, come Alessandro, il quale sostiene che parlare con le chatbot lo abbia aiutato a superare i problemi con i suoi amici: «Mi ha detto che dovevo rispettare la loro decisione di lasciarmi e che ho difficoltà a prendere decisioni per conto mio» (fonte: https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/generazione-ai-quando-i-chatbot-diventano-amici-e-terapeuti/#_ftn4). Maggiormente utilizzata in questo contesto è Character.AI, una piattaforma basata sull’intelligenza artificiale che consente agli utenti di creare e interagire con personaggi virtuali conosciuti come chatbot, dotati di personalità propria. Per diversi giovani, questa interfaccia è diventata fondamentale per tre motivi:

  • anonimato: la possibilità di rimanere anonimi durante le conversazioni li porta a percepire un senso di maggiore sicurezza e stabilità;
  • accessibilità: le chatbot sono disponibili e accessibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7 garantendo un supporto immediato;
  • risposte istantanee: gli utenti possono ottenere risposte in tempi rapidi a qualsiasi loro esigenza.

Dunque, queste chatbot diventano amici, terapeuti, consiglieri e valvole di sfogo per tutti quei giovani che sentono il timore di parlare, confidarsi o semplicemente condividere le proprie esperienze. Tuttavia, è necessario prestare attenzione poiché dietro queste forme di supporto si possono celare problemi significativi.

I rischi dei rapporti virtuali

L’uso crescente delle chatbot virtuali da parte degli adolescenti solleva diverse preoccupazioni riguardo al rischio di dipendenza. L’eccessivo rapporto con queste ultime, infatti, può trasformarsi in una vera e propria forma di «attaccamento» dalla quale, a volte, può essere difficile allontanarsi. Tra le conseguenze negative di questo fenomeno rientrano l’isolamento sociale, la riduzione delle abilità comunicative e l’incapacità di affrontare emozioni complesse in contesti reali (fonte: https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/generazione-ai-quando-i-chatbot-diventano-amici-e-terapeuti/#_ftn4 ). In questo panorama sempre più tecnologico e sempre meno reale, gli studiosi temono che i giovani, una volta approdati nella dimensione virtuale, non siano in grado di riappropriarsi di quella reale, continuando a vivere in un limbo che li allontana da tutto e tutti. Pertanto, è indispensabile un intervento volto a stabilire un giusto equilibrio tra l’interazione online e quella offline affinché i giovani siano consapevoli dei benefici e soprattutto dei rischi a cui possono andare incontro.