In una recente pubblicazione Cottini ci interroga ponendoci la seguente domanda: «Le persone con disabilità si trovano solo ad attraversare gli spazi educativi?» (Emili e Pascoletti, 2021).
A suo parere, occorre prestare la massima attenzione affinché la scuola non cada nella cultura dell’ospitalità — intesa come semplice consenso alla presenza in classe e alle sue attività della persona con disabilità — senza adattamenti del contesto, bensì persegua con forza quella della reale inclusione — intesa come piena partecipazione attiva della persona riconosciuta socialmente nel rispetto della sua identità — prevedendo adattamenti del contesto e delle attività già in fase di programmazione.
Pertanto, come ricorda Canevaro, bisogna rendere competenti i contesti promuovendo dinamiche co-evolutive mediate dalla personalizzazione, dall’individualizzazione e dai principi dell’Universal Design for Learning. All’interno di queste dinamiche e strategie le tecnologie inclusive (TI) e quelle assistive (TA) ricoprono il ruolo di mediatori didattici.
Nello specifico, le TI sono quei prodotti o sistemi tecnologici che contribuiscono a migliorare, aumentare o mantenere le performance dei discenti e a superare eventuali barriere ambientali al fine di promuovere la partecipazione di tutti. Vi rientrano, principalmente, dispositivi mobili, applicativi e software che offrono una molteplicità di strumenti e opzioni (modificare contrasto, spaziature, carattere, layout e di attivare zoom, sintesi vocale, riconoscimento vocale, ecc.) richiamabili solo in caso di necessità. Tali funzioni migliorano la fruizione e favoriscono l’accessibilità di base in un’ottica di riconoscimento delle differenze.
Le TA, nell’accezione data dall’OMS, sono quei prodotti, dispositivi, strumenti (ad es. apparecchi acustici, deambulatori, ausili per la vista e l’udito, protesi, ortesi, dispositivi per favorire la comunicazione in entrata e in uscita, ecc.) sviluppati per mantenere o migliorare il funzionamento e l’autonomia delle persone e promuoverne il benessere favorendo una vita sana, produttiva, indipendente e dignitosa, nonché la partecipazione all’istruzione, al mercato del lavoro e alla vita sociale. Tuttavia, le TA rappresentano delle barriere quando diventano uno stigma e quando non è presente un supporto che accompagni la persona ad acquisire quelle competenze necessarie per un loro utilizzo efficace ed efficiente nelle attività scolastiche ed extrascolastiche. Al fine di caratterizzarle come reali facilitatori, nell’ottica bio-psico-sociale dell’ICF, e di evitarne l’abbandono risulta di fondamentale importanza il coinvolgimento della risorsa compagni, degli insegnanti curricolari, degli educatori e della famiglia; poiché divenire autonomi nel loro utilizzo mirato e strategico necessita spesso di un percorso di progressiva familiarizzazione delle funzioni disponibili e della loro gestione. Tale necessità non deve mai divenire il pretesto che spinge l’alunno fuori dalla classe e genera delle micro-esclusioni. In sintesi, occorre adattare l’ambiente e curare gli aspetti pedagogici e didattici coinvolti nell’incontro e nell’uso delle TA in direzione di una crescente autodeterminazione. A partire dai materiali di studio e dai contenuti erogati che devono essere compatibili con le tecnologie assistive utilizzate dagli studenti. Tenendo sempre a mente che, «quello che è stato costruito pensando alle esigenze di qualcuno può diventare utile per tutti» (Cottini).
Bibliografia
Emili E.A. e Pascoletti S. (2021), Tecnologie e nuovo PEI, Roma, Anicia
Emili E.A. (a cura di) (2023), Costruire ambienti inclusivi, Trento, Erickson