Le difficoltà dei bambini che frequentano la fine della scuola dell’infanzia e i primi anni della scuola primaria sono talvolta attribuite a cause per lo più di tipo educativo-comportamentale, a una facile distraibilità o una particolare irrequietezza dell'alunno: «Non ascolta!», «È disattento!», «È svogliato!», «Potrebbe fare di più... ma non si applica!».
Ma di questi comportamenti i bambini sono effettivamente consapevoli? Potrebbero invece essere il risultato di difficoltà specifiche, riguardanti quelle abilità di base che supportano l’apprendimento.
Queste abilità si chiamano “funzioni esecutive” e sono definite come quelle abilità cognitive necessarie per programmare, mettere in atto e portare a termine con successo un comportamento finalizzato a uno scopo. Appare evidente che le funzioni esecutive sono il motore di tutte le attività di vita quotidiana che richiedono problem solving, dalla programmazione di una giornata alla preparazione della cartella, ma dall’altra possono diventarne il freno se non correttamente sviluppate fin dall’infanzia.
Non è possibile stabilire con certezza quante e quali siano le funzioni esecutive, poiché con questo termine ci si riferisce, non a una singola entità, ma a uninsieme di abilità che lavorano in maniera simultanea. Tuttavia è possibile individuare almeno tre abilità che stanno alla base di tutte le altre:
- memoria di lavoro: capacità di memorizzare e manipolare le informazioni;
- inibizione: capacità di inibire le risposte non adeguate al compito;
- flessibilità cognitiva: capacità di passare da un compito a un altro;
- attenzione: capacità che fa da “carburante” al funzionamento di tutte le altre, ossia la capacità di gestire efficacemente le risorse attentive necessarie al raggiungimento di un determinato scopo.
Le funzioni esecutive emergono già nel corso del primo anno di vita e maturano fino alla tarda adolescenza, tuttavia, l’età prescolare è un periodo particolarmente critico per il loro sviluppo: la maggior parte dei cambiamenti quantitativi e qualitativi si osserva nel periodo prescolare (3-6 anni). In questa fase si può osservare un aumento nelle capacità di controllo dell’attenzione, flessibilità cognitiva e memoria di lavoro.
Attraverso il gioco alla scuola dell’infanzia ciascun bambino può migliorare, incrementando di volta in volta le sue abilità di attenzione, inibizione e memoria.
In questo modo, ogni alunno ha a disposizione tutte le risorse necessarie per apprendere in maniera efficace, a scuola e in generale durante il suo percorso di vita.
Poiché la rapida crescita delle funzioni esecutive in età prescolare consente ai bambini di organizzare il proprio pensiero e comportamento con maggiore flessibilità, ridotta impulsività, maggiore autoregolazione e rispetto delle regole, risulta importante intervenire sul loro potenziamento per il successo scolastico.
I bambini con un miglior funzionamento esecutivo nella scuola d’infanzia, infatti, otterranno prestazioni migliori in lettura, scrittura e calcolo. Anche l’adattamento nel contesto scolastico è influenzato da un buono sviluppo della capacità di autoregolazione, permettendo un’adeguata modulazione del comportamento degli alunni, ad esempio nell’osservare il rispetto delle regole e le giuste modalità di interazione con i pari e gli insegnanti.
Il potenziamento delle funzioni esecutive in età prescolare, dunque, consente di attuare percorsi di prevenzione utili a sostenere lo sviluppo delle funzioni esecutive e di tutte le acquisizioni da queste influenzate e ridurre il rischio di esiti negativi nel passaggio alla scuola primaria e nell’approccio dei primi apprendimenti.