«Teacher, leave the kids alone»: liberare l’autodeterminazione di alunne e alunni

«Teacher, leave the kids alone»: liberare l’autodeterminazione di alunne e alunni

Immagina di entrare in un’aula scolastica e di trovare alunne e alunni che facciano cose diverse, alcuni in piccolo gruppo, altri da sole e da soli. Nel concreto, potresti vedere tre alunne e alunni che finiscono di mettere la cartapesta attorno a un palloncino per realizzare la miniatura del globo terrestre su cui coloreranno i mari con colori diversi in base al loro grado di inquinamento. In contemporanea potresti vedere in un altro angolo della classe quattro alunne sedute a un’isola di banchi impegnate a sintetizzare due pagine del libro di testo facendo una mappa su una lavagna interattiva. Ancora, davanti alla porta aperta dell’aula potrebbero esserci tre banchi singoli dove alcune alunne e alunni svolgono delle attività in autonomia e in silenzio. Uno sta usando su un computer portatile una piattaforma di intelligenza artificiale per scrivere la biografia di Greta Thunberg. Ha di fronte a sé una lista di aspetti da considerare per controllare la veridicità delle informazioni trovate. Un’altra alunna guarda con le cuffie un documentario sui cinghiali che vivono nelle periferie di centri abitati. Una terza sta leggendo un libro seduta a terra. Il docente è seduto alla cattedra e sta parlando con due alunni dando feedback sui testi che hanno prodotto sul loro quaderno. Questa è una tipica situazione di didattica aperta. In questo contesto alunne e alunni si organizzano in autonomia per portare avanti il proprio percorso di apprendimento.

Questa situazione, da un punto di vista metodologico, ha molto in comune con momenti di lavoro libero di stampo montessoriano oppure con quelle ore in cui una classe lavori secondo il piano di lavoro di Freinet. Quello che è comune a questi diversi setting di apprendimento è la libertà che alunne e alunni hanno nell’organizzare il proprio lavoro. Alunne e alunni fanno quindi quello che vogliono, ma tenendo conto di alcuni limiti e di alcune regole concordati. In questi contesti è possibile fare esercizio di libertà all’interno di un ambiente sicuro, dove ciascuno può assumersi la responsabilità per il proprio percorso di apprendimento, ma dove trova anche supporto nel momento in cui la gestione del tempo in autonomia portasse a pause improduttive oppure la scelta del partner con cui lavorare fosse guidata più dall’amicizia che dalla ricerca di sinergie funzionali al lavoro da svolgere.

Un’organizzazione di questo tipo richiede un investimento su un doppio piano di lavoro. In primo luogo, è immaginare ambienti di apprendimento che siano in grado di indicare delle piste di apprendimento senza che vi sia la spiegazione diretta da parte di un insegnante. Sono ambienti con molti materiali a vista, con istruzioni e indicazioni fruibili autonomamente, ad esempio con schede, registrazioni audio o piattaforme digitali. Dall’altro lato, è anche importante prevedere attività che permettano ad alunne e alunni di riflettere sulle scelte che fanno quando possono esercitare autonomia e autodeterminazione. Può essere utile avere con regolarità dei momenti di cerchio in cui ci si confronta su come ognuno tiene in ordine i propri materiali in modo da sapere dove trovarli nel momento in cui se ne abbia bisogno oppure in cui si dialoga su come identificare lo spazio e le modalità più adatte a un lavoro (meglio lavorare da soli o con altri? Meglio lavorare in aula o in corridoio?). In sintesi, si tratta di costruire un’offerta formativa capace di promuovere autodeterminazione: che sappia dare la possibilità di essere autonomi e autodeterminati, ma anche offrire occasioni di sviluppare quelle abilità necessarie ad esserlo.

Il ruolo delle e dei docenti in questo tipo di ambiente si colloca sullo sfondo dell’ambiente di apprendimento, ma resta cruciale. È fondamentale, infatti, il lavoro di progettazione e organizzazione dell’ambiente. Solo con attività e materiali strutturati con chiarezza, alunne e alunni possono muoversi in autonomia. Inoltre, è fondamentale che i docenti abbiano un ruolo attivo mentre le ragazze e i ragazzi lavorano da soli. Da un lato risponderanno alle richieste, dall’altro osserveranno il modo di lavorare di alunne e alunni in modo da potere intervenire nel caso in cui la libertà di scelta diventasse disfunzionale all’apprendimento. Proprio in queste situazioni è importante l’offerta e la proposta di attività metacognitive che aiutino alunni e alunni a conciliare libertà e responsabilità.

L’inizio può essere fatto di piccoli passi, ciò che è determinante è l’intenzionalità che vi si attribuisce e che alunne e alunni possono riconoscere. Anche solo la scelta fra un piccolo numero di consegne da svolgere in autonomia in un tempo limitato di 40 minuti può segnare il principio di un percorso verso l’autodeterminazione, se pensato come una tappa ben accompagnata di un percorso di libertà che andrà nel tempo a crescere.